lunedì 8 settembre 2014

Legenda e Tacita Silva - la mostra di RITA PETRUCCIOLI



Con un tempismo magnifico, in occasione del compleanno di Ludovico Ariosto, oggi all'Hula Hoop Club, riapre la mostra di Rita Petruccioli con delle tavole dal suo nuovo libro di illustrazioni Orlando furioso e innamorato, su testi di Idalberto Fei (Edizioni La Nuova Frontiera Junior).
La mostra è la continuazione di quella inaugurata lo scorso 23 maggio, e che abbiamo raccontato già in QUESTA intervista su Fumettologica.
Ecco il breve resoconto della serata.
Protagonisti, oltre ovviamente l'autrice, Alessio Spataro e il sottoscritto.


Di Rita, della sua grazia artistica, della elegante sensibilità culturale che rende i suoi volumi per noi imperdibili, già abbiamo parlato.
Se un giorno le mie finanze mi consentiranno di premiare degnamente una tale artista, le affiderò la decorazione della mia abitazione, per vivere avvolto dalla bellezza delle sue immagini.

Alessio è un amico, lo conosco da più di venti anni.
Su di lui agisce lo stesso paradosso, in maniera diversa, che incarna Tony Sandoval (ne abbiamo parlato QUI): tanto è violento, oltraggioso, spietato nelle sue vignette satiriche, quanto di persona è un galantuomo d'altri tempi, di rarissima cortesia e, soprattutto, in grado di ispirare una grande serenità, col suo eloquio calmo e forbito.
Non si direbbe, guardando la copertina del suo ultimo libro.


Ora, non condivido esattamente le prese di posizioni politiche di Alessio, a volte trovo anche disturbante il suo violento sarcasmo visivo.
Ma è indubbiamente un autore onesto intellettualmente, che si espone in prima linea col coraggio di portare avanti le sue idee, benché radicali, con grande dovizia di informazioni e argomentazioni.
Merce non dico rara, quasi introvabile nella discarica intellettuale dell'attuale Italietta.
Inoltre, sta scrivendo il libro più bello del mondo (per i tipi di BAO), me lo sogno notte e giorno da quando me ne ha parlato: la storia di Alejandro Finisterre, l'inventore del biliardino.
Non posso dire di più, posso solo dire che nelle sue mani una biografia romanzata di un personaggio oscuro potrebbe diventare la più divertente storia a fumetti sul Novecento politico mai letta.

Finisterre con la sua creatura

Introdotti gli interlocutori, non mi rimane che ringraziare Rossana Calbi, l'infaticabile curatrice della mostra, per la passione, la competenza e il gentile invito a partecipare all'incontro.
Buona lettura!
Rita Petruccioli
Alessio Spataro:
Siamo molti stasera, nonostante la compresenza di due manifestazioni politiche di due noti partiti razzisti (NdC Alessio si riferisce al Pd e al M5s che nel pomeriggio chiudevano la campagna elettorale a Roma).
Siamo molti stasera, anche in proporzione rispetto al numero delle cose che espone Rita, oggi.
Ma ciò che deve impressionarci non è il numero delle opere, bensì il sudore profuso da Rita, non tanto nel realizzarle, ma nell'attendere che venissero stampate! Siamo arrivati davvero all'ultimo secondo utile, sempre sul filo del rasoio, ovviamente. Ma, considerando che siamo così tanti, ho un messaggio tecnico da parte delle ragazze del locale: se oggi ognuno di voi compra due copie del libro, loro possono acquistare anche il locale accanto (risate), adattare la tappezzeria, per poter avere un luogo ancora più spazioso per la prossima presentazione.
Sulla mostra di cose da dire ce ne sono in realtà poche. Nel senso che chi conosce le opere precedenti di Rita può facilmente arrivare a comprendere il punto di arrivo di quelle che stiamo presentando oggi, non solo le illustrazioni esposte ma anche il libro che è appena arrivato fresco di stampa di Bologna. È un punto di arrivo per Rita, autrice la cui produzione finora potrebbe apparire più vicina all'illustrazione che al fumetto. In realtà, anche se probabilmente lei potrà smentirmi tra poco, secondo me Rita si pone a metà strada tra le due forme, nell'incrocio delle sfumature.
Mi riferisco non alle produzioni, che sono tecnicamente illustrazioni, ma al suo approccio alla stampa. Esattamente come un fumettista lei è molto attenta alla stampa in serie. Non solo al lavoro a mano, ma al lavoro finito, a stampa. Rita, nel lavoro che presentiamo stasera, esprime il tema della metamorfosi, della trasformazione, anche materialmente riferendosi ai colori che ha scelto. Soprattutto, attraverso la scelta del materiale utilizzato. Dopo alcune verifiche con la curatrice instancabile di questa e tante altre mostre, Rossana, anche la scelta del supporto, il legno, e appunto gli abbinamenti dei colori, riguardano la trasformazione, il cambiamento. Non rappresentano soltanto una figura femminile che si sposta da uno spazio ad un altro, da uno stato liquido ad uno solido, la scelta stessa del legno, che fra qualche anno si trasformerà  naturalmente, è  significativa: è esso stesso un mezzo di trasformazione, soggetto alla trasformazione.
Non mi attarderò tecnicamente sui colori, vedo in sala un pubblico piuttosto preparato, credo che se mi avventurassi al di là della scala dei colori primari e secondari rischierei di fare una brutta figura (risate), dando ora la parola ad Adriano e poi all'autrice, possiamo anche dare spazio dopo a qualsiasi domanda tecnica.

Alessio Spataro, Rita Petruccioli e il sottoscritto, colto in un momento di disidratazione improvvisa

Conte Zarganenko:
Grazie.
Beh, considerando che Alessio ha esordito accennando all'attualità politica, volevo dichiarare che oggi mi sono vestito così per solidarietà ad Oscar Giannino, una voce politica che manca disperatamente in queste elezioni, come sapete è anche il referente ideologico di Alessio (risate), una voce libera tacitata dalla stampa comunista: il nostro pensiero va a lui (vivo apprezzamento del pubblico).
Chiedo scusa per i colpi di tosse, ma per calarmi completamente nel ruolo del dandy intellettuale ho contratto la tisi...sapete, il metodo Stanislavskij, no?...(risate)


In realtà, ha ragione Alessio nel dire che commentare le opere di Rita è sostanzialmente superfluo: sono così belle e suggestive che ogni commento sarebbe ridondante. Ovviamente, per chi mi conosce, per un cultore della supercazzola come il sottoscritto un titolo come Tacita Silva e un tema come quello della metamorfosi aprono praterie di possibili deliri...ma mi conterrò, non preoccupatevi!
Converrete tutti, credo, che il concetto di metamorfosi sia tra i più affascinanti e, considerando la precedente produzione di Rita...(consentitemi, libri bellissimi, mi rivolgo a chi non l'ha letti, ma soprattutto a chi non li ha acquistati...potete anche non leggerli, ma chi non li ha nemmeno acquistati, beh, ha la possibilità stasera di liberarsi dal macigno di questa colpa infame)...questi libri bellissimi, dicevo, hanno appunto come ispirazione il mito: penso, appunto ai Miti Romani, su testi di Carola Susani, o a Storie di bimbi molto antichi, sulle trasposizioni deliziose dei miti greco-romani di Laura Orvieto, o anche il recente La Mythologie grecque, pubblicato in Francia.


Parlando di mitologia e letteratura classica greco-romana, chiaramente abbiamo due giganteschi precedenti: Le Metamorfosi di Apuleio (più conosciuto come L'Asino d'Oro, ma siccome è un nome datogli da Agostino d'Ippona, non lo voglio usare per dispetto, mi piace contraddirlo anche nei dettagli!) e, ancor prima, Le Metamorfosi di Ovidio. Senza fare ora una lezione di letteratura latina a riguardo, che forse già vi ha annoiato una quindicina di anni fa, c'è un aspetto secondo me molto interessante del concetto di metamorfosi.
Esso rappresenta un simbolo molto potente della nostra evoluzione interiore, soprattutto in Apuleio.
Consentitemi di lasciar affiorare dalla mia incerta memoria la trama di questo testo straordinario.
Grazie a una trasformazione mancata, maldestra, per eccesso di curiosità, in cui viene tramutato in un asino, il protagonista Lucio ha il privilegio di poter ascoltare segrete conversazioni di inconsapevoli esseri umani, avendo così un'esperienza pressoché esclusiva della stupidità umana. Al termine di infinite peripezie, avverrà la trasformazione in positivo: dopo aver finalmente, rocambolescamente mangiato la cura magica, ovvero sia delle rose, Lucio non solo si ritrasforma da animale in un uomo, ma addirittura in iniziato.
Un illuminato a cui appare la Dea Iside.
La metamorfosi, dunque, dall'apparente crisi e smarrimento d'identità, diventa un ponte verso la conoscenza più alta. Ora, i giornali ci hanno ammorbato in questi anni di crisi economica con l'etimologia della parola, che ha in sé il seme dell'opportunità, per cui ogni crisi può essere occasione di rinascita etc. Un significato stupendo, banalizzato dalla ripetizione quotidiana dei pennivendoli.
Nelle tavole di Rita, troviamo questa armonia nella metamorfosi, questa armonia nell'incertezza, questa armonia nel divenire: è un aspetto molto affascinante, che va al di là della bellezza della singola illustrazione. E che ci porta all'altra opera che oggi presentiamo...voi prima pensavate di aver firmato la tessera dell'associazione...vi informo che era un contratto che vi obbliga ad acquistarne ciascuno una copia...(un preoccupato brusìo)

scatto futurista del maestro Stefano Simeone
Tacita Silva innanzitutto è un nome bellissimo: Silva, infatti, non è soltanto un'ottima ala del Manchester City (risate, ma soltanto da parte del pubblico maschile). E non ha nemmeno solo il significato latino immediato di bosco, da cui la dantesca "selva oscura". Silva è anche un tipo di strofa della poesia castigliana. Molto affascinante come gioco di parole, una strofa di silenzio!
Inoltre, come ci spiegava prima Rita, tacita in italiano vuol dire "silenziosa", ma etimologicamente anche "profonda": un bosco profondo, ma anche un bosco di profondità, un bosco interiore...altro che Inland Empire...insomma, per continuare a vantarmi di una conoscenza approssimativa di argomenti di pubblico dominio (silenziosa approvazione del pubblico), questa opera sappiamo è realizzata nel formato grafico detto leporello...sappiamo che questo nome deriva, nell'opera di Mozart, dalla lista del servo di Don Giovanni, Leporello appunto, la lista delle infinite conquiste dongiovannesche snocciolata crudelmente da quest'ultimo a Donna Elvira, anch'ella sedotta e abbandonata dal suo irresistibile padrone...un'origine nobile e casta, dunque.


Prima di lasciare la parola alla timida Rita, per lasciarla sprofondare in un abisso di imbarazzo di cui tutti godremo, volevo solo aggiungere che la bellezza delle opere di Rita è davvero questa attualizzazione del mito. Lei forse non lo sa, oppure lo sa ma non vuole darlo a vedere, ma compie un'operazione culturale bellissima.

Con Rita Petruccioli a Parigi nel '63


 Personalmente, lavoro al centro di Roma, contemplo ogni giorno queste mandrie di turisti ebeti, discinti in maniera oscena...le infradito a maggio, lasciamo perdere...l'ignoranza del concetto stesso di pedicure (vivo apprezzamento del pubblico)...appunto, sfilare indifferenti davanti a queste glorie maestose quali il Colosseo, ridotto ormai a uno spartitraffico...il valore dell'opera di Rita è nel rendere le suggestioni dei miti antichi assolutamente attuali. Non a caso, lei ha scelto non soltanto un concetto o un'espressione latina, ma si rifà proprio ad un'iconografia classica, per esprimere un aspetto cruciale dell'attualità. Il senso di precarietà, di metamorfosi, di necessario cambiamento non è solo un'istanza sua, magari come artista in fieri, bensì,...non voglio usare l'espressione abusata "la nostra generazione", ma è indubbiamente un momento collettivo di necessaria trasformazione. Allargando il discorso a livello filosofico, possiamo affermare che l'esistenza stessa è divenire, è costante metamorfosi, quindi questi simboli non sono qualcosa da relegare nelle musei o da imparare per imposizione a scuola, ma rappresentano l'essenza stessa della nostra cultura. Avere la possibilità, ripeto, di acquistare (risate) questi libri e queste illustrazioni, e lasciarsela sfuggire...sarebbe davvero imperdonabile...



Rita Petruccioli:
Finalmente, è giunto il momento dell'imbarazzo!
Grazie, in primo luogo, a tutti i presenti, e ad Alessio ed Adriano che mi hanno così gentilmente introdotto. Spieghiamo bene perché siamo tutti qui oggi.
In primo luogo per la mostra, che si chiama Legenda, e in secondo luogo per la presentazione del libro Tacita Silva. Le due cose sono separate apparentemente, ma in realtà collegate, poiché entrambe lavorano sulla stessa tematica. Sono manifestazioni dello stesso momento di pensiero.
Iniziamo dalla mostra. Come si è detto, il tema è la metamorfosi, il cambiamento. Quando con Rossana Calbi, la curatrice, abbiamo cominciato a pensare ad un tema che fosse per me adatto, ho subito indicato le metamorfosi. Poiché, anche nei miei lavori precedenti, anche al di là dei libri di mitologia, che sono su commissione e non mie scelte artistiche, ho comunque sempre lavorato su personaggi in evoluzione, su dei cambiamenti, anche a livello simbolico. Questo ha fatto sì che poi mi venissero commissionati diversi libri sulla mitologia. Dunque, non è una scelta ma una conseguenza della mia immaginazione, che evidentemente si sposa con quei temi.


Quando mi sono messa al lavoro, non riuscivo inizialmente a trovare un soggetto adatto, un soggetto che si trasformasse in un altro. Ho capito dunque che mi interessava l'atto della trasformazione, non il risultato. Le due figure che voi vedete sono due metamorfosi in atto, che non mostrano il loro loro stato finale evolutivo. L'evoluzione è la tendenza stessa all'evoluzione, e non essere uno stato definito. In questo senso, sì, si può parlare di miti contemporanei, un processo antico che però per me è perennemente attuale. Il discorso sul nome Legenda nasce dalla mia passione per il gioco grafico. Molte persone addirittura credono che io sia una grafica. Semplicemente, amo maniacalmente giocare con la grafica. Ho dunque pensato che queste immagini potessero essere considerate sia individualmente che insieme, come un'immagine coordinata abbinata ad un quadro.


Nel caso specifico, il quadro ha tre icone che lo sintetizzano, che ne costituiscono, appunto, la legenda, come nelle cartine geografiche. In un certo senso, si tratta della ricetta della metamorfosi che avviene. Le opere le ho create nel loro insieme, ma nulla vieta che vengano separate. Secondo me, è molto interessante prendere un ingrediente di una ricetta nella sua singolarità.
Tacita Silva, invece, è un'altra storia.
Si tratta di una metamorfosi che si svolge all'interno di un libro. Un libro particolare perché in primo luogo è una produzione della Inuit, un'associazione di Bologna che si occupa di auto-produzione e micro-editoria.



Si propone di far conoscere queste produzioni in Italia, portare gli artisti italiani all'estero. Tutto questo parte da Bologna, da un negozio dove vendono queste autoproduzioni e allestiscono delle mostre, proponendo questi progetti in tutte le mostre italiane ed europee. Da poco sono diventati anche editori, invitando alcuni artisti a collaborare con loro. Con Tacita Silva inizia una serie di libri realizzati in Risograph, tecnica di stampa che avviene attraverso una macchina, la quale passa un colore per volta. Dunque, ogni avviamento di macchina va realizzato a mano e sovrapposto esattamente. Si può dire che sia un ciclostile contemporaneo!
Questo libro è realizzato con tre passaggi di colore per il fronte e un passaggio di colore per il retro, un lavoro piuttosto complesso per chi vi si approccia per la prima volta.
Geniale l'idea di sceglierlo soprattutto in tempi brevissimi...diciamo tecnicamente l'averlo portato qui stasera è un miracolo!

Alessio Spataro:
Volevo soltanto aggiungere che quando Rita mi ha parlato per la prima volta di questo lavoro, allo stato ancora embrionale, dal punto di vista proprio pratico aveva già progettato tutto.
Ora posso confessare una cosa: quando lo chiamavi libro, io ti prendevo un pò per matta! Io sono un pò coi paraocchi, fossilizzato sul supporto classico, su un certo tipo di materiale, di prodotto. Mi sono dovuto ora ricredere, ed ammettere a me stesso che il pazzo ero io, perché in realtà questo prodotto è il primo, rispetto a tutti gli altri libri di illustrazione che hai fatto, ad essere vicino al fumetto, essendo sia una illustrazione singola che una sequenza.
In realtà, a differenza dei lavori precedenti, è molto più corretto definire questo libro piuttosto che gli altri.

Rita Petruccioli:
Come libro "mio" sicuramente si. Il primo ad essere interamente pensato da me, se non per la parte ingegneristica, che è frutto del lavoro di Inuit.




2 commenti:

  1. Sento di voler regalare a mia figlia non semplicemente le opere di Rita, ma Rita stessa. Lovely. Rita.

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  2. May I inquire discreetly
    When are you free to take some tea with me?

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