Ho accettato volentieri il cortese invito della casa editrice Tunué - editori dell'immaginario ad essere ospitato al Comicon di Napoli per raccontare le loro attività di fiera e incontrare i loro autori.
E' stata l'occasione per conoscere e scoprire, artisticamente e umanamente, alcuni autori che non avevo mai accostato approfonditamente.
Nei prossimi giorni posterò una serie di ritratti/recensioni dei vari ospiti dello stand Tunué, oltre agli articoli su altri autori che verranno postati su Fumettologica.
Iniziamo con Tony Sandoval e il suo nuovo volume "Waternakes".
E’ un rinomato paradosso che leggendari maestri
della commedia, immortali dispensatori alle masse della magia della risata,
divenuti essi stessi sinonimo di comico (come Totò o Chaplin) siano stati nella
vita privata invincibili malinconici, cronicamente timidi o amaramente
introspettivi.
Un’antinomia uguale e contraria, interessante
nella misura in cui è spiazzante, illumina la figura di Tony Sandoval.
Se le sue storie, ad una lettura immediata,
colpiscono soprattutto per le ambientazioni cupe, i risvolti inquietanti, le
atmosfere torbide e macabre, la sua personalità è tra le più solari e aperte
del mondo del fumetto. Un vero e proprio compagnone, amante della birra, della
buona tavola e delle lunghe chiacchierate notturne. Un messicano che risiede a
Berlino (mescolanza quanto mai vivace e fascinosa), che mal sopporta
l’invasione tecnologica dei social nelle nostre vite proprio perché ama e cerca
il vero contatto umano. Un autore che si concede senza alcuna distanza ai
propri fan, la cui naturale simpatia esplode in scroscianti risate, che
ritmano spontanemente il torrente di
parole che riversa sull’interlocutore.
Uno dei rari momenti in cui con Sandoval non stiamo ridendo |
Il suo ultimo libro, “Watersnakes”, possiede
tutte le caratteristiche della sua identità autoriale, ormai giostrate con un
controllo narrativo felicemente maturo.
La vicenda, fortemente connotata nelle chiavi
del “diverso” e dell’oscuro, si nutre di numerose e contrastanti suggestioni,
che la rendono intrigante anche a un lettore non di genere.
Tutto è sospeso tra magia e illusione, tra
realtà e proiezione mentale, mantenendo costantemente teso fino alla fine il
filo di una sottile ambiguità interpretativa.
Sandoval si concede anche qualche furbesco
ammiccamento “diabolico” ai suoi lettori, ma sa calare una storia altrimenti
poco avvincente in un contesto di grande forza simbolica. Senza spoilerare,
l’autore mescola con malcelata sprezzatura elementi archetipici del mito
universale (l’acqua come elemento di morte e resurrezione, il contatto vivifico
col mondo dei morti, il sorgere dall’inconscio di potenti figure
mistico-guerriere, l’accesso nel quotidiano ad un regno soprannaturale come
chiave di lettura del cosiddetto mondo reale), dando così profondità e fascino
ad una storia che altrimenti ben poco ci avrebbe attratto.
Oltre alla presa immediata di ingredienti
disturbanti o lascivi, l’interesse che il libro desta è proprio nella capacità
di creare nuove e convincenti variazioni su uno spartito già suonato con
successo.
E la reinterpretazione costante delle propria
ispirazione è il segreto di un autore longevo.
Nessun commento:
Posta un commento