lunedì 7 luglio 2014

Shakespeare's Women - Theatre of Eternal Values, tra Blake e il Bardo




Seguo con passione Victor Vertunni e il Theatre of Eternal Values da anni. Appare obbligatorio segnalare, su un blog ispirato a un verso di William Blake, il nuovo spettacolo di una compagnia che ha, fra i suoi principali ispiratori, uno degli interpreti più rispettosi e preparati sul grande poeta gnostico inglese.
Potete verificare QUI.



Vertunni, da almeno venticinque anni, si è dedicato, con l'entusiasmo del devoto, a ricostruire e reinterpretare i Songs of Innocence and Experience di Blake, in una continua ricerca di variazioni musicali. La sua profonda e fascinosa voce da profeta del palcoscenico, unita a uno spontaneo talento melodico, non sono le uniche doti che gli consentono una resa degna, in grado di non intaccare lo splendore dell'originale. È più una profonda consonanza interiore, una sottile comunione spirituale, ad autorizzarlo a mettere in musica i versi, per molti, oscuri e criptici di Blake, restituendogli la loro innocente letizia interiore, e l'ardente visione spirituale, ben lungi dagli equivoci maledettistici in cui spesso viene imbrigliata una delle più alti voci poetiche di tutti i tempi.


Negli anni scorsi, il TEV (Theatre of Eternal Values) ha dedicato un bellissimo spettacolo, ritmato dalle interpretazioni di Vertunni, al cantore mistico finora menzionato, intitolato Divine Humanity. Stavolta, è il turno di tributare omaggio all'eterno Bardo, l'immenso William Shakespeare. Un nome che come ben pochi altri (Omero, Dante, Michelangelo, Mozart, Bach) è sinonimo di genio assoluto e arte pura. In un'epoca di urticanti e velleitarie versioni "contemporanee" (che inseguono una superficiale originalità nei costumi e nelle scenografie, senza minimamente apportare alcuna novità interpretativa), lo spettacolo del TEV colpisce fin dall'approccio, innovativo e insieme rispettoso del gigante shakesperiano.


Nell'impossibilità di aggredire il più grande autore di teatro di tutti i tempi senza rimanere rovinosamente sconfitti, la compagnia sceglie un approccio laterale, antologico, eppure in grado di lasciar emergere nuove angolature e sepolte verità, una ricchezza nascosta e vitale nel grande giacimento di bellezza poetica a cui si attinge. In Shakespeare's Women, lo sguardo degli autori contempla i grandi personaggi femminili del Bardo, da Ofelia a Titania a Lady Macbeth, volti diversi eppure armoniosamente compenentrati fra loro, infinite sfaccettature del diamante spirituale che possiamo chiamare Eterno Femminino.

Abbiamo incontrato Vertunni e sua moglie Monia Giovannangeli, autrice, interprete e danzatrice dello spettacolo. Il loro connubio artistico e umano, l'unione di due personalità opposte e complementari, appare come un'alchimia primordiale: sembrano proprio essere stati creati e benedetti dagli Dèi per vivere insieme una vita d'arte illuminata. Domani vi presenteremo la nostra conversazione.
Intanto, per chi è a Roma, raccomandiamo di vedere l'ultimo spettacolo, stasera alle 23.30 a Villa Mercede, durante il Rome Fringe Festival.

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