Questo libro sembra scritto apposta per chi come me ha frequentato il mondo dell'auto-produzione fumettistica fino agli inizi degli anni duemila, poi si è eclissato in mille altri percorsi ed è tornato solo da poco più di un anno ad occuparsi dell'arte del fumetto.
Il libro copre, con innegabile dovizia documentaristica, proprio quel buco temporale, andando a ricostruire l'affascinante cosmo clandestino di riviste, fanzine e collettivi artistici dalle cui ceneri ardenti sono poi rinati alcuni dei migliori talenti attualmente in circolazione.
Delle dodici interviste, realizzate da Sara Pavan, ad alcuni tra i principali esponenti della dimensione indipendente del fumetto italiano recente, ho apprezzato in particolar modo il contributo, molto centrato, di Alessandro Baronciani.
Inutile dire che ho adorato quello di Tuono Pettinato che ricostruisce la storia dei "Superamici", ma qui entriamo nel campo della militanza ideologica.
Con quello di Andrea Bruno, invece, in quello della fede religiosa.
Due autori, diversamente eccezionali, che ho apprezzato fin dalle loro prime pubblicazioni.
Era prevedibile che la storica "Lampi Grevi", che mi vide protagonista accanto a LRNZ, Lucio Villani, Daniele Catalli, Alessandro Caroni, Mariachiara Di Giorgio (menzionando solo chi è rimasto nel mondo del fumetto, gli altri ora sono o attori o professori universitari o giornalisti), non fosse menzionata nell'elenco in coda al libro: alla fine ne uscirono soltanto due numeri.
Mi ha fatto molto piacere, dunque, vederla citata nella sua intervista da Giulia Sagramola.
Del resto, sappiamo di non aver perso tempo, ci basta e avanza essere stati tra le fonti d'ispirazione della giovanissima Rita Petruccioli (della quale parleremo prestissimo!)
Ma ben altro colpo ha subito il mio ego (nel senso della tentazione).
Ho apprezzato molto alla fine il dovuto riconoscimento al ruolo di Alberto Choukadarian, collezionista e in un certo modo mecenate contemporaneo, animato da una purissima passione per il medium fumetto (oltreché da una rara gentilezza d'animo).
Confesso che, essendo come ho già detto più volte (ad esempio QUI) per nulla esperto di fumetto, ho letto il libro anche per documentarmi meglio, considerando che mi capita sempre più spesso di scrivere dell'argomento.
Sono dunque scoppiato a ridere, credendo si parlasse di un omonimo, nel leggere l'intervista al gentilissimo Alberto.
Essere citati accanto a critici affermati mentre si legge un libro per documentarsi fa indubbiamente piacere.
Grazie.
In conclusione, un libro che consiglio a chiunque abbia a cuore il futuro, non solo il passato, del fumetto indipendente italiano.
Buona Lettura!
La carta... che passione!
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