Benché il saggio Elio (con le fidate storie tese) abbia sancito un giudizio inappellabile sulla musica balcanica in una delle sue più riuscite creazioni recenti, benché ci siano numerosi motivi per attribuire a Il Favoloso Mondo di Amélie un'influenza nefasta quanto la cocaina a prezzo accessibile sulle nuove generazioni, per chi ha trascorso l'adolescenza inebriandosi sulle note di Goran Bregovic e Yann Tiersen (prima che divenissero il corrispettivo di nicchia di Jovanotti)
Le Cardamomò rappresentano un'oasi estetica nel deserto musicale contemporaneo.
Non è solo l'impasto sapiente di sonorità a noi care a rendere ogni ascolto dei loro brani una delizia, né la mera abilità di incarnare in maniera convincente sia una forma musicale, che una dimensione culturale (la bohème tzigana) altrimenti facili prede di stereotipi ormai consunti.
Il vero valore del quartetto, più concretamente, risiede nella sua non convenzionalità, supportata dalla fusione di diversi talenti ed influssi disparati.
Iniziamo con Antonia Harper, violinista ed interprete, in grado di evocare nel canto non solo le seducenti atmosfere della Montmartre di fin de siècle, ma anche le altezze vertiginose del canto barocco nel suo progetto parallelo Ignotae Deae (di cui parleremo presto).
Proseguiamo con Gioia di Biagio, suonatrice di organetto e glockenspiel (non fate finta di sapere cosa sia: si tratta del cosiddetto metallofono, strumento usato con sapienza da Mozart ne Il Flauto Magico e da Hendrix in Little Wing), attrice teatrale, ricercatrice musicale e spirituale dalla incontentabile curiosità.
Altro pilastro femminile del gruppo è Marta Vitalini, anche lei attrice e polistrumentista, eclettica suonatrice di organetto e percussioni.
E per finire, l'istrionico Ivan Radicioni, musicista ai fiati e alla chitarra, nonché surreale narratore dei brani più divertenti del gruppo.
Sul sito della formazione si possono vedere le testimonianze del tour in USA, che ha toccato luoghi simbolo come New Orleans, raccogliendo grande attenzione e apprezzamento.
Assistere ad uno spettacolo de Le Cardamomò equivale a immergersi in un non-luogo sospeso tra la Parigi degli chansonnier e l'Odessa dei racconti di Isaac Babel', un microcosmo sonoro in cui Jacques Prévert beve un caffè turco con Ivo Andrić al tavolo di un locale in cui Edith Piaf è appena salita sul palco dopo Vladimir Vysockij.
Siamo davanti ad un ensemble di talenti dal raro fascino, che coniuga molteplici stimoli colti a una sincera passione per l'arte.
Non possiamo che sederci dalla parte dei loro ammiratori.
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