venerdì 21 giugno 2013

MORNING MEDITATION

E' con grande piacere che pubblico questo racconto, fresco vincitore del concorso letterario il Rubriconcorso del Venerdi,  indetto dall' AGENZIA VERBA- servizi editoriali (per chi usa Facebook il link è il seguente https://www.facebook.com/pages/Agenzia-Verba-servizi-editoriali/135362206627655?fref=ts.)



Erano circa 14 anni che non scrivevo racconti, dai fasti antichi e fulminei della rivista "Lampi Grevi" (già all'epoca avevo il privilegio di essere illustrato da LRNZ).




Devo dire grazie alla professionale e garbata insistenza di Carlo Sperduti per avermi costretto con i lacci avvolgenti della sua cortesia a partecipare. Ho fatto bene a seguirlo.
E grazie anche a Rita Petruccioli per il suo costante incoraggiamento, oltre che alle quasi 200 persone che in maniera diversa (tramite likes, commenti e condivisioni) hanno, come recita il comunicato, sancito "in modo definitivo e schiacciante" la mia vittoria.


Due parole sul racconto. L'ho scritto praticamente di getto, come sempre negli ultimi istanti di tempo utile.

E' stato divertente e interessante leggere le varie interpretazioni (chi lo ha considerato la descrizione di un viaggio artificiale, chi una celebrazione della musica, chi addirittura la descrizione di un momento di autoerotismo...). Non voglio essere il pedante esegeta di me stesso, ma come il titolo dichiarava si trattava della descrizione della esperienza della meditazione mattutina, come molti (avvantaggiati dalla pratica comune della meditazione sahaj) hanno riconosciuto.

 Molto potrei parlare delle cause degli equivoci interpretativi: il viaggio artificiale come equivalente o ponte verso la meditazione è un equivoco che da una scorretta interpretazione di Blake è passato attraverso Huxley fino a Jim Morrison...così si è passati dalla ricerca mistica a sex, drugs and rock'n' roll, confondendoli come hanno fatto i beat. Questo spiega pure il fraintendimento freudiano, da cui non s'è districato nemmeno il genio di Carmelo Bene, l'equivoco tantrico-sensuale della lettura di alcuni testi e rappresentazioni, ad esempio Bernini, di mistiche come Teresa d'Avila; non troppo distante dal vero, quasi schopenhaueriana l'interpretazione dello stimato amico Emanuele Sabetta: la musica, appunto come profilava il diletto Arthur, è sorella dell'ascesi: "oltrepassa le idee" e quindi, quella vera di musica, ci conduce nello stato di Nirvichara Samadhi, di consapevolezza senza pensieri, lo stato di Turya, il quarto stato di coscienza, al di là, appunto, delle manette della mente. La grazia del silenzio meditativo.

La sintomatologia descritta è quella del risveglio dell'energia Kundalini, secondo gli insegnamenti del maestro Shri Mataji Nirmala Devi (da me personalmente sperimentata).
Un omaggio doveroso, dunque, senza alcun intento di proselitismo ma come atto di onestà intellettuale, a quello che io considero personalmente il più grande maestro spirituale di tutti i tempi:




Ecco il racconto:



MORNING MEDITATION



Chiuse gli occhi.
Attendeva l’invasione.
L’esercito immenso, da sempre schierato ,  scatenò le orde,  che eruppero   come cascate di vermi brulicanti. Affanni domestici, ricordi strazianti,  vane ambizioni,  si rincorrevano selvaggi  all’assalto, come scimmie urlanti in un vortice stordente. Fiamme s’alternavano a improvvise arsure, un coltello arroventato infieriva nelle carni.  Folle di volti sfregiati da smorfie,  una babele di dissonanze a rimestare in sacche purulente di memoria. Morsi, punture, sottili supplizi d’antichi nemici.
  Un corteo di bocche voraci lo avvolse in una risata infernale.
 Sorrise, senza scomporsi.
Le osservò svanire,  come polverizzate dal  passo indifferente d’ una zampa d’elefante. Qualcosa, con dolce pazienza, scioglieva quei dolenti nodi. Un balsamo sulle ustioni della colpa e del rimpianto. Ghiaccio che spegne la furia.
Dalla culla un vagito.  L’accordatura del violino.
Rimase mero testimone.
Assiso nella tempesta, l’oceano si schiudeva al suo passaggio.
Onde di  quiete ridente scaturivano dal profondo.
Carezze di beatitudine danzavano lungo la schiena come risonanze d’un’arpa.
Una  castissima esplosione di puro piacere, come una crescente colonna di bellezza, lo attraversava in una placida ascesa.
Svuotamento senza dispersione.  
Vide il gioco, illusione e meraviglia.
Dissolti i sensi in un appagamento senza desiderio, contemplò lo splendore immacolato.
La mente ormai specchio concavo del Tutto.
Un anfiteatro di cristallo, coppa vuota pervasa da un oceano di silenzio.
Un tempio  in cui una Regina incedeva solenne,  nell’intatta adorazione degli astanti, verso il suo trono.


Si alzò, prese la valigetta, andò al lavoro.





giovedì 13 giugno 2013

NIETZSCHE VS. Sasha Grey - del perché la porno-eversione è la dinamica meno eversiva possibile EP. II

Nietzsche ritratto da LRNZ, sintesi iconica del mio punto di vista


Come spiegato all'inizio del primo articolo, lo spunto per questa riflessione nasce anche da uno scambio di punti di vista con Roberto Recchioni sui concetti di Porno ed Eversione, in occasione della presentazione de "Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco", lo scorso inverno a Roma. In poche battute, chiarimmo subito l'equivoco moralistico: nell'adolescenza, come molti, non solo ero un temibile satiro ma anche un'enciclopedia ambulante del trash, non mi scandalizzo certo della tematica. 
Sono le ripercussioni di determinate dinamiche concettuali su la consapevolezza umana ad inquietarmi.

Con Roberto, in quella interessante discussione al Forte Fanfulla, pur nella differente impostazione, ci ritrovammo d'accordo su molte cose (ad esempio che Sade,  sul quale mi sono espresso QUI proprio con Maicol, sia cattiva letteratura), ma più di tutto sull'analisi dei fenomeni: il porno influenza i nostri comportamenti sessuali, il regime mediatico è una membrana che tutto assorbe, siamo di fatto fregati dal Sistema.






In un articolo pubblicato qualche tempo fa sul suo blog, Recchioni analizzava il rapporto tra Porno ed Eversione (avvertenza per le signore e per chi non è avvezzo alla tematica: è molto esplicito! lo trovate QUI). Sintetizzando, dall'analisi dettagliata delle abitudini sessuali contemporanee, evidentemente influenzate dalla pornografia,  il concetto fondamentale è che: "... la diffusione massificata dell'iconografia pornografica ha riscritto il reale (...) il porno, che è il reale (non la sola rappresentazione del reale ma il reale stesso), lo riscrive sulla base delle sue necessità e questa sua riscrittura diventa, a sua volta, la realtà (...) Un capovolgimento, una eversione tangibile e concreta. E un divertente cortocircuito, non c'è che dire."

La cosa che mi colpì è che gli stessi concetti, ma con segno opposto, erano utilizzati da Pasolini, per mostrare l'apocalisse umana e culturale che aveva profeticamente intuito e analizzato.

Abbiamo già dedicato QUI diffusamente omaggio alle riflessioni pasoliniane sul rapporto tra sesso, mercificazione e potere (potete ascoltare dalla sua viva voce QUI e QUI). Citeremo ancora solo il passo clou della sua storica "Abiura della Trilogia della Vita": "la lotta progressista per la democratizzazione espressiva e per la liberazione sessuale è stata brutalmente superata e vanificata dalla decisione del potere consumistico di concedere una vasta (quanto falsa) tolleranza. Secondo: anche la “realtà” dei corpi innocenti è stata violata, manipolata, manomessa dal potere consumistico; anzi, tale violenza sui corpi è diventato il dato più macroscopico della nuova epoca umana".
Lo sdoganamento dell'erotismo e della pornografia, mascherata da tolleranza, per Pasolini rappresentavano la vittoria definitiva del Potere.

Non è un caso che l'articolo di Roberto si apriva con un'immagine di Lady Gaga, l'icona globale che maggiormente incarna il mainstream più molesto e ingannevole. La dimostrazione di potenza del sistema mediatico che ha ormai sbaragliato qualsiasi resistenza critica delle masse: l'ennesimo clone di Madonna venduto per pop-icon definitiva, una ragazzotta oggettivamente brutta (a regà, non me ne sono accorto solo io, sembra Wolowitz di Big Bang Theory!), imposta come sex-symbol





 un personaggio fintissimo fondato unicamente sull'apparenza esteriore,  in una grottesca rincorsa al look piu assurdo, barocco, eccentrico.
Ma che è? Una comparsa della Factory, scartata da Warhol per quanto cozza?!
No, la più grande popstar del mondo.


Il prodotto più artefatto e studiato a tavolino della storia della musica viene, questa è la finezza apocalittica, spacciato per "trasgressivo". Oltre a tutti i giochetti, subliminali o meno che siano, relativi alla massoneria e al potere occulto nei suoi video (non finiremmo davvero più...), in un  famoso video il prezzolatissimo fantoccio riveste tutte le icone pop a lei precedenti, tritandole e svuotandole, copia priva di significato alcuno,  nel vortice della rappresentazione mediatica.




La ribellione, da tempo, depotenziata a stereotipo. La rivoluzione, un brand, come un altro.
Lo stesso principio del business delle magliette di Che Guevara.
C'è chi si esalterà, di fonte al nichilismo trionfante, all'industrializzazione che si autodenuncia bla bla bla...a me fa schifo e tristezza, e basta.

Ma la sintesi (tornando all'articolo citato da Roberto)  è in questa immagine.





Terry Richardson, il fotografo  trasgressivo, censurato, accusato di manipolare sessualmente le giovani modelle,  al termine di una sessione fotografica stringe la mano al Presidente degli Stati Uniti. Scacco matto: la finta ribellione istituzionalizzata, letteralmente a braccetto col Potere.

Tornando, dunque, al rapporto tra porno e eversione, concettualmente, certo è un cortocircuito interessante. Ma le conseguenze per me, a livello culturale e umano, sono agghiaccianti.







Il secondo spunto era dato da alcune disegni di Roberto che raffiguravano l'ex porno-diva Sasha Grey in uno dei suoi passatempi apparentemente meno scandalosi: citare, per me, a sproposito Nietzsche (QUI trovate l'articolo dedicato).



Giocosamente, nell'articolo ho scritto che io non sono un moralista, ma il filosofo tedesco si.
Chiariamo: quando affermo che Nietzsche è moralista non intendo il termine nell'accezione più comune (d'intransigente bacchettone, spesso quasi sinonimo d'ipocrita) ma in senso strettamente filosofico, come osservatore e fustigatore dei costumi e dei comportamenti  umani. In primo luogo, egli era un grande estimatore e studioso dei cosiddetti moralisti francesi, del '600. Nel memorabile "il Viandante e la sua Ombra" li cita esplicitamente (La Rochefocauld,  La Bruyère, Montaigne, Fontenelle, Vauvenargues, Chamfort), chiosando : "essi contengono più pensieri reali di tutti i libri dei filosofi tedeschi messi insieme".
E' proprio nel richiamo alla concretezza filosofica, all'urgenza immediata dei  pensieri "reali", rispetto alle fumose astrazioni dell'idealismo a lui contemporaneo, possiamo individuare il legame "filiale" che lega l'inquieto martellatore ai suoi illustri precedenti.
 Nietzsche supera la tradizione dei filosofi moralisti. proprio perché ne è erede consapevole e riconoscente (come Baudelaire in poesia con le forme precedenti). Fin dalla sua scrittura aforistica, da "Umano, troppo umano" in poi, emblematicamente anti-sistematica, re-invenzione sconvolgente e benedetta dei canoni dell'espressione filosofica, egli è geniale allievo di La Rochefocauld, di La Bruyère, di Montaigne soprattutto. Addirittura, dedicherà a quest'ultimo, nel quasi giovanile peana al maestro poi furiosamente contrastato, "Schopenhauer come educatore", la seguente inequivocabile riflessione:  "Il solo fatto che un uomo simile abbia scritto, ha aumentato, in verità, la gioia di vivere su questa terra". 
Quella prosa ebbra, visionaria, estatica, quell'eruzione di furia e bellezza riversata da un cuore immenso e ribollente come l'oceano, abbracciato dal demone del duende (come dirà Lorca nella sua memorabile conferenza del 1933), è figlia splendida e ribelle delle compassate riflessioni del Seicento francese.
Splendida a riguardo la sintesi di Citati: "...chi non conosce Nietzsche come chi non ha letto Erodoto - il suo esatto contrario- non immaginerà mai a quali splendori potrà giungere l'arte della prosa".



Senza allargare troppo la riflessione, è interessante notare analogie illuminanti anche con un campione della filosofia morale classica (apprezzato e riadattato alle proprie istanze teologiche invece proprio dal Cristianesimo) quale Seneca. Più che lecito, con tutti i dovuti distinguo, associare la proverbiale attitudine stoica a l' amor fati nietzscheano, all'accettazione dionisiaca dell'esistenza, in tutte le sue contraddizioni e imperfezioni, predicata dal filosofo tedesco come orizzonte interiore dell' Oltreuomo. Per quanto uno studioso come Cesare Segre inviti a non  forzare l'accostamento, alcune sentenze de "La fermezza del saggio", non possono non accendere immediate associazioni: "Non c'è ragione che tu dubiti che chi nasce uomo possa elevarsi al di sopra dell'umano, assistere tranquillo a dolori, danni, piaghe, ferite, grandi movimenti di cose rumoreggianti intorno a sé, e sopportare con serenità le avversità e accogliere con moderazione le circostanze favorevoli..."

Detto questo, bisogna avere davvero capacità di apertura  pari a un caveau in granito sorvegliato da 27 ninja immortali per non vedere le affinità del pensiero nietzscheano con la millenaria riflessione orientale. Non solo egli richiama esplicitamente la figura divina di Shiva (del cui archetipo Dioniso è una versione affascinante ma già distorta), ma contrappone il buddhismo "sola religione positivistica" al "trucco" verticale dell'ascesi cristiana. Senza parlare del mito de "l'eterno ritorno", di cristallina derivazione indiana prima che greca, del "divenire" etc...


La stessa figura dell' Oltreuomo può essere, sempre mutatis mutandi, nel suo superamento dei limiti e delle debolezze umane, accostata allo yogi, anche se con delle sfumature tendenti più alla disciplina del samurai. Una versione non centrata, tendente all'espansione, all'aggressione, ma con profonde affinità, dello sthita pragnya descritto nella "Bhagavad Gita". Del resto, è altrettanto chiaro che Nietzsche sia fondamentalmente un grandioso martellatore: eccelle ed è definitivo nella pars destruens


E' pacifico, il filosofo è sempre stato contrario a forme di ascesi nel senso cristiano, in quanto negatrici del corpo e quindi dell'istinto vitale (sarà uno dei motivi di contrapposizione con Schopenhauer).  Ma se, anche stavolta, riscopriamo il termine nel suo significato originale ("esercizio") sicuramente per giungere alla meta dell' Oltreuomo, egli delinea un particolarissimo percorso di ascesi interiore. Fondato sulla "trasvalutazione di tutti i valori", sul rovesciamento della morale, anti-metafisico, come volete...ma se ascesi vuol dire esercizio, pensate quale enorme esercizio filosofico sia liberarsi di sovrastrutture millenarie!



Quella della sifilide è una diceria, ma vabbè...

Molteplici le connessioni, innegabili per chiunque sia davvero in grado di spezzare condizionamenti e etichette, tra il pensiero di Nietzsche e la filosofia Zen (che il filosofo non poteva conoscere, i testi non erano stati tradotti): una comoda sintesi la trovate QUI (al netto di qualche forzatura ed alcune affermazioni discutibili).



Ma è interessante soprattutto il discorso sull'ultima e più controversa fase del suo pensiero, illuminato dal concetto di Volontà di Potenza.
Che la Volontà di Potenza nietzscheana non abbia nulla a che vedere con il nazismo o con la mera esaltazione  dell'ego (un vecchissimo luogo comune trito e fallace dovuto alle rinomate deformazioni della sorella Elizabeth), è ormai dato di pubblico dominio. Dobbiamo al nostro beneamato Giorgio Colli la ricostruzione filologica che ci ha restituito il corretto significato dell'ultima fase del pensiero di Nietzsche, paradossalmente, al culmine della polemica anti-metafisica, molto vicino alle conclusioni dei mistici, soprattutto orientali.
Nulla a che vedere con ego e "potere"; come sintetizza magnificamente QUI (7.20-7.48) Carmelo Bene la Volontà di Potenza è il "disfacimento del concetto di soggetto":





 Conclusioni simili (è sorprendente) a cui arriverà l'ultimo Baudelaire in una grandiosa intuizione, contenuta nei cosiddetti "Diari Intimi" (nome erroneo, si trattava in realtà di appunti di opere destinate alla pubblicazione, anzi all'Opera che egli considerava la summa del suo pensiero). Il primo appunto de "Mon couer mis à nude" (meraviglioso titolo rubato all'amato Poe) recita infatti: "Della vaporizzazione e della centralizzazione dell'Io. Tutto è là.". L'inizio di ogni meditazione. Non a caso, il grande mistico Ramana Maharshi intitolerà il suo testo più famoso : "Chi sono io?". Il superamento dell'ego, non la sua affermazione, è il destino de l'Oltreuomo.



Ramana Maharshi


Ora, tiriamo brevemente le conclusioni delle nostre riflessioni.
E' evidente come la "cultura" contemporanea sia impregnata, fondata, strutturata sull'ossessione per il sesso. 
Dal tragico sdoganamento pseudo-scientifico di natura freudiana di ogni perversione, alla sistematica imposizione, sostanziale onnipresenza di elementi sessuali in ogni manifestazione mediatica (dal cinema alla pubblicità, dai video musicali alle trasmissioni televisive, dalla moda alla letteratura). Pasolini ha mostrato come questa dinamica sia una precisa e consapevole strategia del potere per svuotare ogni tensione vitale e protestataria, e appropriarsi e incanalare perfino gli istinti naturali e la dimensione intima delle persone ai biechi fini di profitto e mantenimento del cosiddetto Sistema.





Abbiamo mostrato come Nietzsche, sintetizzando al massimo alcuni aspetti del suo pensiero,  abbia annunciato l'avvento dell' Oltreuomo,  libero da condizionamenti sociali, storici, per ergersi al di là delle debolezze "umane, troppo umane". 

La conclusione è logica, anche se per molti sarà spiazzante.

Se volete essere davvero seguaci di Nietzsche, come lui scandalosamente inattuali, anticonformisti,  ostili ai "filistei culturali", se volete combattere la cultura dominante (come allora lui quella tedesca) con "un disprezzo senza limite", beh...allora avete solo una via per incarnare la vostra ribellione culturale, la vostra radicale differenza interiore: la castità
Si, avete letto bene. Avvertenza! Se qualcuno si scandalizzasse di questa affermazione (paradossalmente) non farebbe che confermare la vera, grottesca eversione compiuta dal misero fallimento della rivoluzione sessuale: i dogmi freudiani, teoricamente nati per abbattere i totem e rompere i tabù millenari, sono diventati essi stessi totem intoccabili e tabù inviolabili.



Meravigliosa sintesi di maicol&mirco donata dagli autori al nostro blog come stendardo ufficiale

Chiarisco (prima che chiamate la neuro): quando parliamo di castità, non parliamo della innaturale follia del sacerdozio cattolico, che impone l'astinenza sessuale a vita. Sciocca assurdità. Parliamo di superamento del desiderio, di sguardo innocente sulle cose che diventa prassi comportamentale. Non in base a un comandamento o a una legge morale, ma a seguito di un affrancamento interiore dalla vanità di ciò che ci circonda. Uno stato di spontaneità che non contraddice affatto né nega una  vita sessuale autenticamente felice e gioiosa (anzi ne è unica dimensione).

Nietzsche stesso parla di castità, citeremo solo due esempi, per mostrare fasi diverse della sua riflessione.
Ne "L'Anticristo" (libro in realtà per nulla contro la figura del Cristo, ma contro Paolo come abbiamo trattato QUI), suo tempestoso testamento, tuoneggia: "La predicazione della castità è istigazione pubblica alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni contaminazione della medesima mediante il concetto di "impuro" è il vero e proprio peccato contro il sacro spirito della vita." E su questo siamo perfettamente d'accordo, identificando col termine l'insensata repressione paolina degli istinti sessuali. 

Ma, in precedenza, nel suo libro più famoso e "centrato", nonché il suo prediletto, ovviamente "Cosi parlò Zarathustra", aveva affrontato la questione nei termini in cui la stiamo ponendo: 

"Amo la foresta. Nelle città si vive male: ci sono troppi libidinosi. Non è meglio cadere nelle mani di un assassino che nei sogni di una femmina libidinosa? E guardate un po' questi uomini: il loro occhio lo dice - essi non conoscono niente di meglio sulla terra che giacere con una femmina. Hanno fango sul fondo della loro anima; e guai se il loro fango ha anche spirito! Foste almeno perfetti come gli animali! Ma all'animale si appartiene l'innocenza.

Vi consiglio forse di uccidere i vostri sensi? Io vi consiglio l'innocenza dei sensi. Vi consiglio forse la castità? La castità è per alcuni una virtù ma per molti quasi un vizio. Questi certo si astengono: ma la cagna sensualità guarda con invidia tutto ciò che fanno. Finanche sulle vette della loro virtù e fin nella fredda interiorità dello spirito li segue questa bestia e la sua insoddisfazione. E con che garbo la cagna sensualità sa mendicare un brandello di spirito, quando le vien rifiutato un brandello di carne!

Amate la tragedia e tutto ciò che spezza il cuore? Ma io diffido dalla vostra cagna.
Vi vedo occhi troppo crudeli e gettate sguardi libidinosi verso i sofferenti. Non si è la vostra voluttà travestita e non si chiama ora essa pietà? E anche questa similitudine vi do: non pochi che volevano scacciare il loro demonio, finirono in mezzo ai porci. A chi la castità riesce difficile, a costui essa è da sconsigliare: perché non diventi la via che porta all'inferno - ossia al fango e alla fregola dell'anima.

Sto parlando di cose sporche? Per me non è questo il peggio. Non quando la verità è sporca, ma quando è superficiale, scende malvolentieri nella sua acqua l'uomo della conoscenza.
In verità, ci sono persone profondamente caste: esse sono più miti di cuore, ridono di più e più facilmente di voi. Ridono anche della castità e domandano: "Che cos'è la castità? Non è la castità una follia? Ma questa follia venne a noi e noi ad essa. Noi abbiamo offerto a questa ospite albergo e cuore: ora essa dimora in noi - e ci resti finché vuole!".


Chi è davvero innocente ("colui che non nuoce", spontaneamente), non si pone nemmeno il problema della castità. Non desidera la donna d'altri non perché sia intimorito da un comandamento, o represso da una convenzione sociale, ma perché comunque gioisce, al di là del desiderio stesso.
E' davvero al di là del Bene e del Male.
 Conosce se stesso, primo passo per "diventare ciò che si è".




Non si diventa "ciò che si è", men che mai Oltreuomini, se non si è in grado di andare "oltre" i più bassi e grossolani istinti, le più immediate e facili seduzioni. Chi si professasse seguace di Nietzsche e fosse ancora, per citare Dante, "nel diletto della carne involto" apparirebbe ridicolo come colui che dichiarasse di voler ascendere sulla cima dell'Everest, e  inciampasse sulla ghiaia dei giardinetti sotto casa, bagnata dalla pipì del proprio cagnolino.

Quindi, se volete, continuate pure a smentire empiricamente il pregiudizio popolare su una delle cause più comuni di cecità...ma non scomodate invano un filosofo che ha dedicato la sua vita all'emancipazione dell'umanità!!!


Detto questo, sono aperto alla discussione, fedele più che mai al filosofo che ha ispirato la riflessione: 

 "Fino a che punto il pensatore deve amare il suo nemico. Mai trattenere o tacere a te stesso qualcosa che può esser pensato contro il tuo pensiero! Promettilo solennemente a te stesso! Ciò appartiene alla prima onestà del pensare. Ogni giorno devi condurre anche contro te stesso la tua campagna di guerra. Una vittoria e una trincea conquistata non sono più faccende tue, ma della verità, ma anche la tua sconfitta non è affar tuo!".*





* Aurora, 370

lunedì 3 giugno 2013

NIETZSCHE vs Sasha Grey - del perché il Superuomo disprezzerebbe le donne oggetto EPISODE I

Ritratto di Nietzsche realizzato da LRNZ che riassume efficacemente il mio punto di vista



Questo articolo prende spunto da un disegno di Roberto Recchioni che raffigura Sasha Grey con la maglietta delle BR mentre proferisce una citazione, peraltro splendida, di Friedrich Nietzsche.



 Ora credo che i miei manzoniani venticinque lettori (tra cui sia annoverano ricercatori filosofici, irriducibili goliardi ed enciclopedie viventi di cultura pop) conoscano benissimo almeno due su tre dei personaggi citati.*

Il disegno di Roberto è chiaramente un gioco provocatorio, in cui vengono accostati il grande filosofo, il movimento brigatista e la giovane ex-pornodiva come tre icone pop.
Recchioni aveva già utilizzato Nietzsche in questo senso nella tavola, per me, più divertente del suo "Asso", in cui il protagonista evocava l'ispirazione dei suoi maestri (il filosofo per intenderci figurava accanto, tra gli altri, a Darth Vader).
Roberto, che, come anche il suo peggior nemico deve ammettere, è persona colta e intelligente, è stato il primo a svelare il giochetto, dichiarando esplicitamente la stoltezza di chi avesse potuto prendere sul serio una cosa del genere.
  


Dunque, sgombriamo subito il campo da sciocchi equivoci: non è assolutamente una polemica con Roberto, figuriamoci. Non ho tempo (e lui sicuramente meno di me) per simili vani passatempi. Ne abbiamo parlato di persona della nostra differente visione sul porno, anche pubblicamente (in occasione della presentazione degli "Scarabocchi" di maicol&mirco al Forte Fanfulla alcuni mesi fa), e ho ritenuto opportuno scriverci un articolo perché si tratta di un argomento, credo, che può ispirare una discussione stimolante e originale, non solo per noi due.


Roberto Recchioni visto da LRNZ

Si tratta di un invito all'approfondimento su un tema di pubblico interesse, che investe in maniera cruciale, al di là dei punti di vista, la cultura contemporanea.
Un confronto sereno e maturo fondato sul rispetto reciproco.
Dico questo non solo pensando a Roberto, ma in generale per qualsiasi discussione che ho intrapreso o intraprenderò. Fedele in questo ai sublimi detti dell'Imperatore buddhista Ashoka, che stabilivano le regole delle dispute dialettiche, per prima cosa "onorando debitamente e in ogni occasione" gli avversari (come dice Roberto Calasso "nel lungo corteo di potenti, occidentali e orientali, che scandiscono la storia, nessuno è stato capace di parole simili").
Vorrei prendere come modello (ripeto modello, esempio, ispirazione: non sono cosi egoico da pormi a quei livelli) questo confronto tra Indro Montanelli e Giorgio Bocca. Due intellettuali, com'è notorio, dalla visione diametralmente opposta, eppure guardate QUI con quanto garbo, quanto rispetto, quanta eleganza discutono, addirittura infastiditi dai tentativi di Arbasino di incensarli enfaticamente e vivacizzare polemicamente il dibattito per creare l'evento mediatico.

Iniziamo, dunque.
La mia visione della  pornografia credo sia antitetica a quella di Roberto, che manifesta da sempre un interesse quasi ossessivo per la materia, non certo dettato da pulsioni onanistiche, ma, verrebbe da dire, da una fascinazione concettuale.

Per me la pornografia uccide il desiderio, la spontaneità, l'incanto che sono la bellezza e la magia di Eros. 
 La vitalità esuberante della passione erotica è depressa nella ripetizione meccanica di atti prevedibili, l'oceano dell'immaginazione sensuale ridotto ad un morto catalogo di etichette delle più varie perversioni.
 La maestà dei corpi, soprattutto femminili, è umiliata a farsi macchina di carne animale per il piacere bruto: esseri umani, spesso di rara bellezza, tramutati in stampelle grottesche per impotenti.
Non a caso Kafka, profeta assoluto del Nulla contemporaneo, ne era affascinato.
Fu lui a porre l'epitaffio definitivo sull'era moderna, in cui "non esiste più il mistero, solo istruzioni per l'uso".

Chiarisco, il mio non è un discorso moralistico. 
Parafrasando ciò che scrissi nell'articolo d'esordio di questo blog (lo trovate QUI) : è una questione estetica, prima che morale. O meglio, una questione estetica, dunque morale. La pornografia non mi scandalizza. Mi annoia. Come riassunse il grande Flaiano, in una frase che sembra rispondere all'aforisma kafkiano: "la pornografia è noiosa, perché fa pettegolezzi su un mistero".

 E fin qui, uno potrebbe semplicemente dire: non ti piace?! Ignorala, chi vuole la consuma come un pacchetto di patatine, problemi suoi.
E, infatti, non mi sarei mai sognato di scrivere qualcosa a riguardo.

Arriviamo però al punto: su "XL" di Maggio compariva un'intervista proprio di Recchioni, con Mauro Uzzeo, alla signorina Grey. La particolarità che rendeva l'intervista interessante è che i due l'hanno resa protagonista di un albo del loro fumetto John Doe. Inoltre, va senza dubbio riconosciuto a Roberto il fiuto del talent-scout: sono anni che sul suo blog preconizzava il successo, o meglio l'unicità dirompente della pornoattrice,  ben prima che diventasse un simbolo popolare di trasgressione.
A livello umano sono  contento per Roberto e Mauro: deve essere una ficata assurda incontrare dal vivo un personaggio (al di là del giudizio su di esso) che hai rappresentato in un fumetto; mi ha fatto pensare per la circostanza, mutatis mutandi, all'incontro dei due miti Liberatore e Franxerox Zappa, uno che probabilmente avrebbe trovato interessanti le performance della Grey....

Sulla copertina l'intervista è lanciata cosi: "La pornorivoluzionaria e la rockstar del fumetto". Ok, Roberto ama definirsi cosi, è ormai il suo biglietto da visita. Ciò che ha provocato un terremoto nel mio sistema nervoso simpatico, specificamente quello di destra, è stata la definizione di "rivoluzionaria" applicata alla Grey. Per carità, slogan efficacissimo, non è certo la prima volta che li si appella così, del resto, oppure "pornodiva esistenzialista"...ma c'è di peggio. C'è di che simpatizzare con le sette che evocano l'Apocalisse.
La sed non satiata vorax fellatrix cita Nietzsche. Si, avete capito bene: Friedrich Wilhelm Nietzsche, nato il 15 ottobre 1844 a Rocken. Non un omonimo, lui.

Molto bene. 

Quando per la.prima volta lessi il nome della accanto alle parole "esistenzialista" e "femminista", soltanto la.mia irriducibile certezza (non fede) junghiana in una forma di Intelligenza e Giustizia superiore mi ha impedito di comporre subito un madrigale di bestemmie per coro sardo e violoncello.




Concordo con Roberto nel dire che il problema non è tanto che la Grey citi Nietzsche e Dostoevskij (con, aggiungo io, l'aberrante superficialità culturale americana), come fanno tutte le sue coetanee americane finte hipster o aspiranti tali. I social network traboccano di adolescenti che riempiono le loro bacheche di citazioni, senza alcuna soluzione di continuità, di Saffo, Kafavis e Fabio Volo.
Questo discorso ci porterebbe troppo lontano e aprirebbe una serie di considerazioni ulteriori, quali la rivalutazione, in determinati casi, della pena di morte come opzione educativa.
Concordo con Roberto, dicevo, nel dire che il problema  vero è che quando Sasha Grey cita Nietzsche c'è chi la prende sul serio.

La cosa per me è gravissima.

Sarebbe troppo facile, da cultore della sapienza yogica, far cadere la mannaia moralista su quel vorace aspiratutto frangettato che e' la testolina hipster della Grey: per me il corpo umano e' un Tempio, sede di energie sacre, e lei ha trasformato fieramente il proprio in una pubblica latrina. Ma non sono un moralista. Per me è in primo luogo sacra la libertà dell'individuo. Per cui nel rispetto del libero arbitrio d'ognuno, chioserei in lingua d'oc: machemenefregaame de quello che fa Sasha Grey. L'espansiva signorina per me avrebbe potuto continuare a dare spettacolo globale dei propri indiscussi talenti (mentre ha smesso all'apice, con furbissimo tempismo commerciale) : tramutarsi in una spremitrice umana multiuso, certificare la provenienza D.O.P. di creme facciali biologiche, imporsi come infaticabile sommellier d'umori altrui, stracciare record su record in particolarissime sfide di apnea. Come si suol dire, contenta lei (e legioni innumeri di onanisti)...

Però se si menziona a sproposito una delle anime più vertiginose della storia umana per giustificare la propria prostituzione asservita al business, beh, non posso che evocare a mani giunte Cthulhu. Qualora quest'ultimo fosse già impegnato nel portare dolore altrove, lancerei io senza alcun rimorso la maledizione Avada Kedavra contro chi appellasse la Grey come esistenzialista, per poi gettarlo prima della incombente morte a calci nel Pozzo di Sarlacc. Cosi, tanto per invitarlo alla riflessione.

Perché, attenzione, io non sono un moralista. Ma Nietzsche si.
Ebbene si, per i meno informati, rivelo questo sconvolgente arcano. Nietzsche è il supremo moralista. 
Un pensatore che vuole rifondare la morale, che profetizza una nuova umanità,  proponendo una "trasvalutazione di tutti i valori", non l'abolizione di essi, si pone logicamente sul podio più alto della filosofia morale (vi ritorneremo approfonditamente nella seconda parte di quest'articolo).
Liberarsi dalla morale, come la intendiamo, richiede il più alto rigore morale, nel senso più puro, che si possa immaginare. E quindi sfuggire alle facilissime, e artificiali, contrapposizioni "buono/cattivo", "morale/immorale". Nietzsche era un filosofo davvero capace, per citare una delle sue più celebri affermazioni, di contemplare l'abisso. Non è mica quel cialtrone di Crowley, che ci ha lasciato in eredità il falsissimo mantra "Fà ciò che vuoi", epitaffio del fallimento della rivoluzione sessuale. Da questa falsa libertà è scaturita una generazione di erotomani tristi, smarriti nel labirinto di una promiscuità insensata e destinata ad esaurirsi nella nevrosi.
 Essere, come Nietzsche auspicava "Al di là del Bene e del Male", non vuol dire solo aver superato il perbenismo, il buonismo,  il politicamente corretto, il moralismo etc...significa, letteralmente, porsi anche al di là del conformismo, uguale e contrario (quindi logicamente equivalente), che domina la cosiddetta "controcultura", i luoghi comuni fittizi di tutto ciò che è ribelle, "alternativo". Quindi, significa non cedere alle seducenti sirene "rivoluzionarie" il cui canto mi era personalmente venuto a noia già in Quarto Ginnasio: il fascino del "cattivo", la seduzione del Male, dunque la giustificazione intellettuale della pornografia, del satanismo d'accatto, della blasfemia facile facile, del politicamente scorretto a tutti i costi. E' evidente da almeno vent'anni che il mainstream più banale e redditizio si nutre sistematicamente di questi elementi.
Ma davvero vi sentite ribelli a postare foto oscene, a scrivere bestemmie, a dire le parolacce? Credete davvero di scandalizzare qualcuno? Sono manifestazioni di ribellione degne di chierichetti frustrati.

E poi, tornando alla Grey, perdonate la mia semplicità, la mia mancanza di sofisticazione intellettuale, la mia brutale incapacità di leggere significati ulteriori ...mi spiegate cosa c'è di rivoluzionario nel farsi oggetto delle peggiori umiliazioni sessuali? Mi spiegate cosa c'è di femminista nell'inscenare il proprio stupro, sottoponendosi alle più violente perversioni? Mi spiegate cosa c'è di super-omistico  nell'usare pubblicamente la propria lingua come un WC Net?

In un'epoca in cui il sesso è usato ovunque, ossessivamente, quasi esclusivamente dai media (dalla pubblicità ai video musicali, dal cinema alla politica) come "arma di distrazione di massa", in cui tutto è sdoganato, uncensored, a portata di clic, culturalmente accettato...un mondo in cui Rocco Siffredi e Cicciolina parlano dal pulpito in Chiesa per celebrare le virtù di Riccardo Schicchi!!!! 
Ebbene, in quest'epoca non c'è nulla di più banale, conformista, allineato, mainstream, servo del regime che lo "scandalo" sessuale.

Posso capire che il "porno" come concetto, come confine concettuale, possa essere fonte di interesse intellettuale. Il vertice, in questo come in molti altri casi, lo ha raggiunto il genio (per anni misconosciuto, ora anch'egli divenuto una sorta di santino per finti decadenti) di Carmelo Bene. 
Ben note, per chi lo studia da più di vent'anni, le sue dissertazioni sulla distinzione fra Eros e Porno, QUI e QUI : sintetizzando, per Bene l'Eros è un plagio reciproco fra soggetto che desidera e oggetto contemplato, dunque siamo sempre nel teatrino dell'io; il Porno, invece, si instaura alla morte del desiderio, in un regno di assoluto abbandono e fusione inorganica immemore di sé. Bene accosta questo stato all'estasi dei mistici, quali Teresa d'Avila o S.Juan de la Cruz, da lui schopenhauerianamente agognata come momento supremo per liberarsi del pensiero.
Qui, a mio modesto giudizio, il Sommo è caduto in una trappola che, al di là della vertigine intellettuale che profila, aveva già imbrigliato menti eccelse, quali Elèmire Zolla o Guido Ceronetti: il maledetto equivoco tantrico. E' la reazione elastica, di matrice freudiana, alla innaturale repressione sessuale di marca paolina (ne abbiamo trattato diffusamente QUI) : ma è un errore altrettanto grave e fuorviante.
Il porno è il contrario dell'estasi mistica:  un conto è l'abbassamento nell'incoscienza animale, nell'indifferenziato inorganico, un conto è l'elevazione al di là dei limiti della mente, il dissolvimento dell'ego nel silenzio estatico. Vicoli ciechi, per quanto meravigliosamente decorati, del pensiero.

Tutto il porno, nella sua vorace vanità, è stato liquidato da Kubrick in una celeberrima scena di "Arancia Meccanica"

film davvero sadiano (ma con una forma estetica e una profondità di riflessione che il Marchese non si sarebbe sognato nemmeno sotto LSD) non solo nel mostrare il crudele compiacimento psicologico, l'inebriante esaltazione estetica della violenza, ma ancor di più nella gelida esposizione del rapporto Potere/individuo. La dinamica pasoliniana del Potere che violenta e fagocita qualsiasi elemento sociale, anche la ribellione, è qui resa magistralmente in una sorta di versione satanica della dialettica hegeliana. L'immoralità assoluta (Alex non solo è stupratore ma traditore e torturatore di chi si fidava e voleva fargli del bene, Dante lo avrebbe conficcato nelle fauci di Lucifero) è schiacciata e umiliata dalla violenza più grande, ipocrita, verniciata di "bene", del Sistema, che poi la riassorbe e assume come propria cellula, come proprio "agente" nel finale. Assolutamente geniale l'immagine di Alex che viene imboccato meccanicamente dal subdolo Ministro degli Interni, da sempre perfettamente consapevole delle sue malefatte. 
Millenni luce prima di Haneke e i suoi ignominiosi giochetti psicologici.

Ma, ovviamente, il riferimento ineludibile è "Salò- le 10 giornate di Sodoma", il testamento letteralmente infernale di Pier Paolo Pasolini. Anche di questo, ne abbiamo parlato in precedenza, sempre trattando degli "Scarabocchi di maicol&mirco", QUI e QUI.


Ora, Sasha Grey si sottopone a tutte le forme di violenza e sottomissione sessuale mostrate nell'ultimo film di Pasolini. C'è solo una differenza tra lei e le innocenti vittime del sadismo fascista (metafora del popolo tutto): lei è consenziente e contenta. Lucra sulla propria umiliazione. Quindi, nell'apparente scandalo, nella superficiale rottura delle regole, incarna la più totale sconfitta della rivoluzione, l'assoluta resa al sistema.  La materializzazione di tutti gli incubi profetici Pasolini: accettare la mercificazione del proprio corpo, farne osceno spettacolo, farlo per profitto, illudendosi pure di essere libera e "rivoluzionaria". La Grey, che si dichiara, e magari si crede pure, libera, e fa di questa sua supposta libertà il proprio punto filosofico (insiste nelle interviste che lei lo ha fatto in pieno controllo, per lei era mero profitto), in realtà abdica all'unica vera forma di libero arbitrio e di dignità, che nessuna tortura o umiliazione ci può levare: dire di no dentro di noi al Male, sia esso inteso moralmente o politicamente.
La dignità delle vittime pasoliniane che, prima di morire, fanno il pugno chiuso dichiarando il loro amore di fronte ai loro aguzzini, o di Justine, QUI resa magnificamente da quell'oscuro genio di Bunuel nel suo capolavoro "La Via Lattea".
La libertà ultima, irriducibile, celebrata, in una pagina degna di Camus, da Gregory David Roberts nell'incipit del suo imperdibile, straordinario romanzo autobiografico "Shantaram": "Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino, e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Tra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscì a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto.
Ma quando non hai altro (…) una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita".

Nella seconda parte di questo articolo, affronteremo il rapporto tra Porno ed Eversione, prendendo sempre spunto da un articolo di Roberto a riguardo, alla luce delle riflessioni pasoliniane, analoghe nelle analisi ma non nelle conclusioni, e di alcuni aspetti del pensiero nietzscheano.





* Per scrupolo, una brevissima sintesi (comunque, c'è Google):

-  Friedrich NietzscheTra i massimi e più controversi filosofi di ogni tempo. Impossibile sintetizzare la complessità del suo pensiero, indichiamo tra i suoi temi celebri: la "morte di Dio", la "trasvalutazione di tutti i valori", l'avvento del "Superuomo", libero dai condizionamenti morali dei millenni precedenti, il mito de "l'eterno ritorno" dell'uguale.

- Sasha Grey: è un attrice ed ex-attrice porno atatunitense.Nei suoi film si è specializzata in ruoli fortemente sottomessi e umilianti. Circa la sua attività come attrice pornografica disse: 
« Non sono una vittima solo perché ho scelto la strada del porno. Nessuno ha mai abusato di me e non ho mai preso droghe.... Sono sempre stata consenziente su tutto quello che ho fatto. Sono una donna che crede fortemente nelle sue scelte. Non penso affatto che tutte le donne debbano fare porno e fottere come conigli. Per me è un affare. Punto. »
 (da Wikipedia)

- Roberto Recchioni: fumettista, disegnatore, sceneggiatore di punta della Bonelli, attuale curatore di "Dylan Dog", autoproclamatosi "rockstar del fumetto", è uno dei blogger più seguiti a livello nazionale, anche al di là del mondo fumettistico.