venerdì 25 luglio 2014

PASSATO, PROSSIMO - Intervista a Emanuele Rosso



Intervistare Emanuele Rosso è stato insieme gradevole e strano.
Gradevole perché è un conversatore vivace e garbato, strano perché ho sempre pensato a lui come intervistatore. Abbiamo diviso insieme la rubrica #tavolidadisegno su Fumettologica,
e ora trovarmi a porre a lui domande simili a quelle che abbiamo posto per mesi a tanti suoi colleghi mi ha fatto spontaneamente sorridere.
L'occasione è stata la pubblicazione del suo libro, Passato, Prossimo (per i tipi della Tunué) racconto poetico e malinconico di una storia d'amore finita male e dei disperati tentativi del protagonista di salvarla viaggiando a ritroso nel tempo. 
Emanuele e il sottoscritto non abbiamo esattamente gli stessi gusti e orizzonti.
Ci unisce in realtà l'ardente fede estetica nell'Incarnazione del Tennis sulla Terra, Lord Roger Federer.
Ma non potrei definirmi un patito di fumetto "intimista", di storie d'amore adolescenziali.
Per quello che riguarda i gusti musicali, a dirla tutta, se fossi un responsabile di Guantanamo proporrei l'ascolto del rap italiano come forma di tortura estrema per i prigionieri più riottosi a confessare.
Ciò nonostante, Emanuele sa raccontare questo e altro con grande lucidità e serena intelligenza.
E ciò rende gradevole e degno di attenzione qualsiasi argomento.
 Buona Lettura!

Innanzitutto, spero non sia una storia autobiografica!

In parte, lo è, devo ammetterlo, purtroppo...

Mi spiace!

(sorride) Però non sono contrario alla trasposizione o trasfigurazione letteraria della propria esperienza, credo sia la base di tutte le storie. Sono contrario all'autobiografismo un pò troppo esplicito, dove per intenderci ci si guarda l'ombelico. Se c'è trasfigurazione narrativa e quindi si conferisce un senso alla propria esperienza lo ritengo interessante, quello era il mio intento quando ho iniziato la storia. Non avrei mai pensato di mettere me stesso come protagonista, volevo raccontare una storia d'amore, raccontare la mia esperienza e in qualche modo la mia "espiazione".

La famosa funzione catartica dell'arte...


Non so se effettivamente catartica...però ritengo che almeno tre quarti delle storie a fumetti, a parte quelle concepite nell'industria o per mero intrattenimento, nascano dall'esigenza degli autori di esprimere nodi interiori e in qualche modo liberarsene. Il discorso vale anche per me.

Emanuele Rosso

Ci sono evidentemente dei riferimenti a Ritorno al Futuro...
Certo.



Ma a me ha anche fatto pensare a un film geniale, tradotto sciaguratamente in italiano Se mi lasci ti cancello, mentre il titolo originale è un verso meraviglioso di Alexander Pope, The Eternal Sunshine of the Spotless Mind...


Certo, sono i due riferimenti principali. Mi è sempre piaciuta l'idea della decostruzione di una storia andando all'indietro. Mi è piaciuto molto il film quando è uscito, non sono andato a riguardarlo durante la composizione del libro, ma sapevo che l'atmosfera poteva ricordarlo. Era interessante raccontare la storia d'amore al contrario. È vero che ci sono altri elementi,-come l'avventura, il protagonista che prova in ogni modo a riconquistare la donna amata e perduta, ma l'ispirazione principale era raccontare una storia d'amore in maniera diversa. Per questo, ci sono momenti decontestualizzati, stralci della storia che magai possono essere intimi, evocativi di esperienze che tutti hanno vissuto.



Ho apprezzato molto il finale, in cui sorprendentemente torna tutto...

Quello è l'aspetto più difficile, quando ti avventuri nei viaggi nel tempo: sono affascinanti ma complicati. Da cui la necessità dello "spiegone" e la mia teoria sui viaggi nel tempo. Francamente, non so se sia originale, ma a mia memoria non conosco storie con dinamiche simili, che se ritorni indietro nel tempo si cancella tutto...quella era la mia gag per consentire di far tornare tutto in ordine!


A quale progetto stai lavorando ora?

Ho un'altra storia già scritta e scalettata, ma non so quando mi deciderò a lavorarci. Sarà sempre una storia d'amore, sempre per adolescenti. Una scelta dettata sia dalla mia indole, ma anche dal fatto che secondo me è una fetta di pubblico e di argomento poco trattata nel fumetto italiano, la cosiddetta sezione "young adults", che nella letteratura va fortissimo ad esempio.In letteratura designa i libri per teen-ager, da Harry Potter in su per intenderci, nel fumetto praticamente non è presa in considerazione, se non dal manga. Ma quest'ultimo è un genere talmente connotato che appare improbabile la circostanza in cui un lettore di manga diventi un lettore, per esempio, di Gipi! Secondo me c'è bisogno di "costruire" questo pubblico. La storia racconterà, in particolare, gli immigrati di seconda generazione e le diverse possibilità di integrazione. Ho partecipato ad alcuni laboratori di fumetto nelle carceri minorili a Bologna ed è stata un'esperienza molo difficile ma molto ricca emotivante. E poi, come ultimo elemento, voglio raccontare la scena del rap italiano, sono cresciuto ascoltandolo, ed è una scena che sta rinascendo e merita di essere raccontata.

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