sabato 24 dicembre 2016

Appunti su 21 libri interessanti (anzi 24)


  



Care lettrici e care lettori,
chiariamo subito: questa non è una classifica.
Sono appunti volanti su libri che ho letto nel corso dell'anno sui quali ho desiderato, e tuttora desidero, scrivere di più, approfondire, riflettere.
Mi è stato chiesto di stilare per altre testate liste di fine anno, seguendo parametri  più strutturati, criteri di equilibrio e visione ampia del panorama editoriale.
Queste sono libere note sul mio diario virtuale.
Ci sono libri che ritengo fondamentali, altri che segnalo per la loro originalità, altri perché li sto leggendo in questo momento e stanno meritando la mia attenzione.
In realtà quasi ogni giorno vi segnalo libri, dischi, film, mostre, spettacoli teatrali, eventi.
Il nostro umile ruolo è avvistare scintille di luce nelle tenebre.

Basta premesse, ora, procediamo.

Per chi ama riflettere




1) Notas, Nicolas Gomez Davila (Circolo Proudhon) 
   in due volumi
Spesso citato a caso come un banale aforista cinico, Gomez Davila è un raffinato artista del pensiero, rappresentante di quel pensiero reazionario alto, nobile, lontano dalla mia visione socio-politica, ma senza dubbio degno di una ponderata riflessione.



2) Storia di Pi Greco, Pietro Greco (Carocci)
Che belli i libri di divulgazione, che abbattono barriere, svecchiano definizioni, aprono la mente. Questo si inserisce prepotentemente nel benedetto novero.



3) Francis Bacon. Logica della Sensazione, Gilles Deleuze (Quodlibet)
Un testo da rileggere periodicamente, tra le vette della prosa di Deleuze, che trova in Bacon un perfetto fratello artistico. Lontano da certe ridondanze compiaciute del pensiero post-strutturalista, qui si trovano parole pressoché definitive su un artista limite del Novecento.



4) Kojève mon ami, Marco Filoni (Aragno)
Chi scrive non può certo definirsi un amante del pensiero di Hegel. Ma, in un'ideale legame con l'articolo affine dell'anno precedente, senza le lezioni di Kojève non avremmo avuto il brillante corpo a corpo di Bataille con il gigante dell'idealismo moderno (raccolte sempre per Aragno da Massimo Palma in Piccole ricapitolazioni comiche). Marco Filoni è guida esperta e illuminante.



5) Una vita con Cioran, Simone Boué (Scuola di Pitagora)
Se non amiamo l'assertività hegeliana, nemmeno ci esaltiamo per quella eguale e contraria di Cioran, il nichilista professionale, il negatore sistematico. Grande penna, ma per noi limitato pensatore.
Qui appare nel suo volto intimo, toccante, autentico.
Rivelatore.


Per chi è in ricerca




1) Dal naufragio di Europa, Ezra Pound (Neri Pozza)
Benché Pasolini prima e Cacciari poi abbiano imposto la visione ardente e apocalittica di Pound all'attenzione dell'intellighenzia di sinistra, purtroppo il suo cognome evoca ancora imbecilli rasati e complottardi decerebrati. Invece, è una delle più grandi menti letterarie del Novecento. Qui si raccolgono pagine di bellezza travolgente.
Leggetelo, strappate la sua grandezza dalle grinfie degli idioti.


2) La filosofia del culto, Pavel Florenskij (sanpaolo)
Florenskij ci ha cambiato la vita, da quasi vent'anni.
E continuiamo a scoprire sapienza e bellezza in quel giacimento filocalico che è la sua opera immensa.
Ogni pagina, un'epifania.


3) Il cacciatore celeste, Roberto Calasso (Adelphi)
Ennesimo libro di Calasso, ennesima tappa obbligatoria per chi sa cercare fuori dagli schemi.
Al di là del godimento squisitamente estetico della prosa dotta e raffinata, lo sguardo al di là del tempo e dello spazio di Calasso riesce a illuminare il presente recuperando con magistrale perizia filologica le pagine più affascinanti del passato.
Come le Metamorfosi di Ovidio.
4) Il silenzio della mente, Ramesh Manocha (La Cultura della Madre)
Prendete questo libro e inchiodate alla lettura tutti gli spocchiosi razionalisti che deridono le pratiche meditative. Uno studioso di alto livello, studi rigorosi, risultati innegabili.
I dogmi del materialismo mostrati nella loro miseria di specchio negativo di quelli religiosi.
Fuori dai dogmi, aria fresca nel cervello.
Leggetelo e vivete una vita migliore.


5) Essere o Vivere, Francois Jullien (Feltrinelli)
Anche qui siamo in quell'area intellettuale dove l'intelligenza snobba le etichette, conosce e compara, apprezza e comprende diversità, sfumature, variazioni, convergenze.
In un momento di scontro fra civiltà, questo confronto tra Oriente e Occidente in venti contrasti (venti occasioni di dialogo) andrebbe studiato a scuola.

Per il piacere della lettura


1) L'armonia segreta, Geraldine Brooks (Neri Pozza)
Feroce e alata narrazione sullo splendore di Re David: raccontato dal suo profeta, dilaniato dal proprio dono, diviso tra sdegno per l'ingiustizia e consapevolezza della volontà divina.
Potente e coraggioso.


2) Atlante dei paesi sognati, Dominique Lanni (Bompiani)
Idea incantevole: tracciare le mappe dei luoghi immaginari (o vagheggiati) della storia della letteratura mondiale. Da Esiodo a Marco Polo, e ben oltre.
Per amanti del viaggio e del sogno.


3)  Des mois, Tommaso Landolfi (Adelphi)
Di Landolfi leggeremmo pure la lista della spesa, convinti di scoprirci un acrostico occulto in terza rima. Riflessioni libere, intuizioni improvvise, appunti volanti, note quotidiane: il laboratorio di un maestro di stile, le confessioni di un pensatore tormentato.


4) La forma fragile del silenzio, Fabio Ivan Pigola (Edizioni della Sera)
Difficile per noi esaltarci con la letteratura italiana contemporanea.
Ci siamo fidati però delle Edizioni della Sera, sempre attente a scovare gemme nascoste.
Non ci siamo pentiti.





5) Legami Feroci, Vivian Gornick (Bompiani)
Un'autobiografia emotiva in forma di racconto, un'educazione sentimentale in forma di confessione.
Una scrittrice esperta affila le sue armi per il confronto con la sua vita ed i suoi affetti, in primo luogo la figura adorata e ingombrante della madre.
Da leggere soprattutto per la scrittura appassionata, spietata, vibrante.

Per chi ama i fumetti


1) Dieci elegie per un osso buco, Leila Marzocchi/ Pinko Zeman (Coconino)
Lo so, è uscito un anno fa.
Ma è comunque uno dei fumetti migliori degli ultimi due anni.
Solo per il titolo meriterebbe la candidatura al Premio Strega.



2) Storie di un'attesa, Sergio Algozzino (Tunué)
Giocato su piani diversi di narrazione, incastrati con eleganza, il libro di Algozzino offre una notevole prova di controllo formale. L'intreccio seduce e rivela, come narrazione riuscita deve fare. Colto e misurato.




3) Glenn Gould - una vita fuori dal tempo Sandrine Revel (Bao publishing)
Un omaggio a fumetti non convenzionale, composto di ipnotici silenzi, malinconica introspezione, improvvisi invasamenti, puntuali richiami biografici, a una delle figure più carismatiche dell'Arte del Novecento.
Era facile scivolare nella retorica, nel trionfalismo, nella caricatura agiografica.
Trappole evitate con rigore ed eleganza.



4) La repubblica del catch, Nicolas de Crecy (Eris)
Grottesco, brillante, originale: che gran fumetto!



5) Mezolith, Ben Haggarty/Adam Brockbank (Diabolo)
Incubi ancestrali, traumatiche iniziazioni, simboli a profusione, furia e innocenza.
Mentre lo abbiamo letto, ci siamo sorpresi a fare il tifo.


Ed ecco tre libri fuori definizione


-  My Generation, Igort (Chiarelettere)
Igort dovrebbe essere dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
Il pregio minore del libro è che è scritto benissimo.
Si tratta di un documento di straordinario interesse: anni cruciali del recente passato, raccontati da un testimone (e protagonista) d'eccezione.




- Tagliare le nuvole col naso, Elle Frances Sanders (Marcos y Marcos)
Dopo il successo di Lost in Translation, ecco il proseguimento del discorso interculturale dell'autrice, sempre con la traduzione impeccabile di Ilaria Piperno.
Un viaggio nei modi di dire di tutto il mondo, alla ricerca della sapienza popolare, geniale a tutte le latitudini.
Un talismano contro l'ignoranza.





- Vita con Lloyd, Simone Tempia (Rizzoli Lizard)
Un'oasi di umorismo garbato in un deserto di urla e volgarità.


Buone Feste!


martedì 20 dicembre 2016

TUTTI GLI ARTICOLI DI OTTOBRE E NOVEMBRE





Pico della Mirandola, protettore dei bibliofagi
Care lettrici e cari lettori,
prima del grande riassunto annuale, ecco l'ultimo blocco bimestrale di articoli pubblicati su varie testate.

Ad Ottobre abbiamo pubblicato:

Su DATE*HUB
- la nostra recensione del giocone di Gipi, Bruti QUI

Su FUMETTOLOGICA 
- le nostre riflessioni sul volume Einaudi La Rabbia QUI

Mentre ricevo l'iniziazione bruta da Gipi
Su REPUBBLICA XL

- le nostre argomentazioni a favore del Nobel a Dylan QUI
- la nostra intervista a Peter Murphy dei Bauhaus QUI
- il nostro incontro con Elio QUI
Elio e il sottoscritto in una gara di bellezza
Su il Blog de Il Fatto Quotidiano
- abbiamo parlato della sindaca di Barcellona Ada Colau QUI


Su spezzandolemanettedellamente:
- abbiamo parlato dell'evento allo Spazio Cima su Anna Magnani QUI
- abbiamo confrontato le figure della Dea Laskhmi e della Venere botticelliana QUI


Nel mese di Novembre, invece abbiamo pubblicato:
Su FUMETTOLOGICA
- l'intervista collettiva sugli stereotipi sessisti QUI
- la recensione del Golem di Artibani e Dell'Edera QUI
- la recensione di The Passenger di Rizzo e Bonaccorso QUI



Su REPUBBLICA XL
- il nostro commosso tributo a Leonard Cohen QUI


Su Minima&Moralia ben quattro conversazioni:
- con Giovanna Marini QUI
- con Elena Arvigo QUI
- con Teho Teardo e MP5 QUI
- con Lauren Groff QUI

Sul Blog de Il Fatto Quotidiano
- abbiamo parlato di Robert Darnton QUI
- la doppia recensione sui due ultimi audiolibri di Paolo Poli QUI


Su spezzandolemanettedellamente
- abbiamo parlato di Feng Shui QUI
- abbiamo recensito lo spettacolo di maicol&mirco QUI
- abbiamo invitato all'esplorazione dell'universo femminile in Shakespeare QUI



A presto per nuove letture!



martedì 13 dicembre 2016

L'attualità de "Il rinoceronte" di Ionesco al Teatro India


Eugène Ionesco non è solo La Cantatrice Calva, un testo di straordinaria intelligenza introspettiva a cui l'abusata etichetta di Teatro dell'Assurdo appare insopportabilmente stretta: come sentenziò genialmente Giovanni Casoli, ben lungi da una parodia satirica della vita borghese, in essa riconosciamo "la più grande tragedia del Novecento".
In anticipo su Antonioni (il dramma dell'incomunicabilità), su Lynch (l'inquietudine del grottesco nel quotidiano), su tutta la rivolta antiborghese degli anni '60 e '70 (pensiamo ai brani più provocatori di Zappa o agli sketch più arditi dei Monty Python), Ionesco ha messo in scena il Nulla dell'esistenza contemporanea, ritmata da falsi rituali svuotati di senso (come nella prima pagina dell'Ulisse di Joyce), convenzioni formali assassine del vero (in questo vicino a Camus), l'insignificanza del labirinto linguistico (ben prima degli strutturalisti).
L'apparente ghigno di Ionesco è, per noi, superiore alla desolazione infinita (e a tratti compiaciuta) di Beckett.
In lui, c'è la memoria di una luce spirituale, di una conoscenza smarrita, un profondo senso di Caduta, più gnostico che esistenzialista.
Ne è conferma l'interessantissimo diario degli anni della maturità La Ricerca Intermittente, in cui fin dal titolo Ionesco si dichiara autore lontano dalle certezze nichilistiche di Beckett, in grado di mettere costantemente in discussione il proprio percorso: accanto al Pater Noster figurano nel libro aforismi degni del Cioran più nero.
Ecco, Ionesco appare, a volte, l'aureo equilibrio (in bilico tra scetticismo della ragione e intuizione spirituale) fra gli altri due geniali romeni padroni della lingua francese, il custode sapiente della Tradizione Mircea Eliade e il cupo negatore d'ogni senso Emil Cioran.

Tutto ciò si ritrova ne Il rinoceronte, per Ionesco, come per il grande contemporaneo Camus fu La Peste, esso è l'irruzione dell'assurdo nell'esistenza.
Se nel capolavoro di Camus l'attenzione è volta alla pietà umana, al dialogo (im)possibile tra Fede e Ragione, superato leopardianamente nella comune resistenza al Male, Ionesco gioca ancora la carta del grottesco, dell'iperbole comicamente tragica, in cui l'apparente incrinatura della normalità sociale assume progressivamente i caratteri apocalittici di una inesorabile distruzione.
In tempi in cui l'attualità politica contrappone uno stantìo gattopardismo di regime al crescere rabbioso di forme di populismo difficilmente controllabili, crediamo che la visione "assurda" di Ionesco sia più puntuale e illuminante per interpretare il reale rispetto alle analisi spocchiose e sterili degli opinionisti di professione.

Una vetta del Teatro del Novecento su cui promettiamo di tornare con maggiore profondità.
Per ora, ci limitiamo a segnalare che stasera 13 Dicembre al Teatro India di Roma sarà possibile seguire il progetto Domino, ideato e realizzato dai giovani registi Irene Di Lelio e Manuel Capraro.
Le produzioni sono due e indipendenti: Fabrizio, scritto e diretto da Manuel Capraro, con Antonello Azzarone, ed appunto Il rinoceronte, per la traduzione di Giorgio Buridan e la regia Irene Di Lelio, con Gabriele Abis, Antonello Azzarone, Giulia Carpaneto, Luca Mazzamurro, Lorenzo Tolusso.
Buona Visione.

sabato 10 dicembre 2016

TUTTI GLI ARTICOLI DI AGOSTO E SETTEMBRE


Care lettrici, cari lettori,
dopo aver mantenuto un ritmo di quasi un articolo pubblicato ogni due giorni nei mesi precedenti, ad Agosto, per una volta, ci siamo conformati al sentire comune, rallentando di molto il ritmo consueto (ripreso immancabilmente ad estate conclusa).

Su Il Fatto Blog abbiamo parlato dei due romanzi I Misteri di Montecitorio di Ettore Socci  e Casta diva di Girolamo Rovetta QUI


Su minima&moralia del grande omaggio a William Blake organizzato dall'associazione InnerPeace QUI 
                                             

Su spezzandolemanettedellamente
- l'omologo articolo dei mesi precedenti  QUI
- abbiamo parlato degli Area e dei Genesis QUI
- abbiamo parlato di diversi aspetti dell'archetipo della Grande Madre QUI

                                        
- abbiamo proposto una riflessione sui racconti di Carlo Sperduti QUI
- abbiamo affrontato l'adattamento pirandelliano di Lorenzo Bianchi QUI


 A Settembre, mese "del ripensamento sugli anni e sull'età", abbiamo invece pubblicato:


Su DATE*HUB  il nostro paradossale resoconto della mostra su Barbie QUI


Su La Repubblica XL abbiamo raccontato le nostre impressioni sulla biografia di Kim Gordon QUI


Su Fumettologica:
- la recensione dello spettacolo di Monster Allergy QUI
- uno sguardo sull'interessante debutto di Adam Tempesta QUI
- un commento al volume Volti di Barbato e Cavallerin QUI


Su Il Fatto Quotidiano blog:
- abbiamo parlato di C.S. Lewis e Tolkien QUI
- abbiamo esplorato il mistero del Teatro giapponese, con la guida di Pound QUI


Su minima&moralia:
la conversazione sul mistero della morte di Pasolini con Grieco, Benedetti e Giovannetti QUI                                           

- la conversazione con Paco Ignacìo Taibo II QUI


Su spezzandolemanettedellamente:
- abbiamo parlato del fumetto su Aldo Manuzio QUI
- abbiamo segnalato le pagine di Einstein su Lucrezio QUI

Molto presto pubblicheremo il riassunto dei due mesi successivi!

domenica 27 novembre 2016

L'IMMAGINE FEMMINILE IN SHAKESPEARE secondo Paolo Randazzo


Nell'anno del 400esimo anniversario della scomparsa di William Shakespeare, il Bardo sapiente il cui nome è sinonimo di Teatro occidentale nella modernità, innumerevoli sono gli eventi, le commemorazioni, le pubblicazioni in tributo, ciascuna dedicata ad esplorare un differente aspetto della sua imponente produzione.
Nel vasto novero di saggi e riflessioni che abbiamo incontrato, sicuramente salutiamo la pubblicazione in italiano (Superbeat) del racconto biografico del grande Peter Ackroyd, una gemma pressoché obbligatoria, come un evento festoso.


Tra le pubblicazioni in italiano, ci ha particolarmente colpito L'immagine femminile in Shakespeare di Paolo Randazzo (Edizioni Terre Sommerse), forse perché affronta con puntuale preparazione uno degli aspetti per noi cruciali e più affascinanti della storia dell'arte: i diversi volti dell'Eterno Femminino.
Già avevamo affrontato la declinazione shakesperiana del tema su queste colonne, commentando lo spettacolo Shakespeare's Women QUI e intervistandone i protagonisti del Theatre of Eternal Values QUI


Un tema insidioso, dai molti risvolti contraddittori e ingannevoli, alle cui trappole Randazzo sfugge grazie ad una meticolosa ricostruzione delle fonti.
Il libro è di grande interesse in primo luogo dal punto di vista filologico, non solo perché sottolinea il dato (ben noto) delle fonti italiane del Bardo (Matteo Bandello in primis), ma perché offre un agile confronto tra queste e l'elaborazione shakesperiana.
In questo modo, emerge la grande abilità del drammaturgo inglese di trasfigurare e rendere immortali storie precedentemente smarrite, destinate all'oblìo, il dono di saper estrarre il valore archetipico dal ritmo incessante e invariato delle vicende umane, cogliendo gli spunti più vividi e i "correlativi oggettivi" (per citare uno dei suoi grandi studiosi, T.S.Eliot) nelle infinite variazioni della "gran commedia del mondo".
Ecco, T.S.Eliot appunto rimarcava come l'opera di Dante fosse più universale, ma in Shakespeare ci fosse più varietà.

                                 

E questa varietà, ambigua, contraddittoria, sfuggente, animata da violenti contrasti eppure che appare perfettamente armoniosa ad uno sguardo superiore e panoramico, questi volti cangianti del diamante shakespeariano, e i conseguenti giochi di specchio che essi creano, tutto ciò è la materia della trattazione di Paolo Randazzo.
L'autore, nei capitoli dedicati alle differenti eroine tragiche (Desdemona, Giulietta, Ofelia, Lady Macbeth), insiste su un punto: la grande ribellione culturale messa in scena dal Bardo, nei confronti della grettezza di un cosmo sociale ancorato a vetusti condizionamenti ormai marci, un golfo fuori dal tempo le cui acque stavano tristemente ristagnando (acque in cui, per altro, egli sapeva navigare benissimo).
Shakespeare contemporaneo (forse amico?) di Giordano Bruno, megafono (o maschera come ipotizzato?) di Bacone?
Tesi affascinante, è innegabile.
Noi ricordiamo le parole colme di saggio umorismo del maestro Shri Mataji Nirmala Devi, che in una conversazione privata disse che Shakespeare aveva avuto il ruolo di "esporre la futilità dell'insensatezza delle azioni umane". Pensiamo all'inazione di Amleto che è con tragica ironia fonte di strage, all'attaccamento folle di Romeo e Giulietta che induce al suicidio di entrambi, alla furia ottusa di Macbeth manipolato dalla sua shakti capovolta, alla cecità di Re Lear che premia l'ingiustizia e sprezza l'onestà, perdendo tutto...e potremmo continuare.
Un filo di sapienza eterna che lega Shakespeare a Omero e Dante, prima, e a Blake e Tagore dopo.
Lo sappiamo, è chiaro: c'è anche gloria, virtù, amore puro, eroismo, letizia nelle pagine immortali, immerse nel sogno, alate d'innocenza, ebbre di innamoramento delle commedie.
C'è la follia illuminata di Mercuzio, la beffarda rivelazione del Fool, la conversione e il tradimento, la vendetta e il perdono, il rancore e la santità.
Il tutto testimoniato col calmo sorriso del Sakshi.
C'è tutto, in Shakespeare, il respiro della Bhagavad Gita accennato in una battuta giocosa e definitiva: "Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti".
Come vi piace.
Per l'appunto.

                                            
                                                       
Concludiamo con una riflessione di Randazzo su Shakespeare che ci sembra possa riassumere (e invitare il lettore ad approfondire) la ricchezza dei significati del volume: "Tutto ciò che egli toccò divenne assolutamente nuovo e originale, egli fece affiorare indimenticabili immagini femminili che, nel bene e nel male, sono la mimesis della realtà più vera e profonda della donna. Inoltre rappresentò il rapporto uomo-donna facendo risuonare corde profonde che normalmente vengono paralizzare dal pensiero occidentale fondato sulla ragione".