lunedì 31 marzo 2014

COME RAGGIUNGERE IL NIRVANA A SCAMPIA (senza rischiare di reincarnarsi subito)

Considerato il grande apprezzamento che ha ricevuto il primo post che parlava delle mie attività di volontariato e meditazione (lo trovate QUI), ho deciso di raccontarvi anche questa nuova storia sempre fedele alla discrezione dichiarata.
Desidero condividere esperienze che ritengo interessanti non solo per me, non fare proseliti.

Anche perché è tutto gratis.


Quindi, dopo il programma di meditazione all'Istituto dei Sordomuti, abbiamo deciso di andare a Scampia.

Si, avete capito, bene, QUELLA Scampia.
Il teatro, reale, di "Gomorra", per intenderci.
Già so cosa starete pensando: se fosse un videogioco, al prossimo livello ci toccheranno i piduisti, poi i vampiri e i rettiliani.
A riguardo, Daniele Capuano comprensibilmente si rammarica del fatto che Giulio Andreotti sia morto (creando probabilmente un non-luogo, un interregno psichico di dolore e morte, come quello in cui Harry Potter viene torturato da Voldemort), ma almeno non avremmo la fatica di affrontare il mostro di fine livello.



Ci sembrava giusto terminare in bellezza la "Giornata Mondiale della Pace Interiore", che viste le richieste fioccanti come nespole (cit. Aldo Biscardi) dopo il servizio del Tg1, si è tramuta nella "Settimana della Pace itinerante".
Il programma era previsto alle ore 9.30 presso l'Istituto ITIS "Galileo Ferraris", ma ovviamente avevamo deciso di recarci in luogo almeno un'ora prima per allestire e organizzare. 
Sette macchine da Roma e dintorni, sveglia alle 3.30, orario in cui è molto più usuale che vada a dormire.
Per facilitarmi il compito sono andato a dormire, da Roma, ad Anguillara, a casa di amici con i quali condivido la stessa lucidissima follia.
Nelle nebbie delle 4 di mattina sulla Cassia una macchina davanti a noi va a sbattere sul muro interno di un tunnel. Colpo di sonno? Il guidatore miracolosamente illeso opta per la gomma scoppiata.
Molto bene. Segni confortanti.

Raggiunto la condizione di veglia cosciente al quarto caffè in autogrill (prefigurazione terrestre di quello che saranno le penitenze infernali per i peccatori nostrani), incontriamo le altre 6 macchine di amici, oscillanti tra lo stato comatoso e l'ebbrezza delirante (pur essendo tutti astemi).

Arrivati a Scampia l'impatto è stato forte: da un lato sui muri slogan di pace e di speranza, dall'altro per strada la vita scorre normale attorno alle Vele, i famigerati caseggiati senza finestre, centro dello spaccio internazionale. Una bruttezza devastante a livello architettonico.
E' quella è la parte migliore.
Inquietanti anche in pieno giorno.
 Roba che "Silent Hill" in confronto è il Mulino Bianco.

Tutto ciò detto da uno che andava a scuola alla Magliana, avendo il privilegio storico di avere come bulli i figli dei membri veri della Banda (non i manichini stampati sulle magliette per decerebrati).

Eh si, nella vita ho sempre voluto solo il meglio.

Per descrivere le Vele, ecco, diciamo che il Serpentone in confronto sembra Champs- Elysées.

Non ci sono finestre, per i più pudichi degli abitanti ci sono delle pratiche bustone dell'immondizia, a mò di invitante separè.
Le facce sono quelle di "Sin City"
Senza Jessica Alba però.
Ci sono più sgarri in faccia in tre isolati che occhi a mandorla in Mongolia.

A proposito, per gli autori di Long Wei, che hanno ambientato il numero in trasferta da Milano appunto a Corviale a Roma (disegnato con sorprendente versatilità stilistica da Stefano Simeone)...

ma che aspettate, il finale ambientatelo là!
Vi sconsiglio magari di effettuare il tech-scout in loco.
Anche se, come vedrete, io non posso dare lezioni a nessuno.

Poco dopo casa di Sauron, ci attende la scuola, l'ITIS "Galileo Ferraris".

La scuola è davvero il "Raggio di Sole" del quartiere, come viene chiamata a Napoli: una struttura ampia, funzionante, piena di ricerca e fermento civile.
Gli studenti, pur venendo da un ambiente difficile, benché vivaci, sono educati e rispettosi, molto più di quelli di zone facoltose di altre città.
Come già è capitato in altre occasioni, alla fine hanno partecipato più ragazzi del previsto.
 Dopo i primi, prevedibilissimi, commenti goliardici alle prime affermazioni (che io avevo puntualmente profetizzato nel dettaglio, avendo un'età mentale da quinto ginnasio), come l'esperienza ci ha ormai insegnato,  tutti i ragazzi si sono immersi in meditazione silenziosa per lunghi minuti.
Soprattutto, quelli all'inizio più  intemperanti, irriverenti e sboccati.
Eh lo so, sarà conflitto d'interesse, ma devo difendere la categoria.

Tale è stato l'interesse e l'entusiasmo che, dato veramente sorprendente, i ragazzi sono rimasti dopo il termine del programma (erano dunque liberi di andarsene), per ben più di un'ora con noi a meditare.

A Lugano una volta volevano chiamare la polizia.

Visto il grande successo, stiamo cercando di organizzare un corso periodico, ovviamente gratuito nella scuola.


Le bellissime testimonianze sono state raccolte da un servizio di  Rai News.

Avevano intervistato anche a me.
Avevo espresso con saggezza e dignità, con parole alate, il valore universale di questo messaggio sublime.
Un discorso indimenticabile, di cui mi sono sentito molto fiero.
Scandito con la convinzione che le mie parole avrebbero risvegliato migliaia di coscienze col loro suadente potere mantrico.

M'hanno tagliato.

Si sa, la Verità è scomoda.

Ma aspettate. 

Il Bello deve ancora venire...

La scuola, come dicevamo, è terreno neutro, un'oasi di civiltà.

Per cui si, tutto bello, commovente, esperienza indimenticabile...
ma chi ha 15 anni nell'animo vuole un pò di brividi.

Per cui, al termine del corso, con alcuni amici meditanti ci siamo recati direttamente nel cuore delle Vele.

Per meditare.
Da questo potete comprendere quanto fermamente crediamo nell'idea di reincarnazione.

La scena è stata surreale: la zona è off-limits, ci sono vedette che controllano costantemente la situazione dalla finestra.

In questo caso hanno visto arrivare due macchine sconosciute, fuoriuscirne alcune persone in giacca e cravatta che si disponevano in mezzo ai sacchi d'immondizia e i campacci d'erba, tra siringhe e testimonianze concrete di promiscuità en plein air, come se fossero su eleganti tappeti in un ashram sull'Himalaya.
Come già ci è successo altre volte in luoghi malfamati, quando i sospettosi abitanti hanno visto cosa stavamo facendo hanno rinfoderato macheti e katane e non ci hanno detto più nulla, intuendo che stavamo facendo qualcosa di "soprannaturale".


Un giorno vi racconterò bene d'un vis à vis con un ndranghetista in Puglia che non ci voleva far passare nel suo stabilimento per andare in una spiaggia libera.
Dopo alcuni alterchi a base di metafore a sfondo erotico, da me facilmente capovolte (pur rimanendo in un formale aplomb, dandogli del "lei"), mi minacciò con la pistola.
io gli ho sparato delle minacce metafisiche ("tempo tre giorni e pagherai questo affronto, non dormire la notte che tutto può succedere") facendo leva sulla sua probabile superstizione e su una certa presenza di spirito.
Oltre che, scherzi a parte, su quella che Gandhi chiamava satyagraha.

Insomma, l'acqua era un pò fredda, ma trovai un bell'angolo di spiaggia all'ombra, dove terminai uno dei tanti gioiellini di Agatha Christie.
Per una spiaggia libera, non mi sono lamentato.
(Alla fine sti malavitosi, sò na massa de fresconi...
Quasi quasi vendo i diritti a Scorsese, così fa il remake di "Quei Bravi Ragazzi" con Rowan Atkinson e Jim Carrey, quello degli esordi però).


Per finire, lasciando il quartiere abbiamo trovato questa scritta enorme, su una sorta di Porta di Brandeburgo del Nulla:

"QUANDO LA FELICITÁ NON LA VEDI CERCALA DENTRO".





Battuta in 3, 2, 1...no, non era un invito ad andare in galera!

Mamma mia che cinici che siete, non si può nemmeno fare una chiusura poetica...

P.S.

Per le poche anime sensibili che per caso poseranno i loro occhi innocenti su queste deliranti righe:
se volete saperne di più potete scrivere a 
zarganenko@gmail.com


martedì 25 marzo 2014

Il Potere sovversivo della carta



Questo libro sembra scritto apposta per chi come me ha frequentato il mondo dell'auto-produzione fumettistica fino agli inizi degli anni duemila, poi si è eclissato in mille altri percorsi ed è tornato solo da poco più di un anno ad occuparsi dell'arte del fumetto.
Il libro copre, con innegabile dovizia documentaristica, proprio quel buco temporale, andando a ricostruire l'affascinante cosmo clandestino di riviste, fanzine e collettivi artistici dalle cui ceneri ardenti sono poi rinati alcuni dei migliori talenti attualmente in circolazione.

Delle dodici interviste, realizzate da Sara Pavan, ad  alcuni tra i principali esponenti della dimensione indipendente del fumetto italiano recente, ho apprezzato in particolar modo il contributo, molto centrato, di Alessandro Baronciani.
Inutile dire che ho adorato quello di Tuono Pettinato che ricostruisce la storia dei "Superamici", ma qui entriamo nel campo della militanza ideologica.
Con quello di Andrea Bruno, invece, in quello della fede religiosa.
Due autori, diversamente eccezionali, che ho apprezzato fin dalle loro prime pubblicazioni.

Era prevedibile che la storica "Lampi Grevi", che mi vide protagonista accanto a LRNZ, Lucio Villani, Daniele CatalliAlessandro Caroni, Mariachiara Di Giorgio (menzionando solo chi è rimasto nel mondo del fumetto, gli altri ora sono o attori o professori universitari o giornalisti), non fosse menzionata nell'elenco in coda al libro: alla fine ne uscirono soltanto due numeri.
Mi ha fatto molto piacere, dunque, vederla citata nella sua intervista da Giulia Sagramola.
Del resto, sappiamo di non aver perso tempo, ci basta e avanza essere stati tra le fonti d'ispirazione della giovanissima Rita Petruccioli (della quale parleremo prestissimo!)



Ma ben altro colpo ha subito il mio ego (nel senso della tentazione).
Ho apprezzato molto alla fine il dovuto riconoscimento al ruolo di Alberto Choukadarian, collezionista e in un certo modo mecenate contemporaneo, animato da una purissima passione per il medium fumetto (oltreché da una rara gentilezza d'animo).
Confesso che, essendo come ho già detto più volte (ad esempio QUI) per nulla esperto di fumetto, ho letto il libro anche per documentarmi meglio, considerando che mi capita sempre più spesso di scrivere dell'argomento.
Sono dunque scoppiato a ridere, credendo si parlasse di un omonimo, nel leggere l'intervista al gentilissimo Alberto.



Essere citati accanto a critici affermati mentre si legge un libro per documentarsi fa indubbiamente piacere.
Grazie.

In conclusione, un libro che consiglio a chiunque abbia a cuore il futuro, non solo il passato, del fumetto indipendente italiano.
Buona Lettura!

Intervista a Giorgio Pontrelli per #tavolidadisegno su "Fumettologica"


E' con grande piacere che oggi vi propongo uno dei più straordinari reportage della mia carriera.
Un'intervista che dura da un anno, per realizzare la quale sono stato affiancato a più riprese da diversi tenaci collaboratori e collaboratrici (le gentilissime Martina Cestrilli e Stefania Nebularina).
Estrarre dal garbo ironico di Giorgio Pontrelli le risposte alle canoniche domande è un'operazione che metterebbe in crisi i più esperti torturatori dell'Inquisizione Spagnola.
Non ultimo Stefano Simeone, che al mio ennesimo: "Perché non parli?" ha ritenuto opportuno ricreare il celebre aneddoto michelangiolesco, fornendomi di un prezioso strumento maieutico.
Lo vediamo qui contemplare la ricostruzione storica sullo sfondo.

Foto di Stefania Nebularina modificata per motivi estetici (parte bassa del mio corpo)
Eppure proprio per questa allergia alle domande convenzionali, Giorgio è capace di rispondere a domande meramente tecniche raccontando invece la poesia del quotidiano, la bellezza di momenti di sincronia collettiva.

Foto di Martina Cestrilli

Torneremo nei prossimi giorni a parlare di Giorgio, posso solo anticipare che il teatro dell'incontro sarà un tempio del tiramisù.
L'intervista la trovate QUI nella rubrica #tavolidadisegno di Fumettologica!
Buona Lettura!







giovedì 20 marzo 2014

SENZA ALCUNA RETORICA





Solitamente non utilizzo questo canale per parlare delle mie attività di volontariato connesse con la meditazione.
Non perché sia timido a riguardo, affatto.
E' per tre motivi essenziali: non cerco proseliti e non mi sembrerebbe corretto proporre una pubblicità non pertinente; sarebbe disdicevole che un'esperienza per me così importante venisse percepita come spam; sarebbe letale se, peggio ancora, venisse percepita come una fricchettonata New Age.

Ma questa storia ve la voglio raccontare.
Perché mi ha donato fierezza. E commozione.

Domani, 21 marzo, sarà il compimento di un progetto (folle per ambizione, titanico per le pochissime persone coinvolte) a cui mi sono dedicato notte e giorno negli ultimi quattro mesi.
Nato dall'intuizione di un fraterno amico, sviluppato di notte nelle poche ore di tempo libero da un team di nemmeno dieci persone, diffuso gratuitamente attraverso un passaparola internazionale.

Raccolta l'evidenza che il mondo è a pezzi e la scontata verità che "il futuro sono i giovani" etc...
Abbiamo cominciato a sognare.
Invece delle solite retoriche giornate "della pace", "contro il razzismo", "per l'integrazione", che si risolvono sempre in noiose conferenze, talmente insopportabili che sembrano fatte apposta per instillare nei ragazzi l'istinto dell'odio e della violenza, la nostra idea era diversa.
Portare la meditazione nelle scuole di tutto il mondo, come esperienza concreta di pace interiore.

Un progetto folle, praticamente impossibile, essendo pochissimi amici senza alcun finanziamento.

Proprio per questo ci siamo messi subito al lavoro.
In tre abbiamo fatto la brochure, tradotta in innumerevoli lingue, e il sito internazionali.
Pochi altri amici hanno realizzato un video e un power point.
Di giorno siamo andati al lavoro, di notte abbiamo lavorato a questo progetto, dormendo poche ore per mesi.

Abbiamo iniziato l'altro ieri all'Istituto Nazionale dei Sordomuti di Roma, con quattro classi delle elementari.
Non noi, non i docenti, ma i cameramen del Tg1 si sono commossi nel vedere questi bambini esprimere a gesti le loro sensazioni: tradotte dal linguaggio dei segni, le loro parole di pace e amore per tutto il mondo sembravano tratte da discorsi di Martin Luther King o Nelson Mandela.
Bambini di 6-7 anni.

Domani, solo in Italia, circa 20.000 ragazzi in 70 scuole di quasi tutte le regioni parteciperanno.
In Romania più di 30 eventi.
In Cina, almeno 10.000 partecipanti.
In India, è incalcolabile.
Attendiamo i dati dal resto del mondo: dal Brasile alla Mongolia, da New York a Berlino, da Sydney a Londra, dal Nord Africa al Messico.
Anche a Kiev.

Ho il telefono sempre occupato perché mi chiamano di continuo radio e giornali.

Se penso che tutto questo è nato 120 giorni fa, lavorandoci di notte dopo una spaghettata fra amici, mi viene davvero voglia di suonare la grancassa dell'evento.
Ma non ci casco.
Chi è interessato, può contattarmi in privato:
zarganenko@gmail.com

Grazie dell'attenzione

martedì 11 marzo 2014

A casa di Zerocalcare - Intervista su Fumettologica!


La mia battuta preferita di Zerocalcare


Carissimi,
dopo la scorsa settimana che ci ha visti incontrare il grande Bruno Bozzetto (QUI), conversare con il nostro bravissimo amico Werther Dell'Edera (QUI) e affrontare una delle opere più interessanti a mio giudizio del mainstream nostrano (QUI), come vi avevo promesso non vi annoierete.

Abbiamo avuto il grande piacere di essere accolti a casa di Zerocalcare.
Dico grande piacere non perché si tratti dell'autore più venduto e acclamato degli ultimi anni, ma per la grande gentilezza e simpatia di Michele.

Come scrissi già in passato, è davvero esemplare la disponibilità di una persona che a conti fatti, tra consegne, presentazioni, interviste e libri, è più "impicciato" di Obama (senza averne l'imponente staff alle spalle).

L'atmosfera a casa di Zero è davvero familiare, ho riconosciuto sulle pareti, istoriate da infiniti poster e dediche, frammenti di esperienze condivise, di concerti e autori a me cari e noti, tra cui una stampa di un disegno che mi ricordo LRNZ iniziò, con la consueta disinvoltura, sotto i miei occhi.

La foto che mi ha convinto a fare una dieta
E poi, in realtà la casa è il teatro delle celebri strisce del lunedì.
Un pò come entrare nel set di un film famoso.
Non potendo prendere la macchina del tempo per immortalarci sul letto di Little Nemo, la cuccia Snoopy o nel Nautilus de "La Lega degli straordinari gentlemen"... per adesso ci siamo scattati una foto sul celebre divano dove Zero e l'Armadillo riflettono sull'esistenza!;)


Proprio lì dov'è lo struzzo decomposto: ma non la pubblico;)

Sul valore della sua opera, e sulla sterilità delle polemiche che la riguardano, già mi sono espresso QUI, confrontandomi con Andrea Coccia in un dibattito giocoso su Linkiesta, nel quale eravamo tutti e due umanamente dalla parte dell'autore, pur facendo riflessioni diverse sull'impatto del suo successo.

Un enorme grazie a Stefania Nebularina (la cui vivace intelligenza potete vedere all'opera su temi a me cari QUI e QUI) che ha scattato le numerose foto .

La grande serietà

Di tanti link, stavo per dimenticarmi quello dell'intervista su #tavolidadisegno:
eccola QUI

Buona Lettura!

mercoledì 5 marzo 2014

Recensione de "I FIORI DEL MASSACRO" su Linkiesta!




Non riesco a liberarmi da un'antica e condivisa persuasione: su ogni dibattito culturale nostrano
(per tacere dello sconcio spettacolo offerto cotidie della politica) grava come una sempiterna
maledizione il karma del conflitto tra guelfi e ghibellini.
Una tensione alla contrapposizione faziosa e allo schieramento da stadio su qualsiasi questione,
indifferenti alla sostanza del tema, che corrode alla radice la possibilità di un confronto dialettico,anche violento, ma onesto e leale. Ogni qual volta un autore, un artista o una qualsivoglia figura si affranca dalla grigia massa dell'anonimato per emergere in una posizione di visibilità, ad ogni uscita pubblica si instaura il consueto balletto di schermaglie assolutamente prevedibili: da un lato l'orda velenosa di detrattori a priori, dall'altro l'imbarazzante sfida al panegirico da parte di maldestri coreuti.
Un baccano dialettico che seppellisce nel suo rumore ogni voce che provi a muovere critiche
puntuali o ad esprimere argomentato apprezzamento.


Fedele da sempre a questa premessa, l'ho applicata anche nel caso di Roberto Recchioni: mi sono tenuto alla larga dalle sterili polemiche sui dati di vendita di "Orfani" o sulla nuova gestione di Dylan Dog (i cui frutti, come logica vorrebbe, potremmo valutare fra alcuni mesi), decidendo di esprimermi, all'interno della sua vasta produzione, solo sulle opere che incontrano maggiormente i miei gusti e il mio interesse.
Appunto, "La redenzione del samurai" e, il più recente, "I fiori del massacro" sono fra queste.
Due volumi de "Le Storie" Bonelli, in ordine ideale, da lui sceneggiati per i disegni, bellissimi, di Andrea Accardi.

La recensione la trovate QUI!

Buona Lettura!

P.S.
Ho contattato Bruno Bozzetto per un'intervista  a seguito di un'intuizione improvvisa.
Non sapevo che pochi giorni dopo sarebbe ricorso il suo compleanno.
In questo caso, il fumetto è uscito a novembre, il pezzo è pronto da tempo, si decide di pubblicarlo oggi, il giorno dopo la notizia che queste storie diverranno una nuova serie Bonelli (intervista agli autori QUI).
Sincronicità?




martedì 4 marzo 2014

Intervista a WERTHER DELL'EDERA per #tavolidadisegno su FUMETTOLOGICA!



Capitan Harlock visto da Werther: non ho resistito


Dopo il grande onore di conversare con Bruno Bozzetto, continuiamo una settimana ricca di uscite con un'intervista a cui tengo molto.
Per #tavolidadisegno questa settimana abbiamo incontrato Werther Dell'Edera.


Come mi disse una volta Lorenzo Ceccotti, Werther come autore può essere accostato ad una rarissima spezia orientale.
Il fascino delle sue tavole deve molto, non solo, alla sua abilità tecnica ma, a mio giudizio, alla sua vivace sensibilità culturale.
Più che mai nel suo caso, nomen omen.
Un basso continuo di eleganza formale che può essere apprezzato trasversalmente in opere del tutto diverse, da "John Doe" a "Dark Enties" al numero in prossima uscita di "Orfani".



Complice la sua voce profonda, è uno dei più amabili conservatori che conosca.
E sta parlando un logorroico!
 (affermazione di per sé pleonastica).


QUI lo potete ammirare mentre viene acclamato come orgoglio barese su una nota testata di regime (dalle splendide pagine culturali).

 Werther ed io siamo spesso in disaccordo, soprattutto per quello che riguarda le opinioni cinematografiche. Non siamo mai andati al cinema insieme, ma qualora dovessimo farlo porterei quattro guantoni per il dibattito seguente.
 Nondimeno, lo considero tra le persone più intelligenti e competenti, che io conosca, nel mondo del fumetto italiano.
Chiaramente, tirando i fili logici di tali affermazioni ne consegue una dolente introspezione.
E' soprattutto una persona affidabile.
Da mesi custodisce nel suo studio il mio caricabatterie e lo riempie di commoventi attenzioni adottive.
Tra alcuni semestri sarà uno splendido quarantenne (lui, non il caricabatterie).

Considerando che nell'intervista si parla della figura del Golem, data la mia incorruttibile coerenza formale l'intervista stessa è un golem giornalistico.
La prima volta che gli ho posto tali domande molti personaggi dei quali i lettori del mio blog lamentano la scomparsa (da Lou Reed a Califano ad Andreotti) erano ancora in vita.
Poi c'è stato un secondo incontro, immortalato dalle foto splendide di Martina Cestrilli.
E poi, considerando che nel frattempo Werther aveva cambiato look, studio, tavolo e strumenti di lavoro, c'è stata una ulteriore revisione, attraverso un carteggio bollente che un giorno verrà pubblicato a parte in un costosissima edizione dei Meridiani Mondadori.
Vi trovate dunque davanti un testo stratificato come l'Odissea.

Ah, l'intervista eccola QUI!

Buona Lettura!

lunedì 3 marzo 2014

Conversazione con Bruno Bozzetto su FUMETTOLOGICA!







Ringrazierò sempre mio padre per aver alimentato la mia fertile, vorace immaginazione infantile attraverso l'incontro precoce con alcune figure che avrebbero ispirato la mia ricerca intellettuale.
Le poche occasioni in cui sospendeva il suo giudizio sprezzante sul mondo circostante, per invitarmi a porre l'attenzione sui pochi artisti che considerava degni della sua attenzione, sono rimaste come epifanie sconvolgenti della mia formazione.



Ricorderò sempre la prima volta che vidi Dylan, l'icona della poesia e della ribellione artistica: avvolto in un fascinoso turbante mediorientale, la barba da profeta, la voce ispirata e sofferta, circondato da una banda di talentuosi girovaghi, i testi che scorrevano in stampatello sul filmato del concerto di "Hard Rain", mandato a orari improbabili all'interno della benedetta trasmissione "Schegge"



Stessa trasmissione che mi folgorò con l'improvvisa irruzione sullo schermo di una visione che mi avrebbe segnato per sempre, la quintessenza del genio: una cascata di intelligenza beffarda, un delirio di comicità lunare, traboccante di una poesia straniante e al contempo familiare, come se quella voce sgorgasse dalla mia stessa interiorità.
Era fatta. Avevo visto un frammento del "Pinocchio" di Carmelo Bene. A 9 anni.



La terza agnizione (perché  riconoscevo in quella bellezza tutti elementi che sentivo mi appartenevano inconsciamente) fu l'esplosione grottesca e imprevedibile di figure folli e deformi, come rigettate dal calderone di una fantasia inesauribile, un'esplosione creativa che esplorava tutte le gamme del grottesco e del provocatorio.
Un crescendo letteralmente rossiniano di gag, colpi di scena, parodie, sberleffi che culminava in una cupa profezia apocalittica.
Avevo visto "Opera", di Bruno Bozzetto e Guido Manuli.

Il paradigma del genio era ormai strutturato, nei suoi tre aspetti: poesia, ricerca filosofica, ironia geniale.
Il finale in cui sulle note commoventi della "Madame Butterfly",  "Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo dal confine del mare", appare la Statua della Libertà con la maschera antigas in un futuro, nemmen tanto, distopico di apocalisse ecologica, rimarrà per sempre per me la sintesi perfetta di intelligenza, denuncia civile e visionarietà artistica.



Bruno Bozzetto, negli anni '60 (50 anni fa, ricordiamo) è stato il grande pioniere dell'animazione in Italia, un mostro sacro del Novecento.
Ma, francamente, non è per questo che l'adoro.
Le opere di Bozzetto sono state per me la sintesi micidiale della migliore sensibilità critica  di quell'epoca, stemperata dal dono di un umorismo innocente e saggio.
Nelle sue opere era acuto come Ennio Flaiano, ma  disegnava con la libertà di Terry Gilliam.
Quello che Pasolini denunciava con tragica urgenza (l'omologazione culturale, la Nuova Preistoria del consumismo imperante, la mutazione antropologica), Bozzetto lo mostrava col sorriso di chi osserva la realtà con distacco ironico e ne amplifica le potenzialità grottesche.
"Cavallette" per me è la più grande espressione di quello che superficialmente viene definito pessimismo filosofico.


Sembra scritto a quattro mani da Pascal e Schopenhauer.
Se Leopardi fosse stato felice lo avrebbe ideato lui.


Per una serie di divertenti coincidenze, ho avuto il grande piacere di conversare con lui e poter pubblicare la nostra chiacchierata nel giorno del suo compleanno.
E' un sogno poter parlare delle opere che ti hanno fatto riflettere fin da bambino con il loro autore.
Ed è una splendida soddisfazione scoprire che le tue strane teorie tutto sommato avevano un senso.
Tanto per farvi capire, quando quella creatura di nettare e ambrosia che appare sotto le spoglie illusorie di mia moglie decise di trasferirsi in Italia dall'Australia, la prima cosa che gli feci vedere fu "Italia e Europa" del Nostro.



E' una enorme lezione vedere come una leggenda vivente del suo campo, omaggiato dai mostri sacri del suo tempo (come vedrete nell'intervista) come un riferimento, sia una persona così gentile, disponibile, autenticamente umile, pur nella consapevolezza della sua importanza.
Solo l'equilibrio interiore riesce a schiudere le porte della visione profetica.
Che spesso è solo pura intelligenza applicata senza condizionamenti al presente.

L'intervista la trovate QUI

Buona Lettura!

P.S.
ringraziamo come sempre LRNZ che ci ha aperto l'Archivio Ceccotti e ci ha dato preziosissimi consigli per l'intervista!.