Questa non è una classifica.
Questa non è una lista di fine anno.
Non ci sono premi, non ci sono medaglie, non ci sono voti.
Questi sono libri che mi hanno particolarmente colpito in un anno di letture molteplici, forsennate e bizzarramente eterogenee.
Mi sembra il minimo tributo accennarne i motivi di interesse.
- Morte ai vecchi, Franco "Bifo" Berardi e Massimiliano Geraci, Baldini&Castoldi
Non lasciatevi ingannare dal titolo.
C'è molto di più di uno scontro generazionale.
Si tratta di un libro autenticamente postmoderno, nel senso più alto e consapevole: niente citazionismo sterile alla deriva, niente plagi spacciati per omaggi, niente idee copiate con la scusa della rielaborazione.
Nessuna confusione tra archetipi e stereotipi.
Un libro di profonda intelligenza, che si muove con accortezza in ambiti insidiosi, attraversando le ardite frontiere del cyberpunk e gli abissi infernali della ricerca psichedelica.
Una distopia nemmen tanto dissimile dalla realtà di tutti i giorni, un libro che sembra scritto dopo una consultazione funesta dell'IChing sul futuro della nostra società.
Apprezzabili lo stile proteiforme, il contrasto tra folli navigazioni interiori e grigiore quotidiano, l'intreccio avvincente della vicenda, che mescola la prosa allucinata di derivazione burroughsiana agli stilemi del noir, la parodia dei tic veterocomunisti alla testimonianza lucidissima e illuminante sullo smarrimento delle nuove generazioni.
Soprattutto, un libro che trabocca cultura ad ogni riga: citazioni sottili, nascoste, occultate come doni preziosi, senza compiacimenti esoterici, né ostentazioni adolescenziali per accattivare il lettore.
Leggetelo.
- A mille c'è n'è, Cinzia Bigliosi, L'Iguana
Cinzia Bigliosi, raffinata traduttrice e intellettuale di raro pregio, ci delizia con la sua prosa rarefatta, crepuscolare, ricercata ma senza forzature nella raggiunta perfezione di una spontanea musicalità.
Non si traduce degnamente Irène Némirovsky per caso.
In questo racconto, esile quanto penetrante, per molte pagine pare non accadere nulla: pitture sognanti di atmosfere interiori, il pigro scorrere di una quotidianità incolore, addirittura la scrittrice sembra indugiare su descrizioni minuziose di dettagli insignificanti, rese con pregevole tecnica stilistica ma, apparentemente, con minore costrutto narrativo.
E, poi, all'improvviso, lo sconvolgimento.
Tremendo come solo l'insensatezza dell'apparente caso può essere.
Dal crepuscolo si cade nella notte nera senza redenzione.
Magistrale la costruzione, la capacità di cogliere gli impercettibili palpiti interiori e insieme raccontare l'indicibile del dolore.
Una penna così abile la attendiamo fiduciosi su prove più vaste e impegnative.
- L'armonia segreta, Geraldine Brooks, Neri Pozza
Un libro bellissimo.
Il racconto della vita del grande David dal punto di vista privilegiato, e condannato, del suo intimo testimone: Natan, il bimbo veggente, costretto dalla violenza numinosa del Divino a incoronare profeticamente l'assassinio di suo padre.
E ad accompagnarlo per tutta la vita come talismano temuto e venerato, inerme osservatore delle sue ingiustizie, ammirato nella contemplazione della sua gloria, unico custode del lato oscuro della sua anima estasiata.
Un libro crudele, irriverente, spietato, eretico il giusto nella veridicità storica quanto essenzialmente rispettoso del Mistero, come intelligenza impone.
David, guerriero feroce e Re capriccioso, eppure strumento potentissimo e invincibile del suo Dio: pagine potenti di ricostruzione storica, sottili riflessioni sulla maledizione dell'elezione profetica, rigorosa ricostruzione filologica e sintomatologica dell'esperienza mistica e delle lotte che condurranno David alla gloria.
Una prosa che esplora le sottigliezze insondabili del rapporto con un Dio paradossale, collerico e misericordioso e d'improvviso schiaffeggia il lettore col racconto agghiacciante dello stupro incestuoso di Tamar perpetrato dal bestiale primogenito di David, Amnon.
Non si scandalizzino gli ortodossi: questo è ciò di cui è fatta la sostanza del racconto veterotestamentario.
Le contraddizioni, le bassezze, la violenza necessaria di un guerriero esaltato non sono fango sull'idolo: l'ispirazione sublime ed eterna del Salmista, i versi supremi di David, la sua incendiaria devozione, il canto celeste e ispirato ancor più risaltano nel loro splendore divino, proprio avendo scelto dimora nella mente di un uomo divorato dalle passioni.
Dietro lo scandalo apparente, una profonda conoscenza interiore.
Commovente la dedica finale a Leonard Cohen, colui che in musica seppe tradurre, in una canzone in seguito insensatamente abusata, la tensione supremamente erotica dell'amore mistico.
- La vedova Van Gogh, Camilo Sánchez, Marcos y Marcos
Libro differente dal precedente, ma con uno sguardo simile: il racconto laterale, postumo dell'intima testimone di un Eletto.
Un'elezione più vicina a quella di Natan che a quella di David.
Van Gogh, artista profetico e in quanto tale inascoltato dai contemporanei, destinato a una vita di ossessivo isolamento intellettuale e emotivo.
La storia raccontata è l'avventurosa e testarda ri-costruzione del mito Van Gogh da parte della cognata, rimasta vedova del fratello Theo.
Tramite la lettura del carteggio ritrovato fra i due fratelli, la protagonista Johanna scopre le profondità del genio, i significati reconditi, impara a "vedere", a contemplare il miracolo della creazione artistica di quello che l'altro grande folle "suicidato della società" Antonin Artaud in un saggio memorabile per vertiginosa affinità interiore celebrò così: "I suoi girasoli d’oro e bronzo sono dipinti;, sono dipinti come girasoli e nient’altro, ma per capire un girasole in natura, bisogna adesso rifarsi a Van Gogh, così come per capire un temporale in natura, un cielo tempestoso, una pianura in natura, non si potrà più non rifarsi a Van Gogh".
In questo libro scopriamo a chi dobbiamo questa scoperta dal valore incommensurabile.
- Challenger, Guillem López, Eris
Libro stupefacente, ambizioso, non distante dal primo di questo elenco libero e disordinato per sguardo narrativo caleidoscopico, tentacolare, apparentemente delirante ma in realtà minuziosamente costruito su una serie di incastri precisi, in un gioco di complementarità e rivelazione reciproca nei 73 frammenti che ne compongono l'impressionante mosaico.
L'esplosione (sconvolgente memoria per tutti i bimbi degli anni '80) della navetta spaziale Challenger diventa il Big Bang per una catena inesorabile di sincronicità sempre più inquietanti, nel parrossismo di una stretta narrativa progressivamente più confusa fino alla rivelazione del disegno complessivo.
Non è facile raccogliere sfide così complesse dopo che nel mondo non solo è esistito Borges, ma anche Ballard.
Queste sono letture che al termine non ti fanno rimpiangere il tempo che vi hai dedicato: stimolante, ben costruito, quasi mai prevedibile.
- Il Sancane/ Il Sancane volume II, Simone Amicucci, Ultra
Il libro che tutti dovrebbero avere sul comodino per leggerne una pagina ogni sera.
E meditare.
- Merlino, L'Ultimo dei Danaan, Andrea Foschini, Nuove Edizioni Aldine
Amiamo la prosa di Andrea Foschini.
Una prosa feroce, visionaria, delirante, sempre in continua tensione verso l'ineffabile e l'infame, sempre sul punto di incendiare la pagina, tra Mishima e Majakosvkij, per citare una nota canzone, sempre magnificamente, terribilmente, atrocemente identica a sé stessa.
Stavolta, dopo Giovanna D'Arco, Caligola, Caracalla, Ulisse, Nerone, Edoardo II, è Merlino il grande alter ego su cui l'autore chiaramente proietta un palese trasferimento di personalità, nel supremo disprezzo del mondo contemporaneo.
Stavolta l'atmosfera consente all'autore di evocare atmosfere meno arcaiche e più affini a quello che superficialmente viene definito fantasy.
Ecco un brevissimo saggio della prosa ardente di Foschini: "Il drago era l'architettura del mondo invisibile. Ma questa è una definizione rozza. Per quanto allora tale volli darla a me stesso...Caddi e fui l'uomo selvaggio. Preso a sassate dai giovani che per primi incontrai nel mondo degli uomini, selvaggio, essere informe come gobbo apparivo loro finché un cavaliere armato di lancia si pose in difesa della fattoria dove i suoi bambini avevano bersagliato di pietre me, il mostro. Si lanciò in armi anche lui nella mia direzione e non ebbi pietà".
- Dietro le dune, Paolo Basili, Augh!
Un libro completamente diverso da quelli che abbiamo affrontato finora.
Niente deliri, niente visioni, niente archetipi, niente illuminazioni.
Una storia d'amore, scritta in modo semplice, volutamente dimesso.
Una sorta di erede dell'inetto sveviano alle prese con le pressioni illusorie e crudeli della vita contemporanea.
All'improvviso, il ritorno di una vecchia fiamma.
Salvezza o trappola?
Un libro che rende benissimo il grigiore intollerabile della vita quotidiana, ma che nelle ultime pagine trova un'accelerazione irreale in cui accade di tutto.
L'ambiguità dei sentimenti, la vanità dei progetti, l'inganno dei sensi esplorati in un'introspezione da "uomo qualunque", in cui chiunque, anche il più geniale e avventuroso dei lettori, può rispecchiarsi.
Paolo Basili, al suo esordio sulla lunga distanza narrativa, supera la prova non solo con l'entusiasmo del principiante, ma soprattutto grazie al più importante dei doni letterari: l'autenticità.
- SuperDio, Franco Sardo, Blonk
Visto che il presente è orrido, le distopie si moltiplicano, ma non hanno bisogno di molta fantasia per dipingere scenari da far intimorire Orwell.
Franco Sardo, esperto autore satirico, mescola giocosamente vari elementi della sua cultura postmoderna, erigendo una parodia della religione organizzata che ha la struttura di un videogioco e il percorso di un viaggio simbolico.
Intuizioni irresistibili si avvicendano a comode soluzioni comiche, ma nel complesso l'eruzione di spunti satirici, di riflessioni metanarrative, di colte parodie filosofiche (e qualche concessione scollacciata) rendono SuperDio una lettura interessante.
Splendidi i titoli dei capitoli, che descrivono, tappe concettuali del percorso controiniziatico di uccisione del dio inesistente: Il Clero dei Morti, Il Sesso degli Angeli, La Palude Sociale.
Se in breve tempo, Sardo può creare un "quasi" romanzo del genere, in cui solo si intravedono le potenzialità di un'intelligenza comica brillante, ci aspettiamo molto da opere successive, più meditate e strutturate.
- La Nave dei Folli, Marco Taddei (illustrazioni di Michele Rocchetti), Orecchio Acerbo
Dunque, che Marco Taddei sapesse scrivere, e bene, lo sapevamo da tempo.
Siamo stati sostenitori tra più facinorosi nel tambureggiare della Curva in sostegno di Anubi.
Qui dimostra di non padroneggiare solo il registro grottesco e graffiante, ma di saper declinare la sua abilità di scrittura anche nell'incanto, nella meraviglia, nello stupore.
Accompagnato dalle belle illustrazioni di Michele Rocchetti, il racconto esalta il talento di giocoliere linguistico di Taddei, di chiava ispirazione rabelaisiana ma che certo non ignora l'omonimo precedente rinascimentale di Sebastian Brant.
Un'opera di non comune pregio stilistico.
Questa non è una lista di fine anno.
Non ci sono premi, non ci sono medaglie, non ci sono voti.
Questi sono libri che mi hanno particolarmente colpito in un anno di letture molteplici, forsennate e bizzarramente eterogenee.
Mi sembra il minimo tributo accennarne i motivi di interesse.
- Morte ai vecchi, Franco "Bifo" Berardi e Massimiliano Geraci, Baldini&Castoldi
Non lasciatevi ingannare dal titolo.
C'è molto di più di uno scontro generazionale.
Si tratta di un libro autenticamente postmoderno, nel senso più alto e consapevole: niente citazionismo sterile alla deriva, niente plagi spacciati per omaggi, niente idee copiate con la scusa della rielaborazione.
Nessuna confusione tra archetipi e stereotipi.
Un libro di profonda intelligenza, che si muove con accortezza in ambiti insidiosi, attraversando le ardite frontiere del cyberpunk e gli abissi infernali della ricerca psichedelica.
Una distopia nemmen tanto dissimile dalla realtà di tutti i giorni, un libro che sembra scritto dopo una consultazione funesta dell'IChing sul futuro della nostra società.
Apprezzabili lo stile proteiforme, il contrasto tra folli navigazioni interiori e grigiore quotidiano, l'intreccio avvincente della vicenda, che mescola la prosa allucinata di derivazione burroughsiana agli stilemi del noir, la parodia dei tic veterocomunisti alla testimonianza lucidissima e illuminante sullo smarrimento delle nuove generazioni.
Soprattutto, un libro che trabocca cultura ad ogni riga: citazioni sottili, nascoste, occultate come doni preziosi, senza compiacimenti esoterici, né ostentazioni adolescenziali per accattivare il lettore.
Leggetelo.
- A mille c'è n'è, Cinzia Bigliosi, L'Iguana
Cinzia Bigliosi, raffinata traduttrice e intellettuale di raro pregio, ci delizia con la sua prosa rarefatta, crepuscolare, ricercata ma senza forzature nella raggiunta perfezione di una spontanea musicalità.
Non si traduce degnamente Irène Némirovsky per caso.
In questo racconto, esile quanto penetrante, per molte pagine pare non accadere nulla: pitture sognanti di atmosfere interiori, il pigro scorrere di una quotidianità incolore, addirittura la scrittrice sembra indugiare su descrizioni minuziose di dettagli insignificanti, rese con pregevole tecnica stilistica ma, apparentemente, con minore costrutto narrativo.
E, poi, all'improvviso, lo sconvolgimento.
Tremendo come solo l'insensatezza dell'apparente caso può essere.
Dal crepuscolo si cade nella notte nera senza redenzione.
Magistrale la costruzione, la capacità di cogliere gli impercettibili palpiti interiori e insieme raccontare l'indicibile del dolore.
Una penna così abile la attendiamo fiduciosi su prove più vaste e impegnative.
- L'armonia segreta, Geraldine Brooks, Neri Pozza
Un libro bellissimo.
Il racconto della vita del grande David dal punto di vista privilegiato, e condannato, del suo intimo testimone: Natan, il bimbo veggente, costretto dalla violenza numinosa del Divino a incoronare profeticamente l'assassinio di suo padre.
E ad accompagnarlo per tutta la vita come talismano temuto e venerato, inerme osservatore delle sue ingiustizie, ammirato nella contemplazione della sua gloria, unico custode del lato oscuro della sua anima estasiata.
Un libro crudele, irriverente, spietato, eretico il giusto nella veridicità storica quanto essenzialmente rispettoso del Mistero, come intelligenza impone.
David, guerriero feroce e Re capriccioso, eppure strumento potentissimo e invincibile del suo Dio: pagine potenti di ricostruzione storica, sottili riflessioni sulla maledizione dell'elezione profetica, rigorosa ricostruzione filologica e sintomatologica dell'esperienza mistica e delle lotte che condurranno David alla gloria.
Una prosa che esplora le sottigliezze insondabili del rapporto con un Dio paradossale, collerico e misericordioso e d'improvviso schiaffeggia il lettore col racconto agghiacciante dello stupro incestuoso di Tamar perpetrato dal bestiale primogenito di David, Amnon.
Non si scandalizzino gli ortodossi: questo è ciò di cui è fatta la sostanza del racconto veterotestamentario.
Le contraddizioni, le bassezze, la violenza necessaria di un guerriero esaltato non sono fango sull'idolo: l'ispirazione sublime ed eterna del Salmista, i versi supremi di David, la sua incendiaria devozione, il canto celeste e ispirato ancor più risaltano nel loro splendore divino, proprio avendo scelto dimora nella mente di un uomo divorato dalle passioni.
Dietro lo scandalo apparente, una profonda conoscenza interiore.
Commovente la dedica finale a Leonard Cohen, colui che in musica seppe tradurre, in una canzone in seguito insensatamente abusata, la tensione supremamente erotica dell'amore mistico.
- La vedova Van Gogh, Camilo Sánchez, Marcos y Marcos
Libro differente dal precedente, ma con uno sguardo simile: il racconto laterale, postumo dell'intima testimone di un Eletto.
Un'elezione più vicina a quella di Natan che a quella di David.
Van Gogh, artista profetico e in quanto tale inascoltato dai contemporanei, destinato a una vita di ossessivo isolamento intellettuale e emotivo.
La storia raccontata è l'avventurosa e testarda ri-costruzione del mito Van Gogh da parte della cognata, rimasta vedova del fratello Theo.
Tramite la lettura del carteggio ritrovato fra i due fratelli, la protagonista Johanna scopre le profondità del genio, i significati reconditi, impara a "vedere", a contemplare il miracolo della creazione artistica di quello che l'altro grande folle "suicidato della società" Antonin Artaud in un saggio memorabile per vertiginosa affinità interiore celebrò così: "I suoi girasoli d’oro e bronzo sono dipinti;, sono dipinti come girasoli e nient’altro, ma per capire un girasole in natura, bisogna adesso rifarsi a Van Gogh, così come per capire un temporale in natura, un cielo tempestoso, una pianura in natura, non si potrà più non rifarsi a Van Gogh".
In questo libro scopriamo a chi dobbiamo questa scoperta dal valore incommensurabile.
- Challenger, Guillem López, Eris
Libro stupefacente, ambizioso, non distante dal primo di questo elenco libero e disordinato per sguardo narrativo caleidoscopico, tentacolare, apparentemente delirante ma in realtà minuziosamente costruito su una serie di incastri precisi, in un gioco di complementarità e rivelazione reciproca nei 73 frammenti che ne compongono l'impressionante mosaico.
L'esplosione (sconvolgente memoria per tutti i bimbi degli anni '80) della navetta spaziale Challenger diventa il Big Bang per una catena inesorabile di sincronicità sempre più inquietanti, nel parrossismo di una stretta narrativa progressivamente più confusa fino alla rivelazione del disegno complessivo.
Non è facile raccogliere sfide così complesse dopo che nel mondo non solo è esistito Borges, ma anche Ballard.
Queste sono letture che al termine non ti fanno rimpiangere il tempo che vi hai dedicato: stimolante, ben costruito, quasi mai prevedibile.
- Il Sancane/ Il Sancane volume II, Simone Amicucci, Ultra
Il libro che tutti dovrebbero avere sul comodino per leggerne una pagina ogni sera.
E meditare.
Andrea Foschini |
Amiamo la prosa di Andrea Foschini.
Una prosa feroce, visionaria, delirante, sempre in continua tensione verso l'ineffabile e l'infame, sempre sul punto di incendiare la pagina, tra Mishima e Majakosvkij, per citare una nota canzone, sempre magnificamente, terribilmente, atrocemente identica a sé stessa.
Stavolta, dopo Giovanna D'Arco, Caligola, Caracalla, Ulisse, Nerone, Edoardo II, è Merlino il grande alter ego su cui l'autore chiaramente proietta un palese trasferimento di personalità, nel supremo disprezzo del mondo contemporaneo.
Stavolta l'atmosfera consente all'autore di evocare atmosfere meno arcaiche e più affini a quello che superficialmente viene definito fantasy.
Ecco un brevissimo saggio della prosa ardente di Foschini: "Il drago era l'architettura del mondo invisibile. Ma questa è una definizione rozza. Per quanto allora tale volli darla a me stesso...Caddi e fui l'uomo selvaggio. Preso a sassate dai giovani che per primi incontrai nel mondo degli uomini, selvaggio, essere informe come gobbo apparivo loro finché un cavaliere armato di lancia si pose in difesa della fattoria dove i suoi bambini avevano bersagliato di pietre me, il mostro. Si lanciò in armi anche lui nella mia direzione e non ebbi pietà".
- Dietro le dune, Paolo Basili, Augh!
Un libro completamente diverso da quelli che abbiamo affrontato finora.
Niente deliri, niente visioni, niente archetipi, niente illuminazioni.
Una storia d'amore, scritta in modo semplice, volutamente dimesso.
Una sorta di erede dell'inetto sveviano alle prese con le pressioni illusorie e crudeli della vita contemporanea.
All'improvviso, il ritorno di una vecchia fiamma.
Salvezza o trappola?
Un libro che rende benissimo il grigiore intollerabile della vita quotidiana, ma che nelle ultime pagine trova un'accelerazione irreale in cui accade di tutto.
L'ambiguità dei sentimenti, la vanità dei progetti, l'inganno dei sensi esplorati in un'introspezione da "uomo qualunque", in cui chiunque, anche il più geniale e avventuroso dei lettori, può rispecchiarsi.
Paolo Basili, al suo esordio sulla lunga distanza narrativa, supera la prova non solo con l'entusiasmo del principiante, ma soprattutto grazie al più importante dei doni letterari: l'autenticità.
- SuperDio, Franco Sardo, Blonk
Visto che il presente è orrido, le distopie si moltiplicano, ma non hanno bisogno di molta fantasia per dipingere scenari da far intimorire Orwell.
Franco Sardo, esperto autore satirico, mescola giocosamente vari elementi della sua cultura postmoderna, erigendo una parodia della religione organizzata che ha la struttura di un videogioco e il percorso di un viaggio simbolico.
Intuizioni irresistibili si avvicendano a comode soluzioni comiche, ma nel complesso l'eruzione di spunti satirici, di riflessioni metanarrative, di colte parodie filosofiche (e qualche concessione scollacciata) rendono SuperDio una lettura interessante.
Splendidi i titoli dei capitoli, che descrivono, tappe concettuali del percorso controiniziatico di uccisione del dio inesistente: Il Clero dei Morti, Il Sesso degli Angeli, La Palude Sociale.
Se in breve tempo, Sardo può creare un "quasi" romanzo del genere, in cui solo si intravedono le potenzialità di un'intelligenza comica brillante, ci aspettiamo molto da opere successive, più meditate e strutturate.
- La Nave dei Folli, Marco Taddei (illustrazioni di Michele Rocchetti), Orecchio Acerbo
Dunque, che Marco Taddei sapesse scrivere, e bene, lo sapevamo da tempo.
Siamo stati sostenitori tra più facinorosi nel tambureggiare della Curva in sostegno di Anubi.
Qui dimostra di non padroneggiare solo il registro grottesco e graffiante, ma di saper declinare la sua abilità di scrittura anche nell'incanto, nella meraviglia, nello stupore.
Accompagnato dalle belle illustrazioni di Michele Rocchetti, il racconto esalta il talento di giocoliere linguistico di Taddei, di chiava ispirazione rabelaisiana ma che certo non ignora l'omonimo precedente rinascimentale di Sebastian Brant.
Un'opera di non comune pregio stilistico.