mercoledì 29 ottobre 2014

COMICSDAY - e la scoperta di "Metamorphosis"





Il racconto della giornata
Questa rapida nota  è il racconto di una bellissima giornata trascorsa a Monterotondo presso la Libreria Ubik (QUI la pagina Facebook con tutti gli eventi):  un luogo di lettura incantevole che può vantare un catalogo di qualità peculiare.
Non è esagerato definirla un'oasi di cultura e cortesia, visti i tempi.
Da abituale frequentatore compulsivo di librerie dall'età di 13 anni ho assistito all'inesorabile trasformazione di luoghi culturali storici del centro di Roma da templi della ricerca a supermercati per intellettualoidi (ogni riferimento alla Feltrinelli di Largo Argentina, e di tutta Italia, è puramente voluto), in cui si crede sia postmoderno accostare l'immagine di Pieraccioni a quella di Pasternak.
Dunque, è balsamo la cortese competenza di Chiara Caiò e Lucia Garaio che hanno seguito con grande premura e attenzione lo svolgersi del programma.
Sono state talmente cortesi nei nostri confronti che a un certo punto, contro ogni intenzione e evidenza, durante le presentazioni ci siamo quasi presi sul serio.

Con Alessandro e Francesca Di Virgilio

La giornata è stata ribattezzata Comicsday, organizzata da Alessandro Di Virgilio, una delle persone più garbate e colte di quello che, con un'espressione meritevole della fucilazione pubblica istantanea, viene definito il "fumettomondo" italiano.
Lo ringrazio per la considerazione d'avermi invitato a moderare gli incontri, pur avendo io dichiarato da sempre il mio non essere un esperto di fumetti (riporto ancora e ancora la mia dichiarazione QUI)




Come da programma la giornata è iniziata con Nicoletta Baldari, disegnatrice di Ciak si gira, Geronimo Stilton, e la festosa accoglienza di tanti bambini che hanno imparato con lei a disegnare il loro beniamino (quando si parla di bimbi e personaggi di fantasia il lessico va subito in modalità Istituto Luce). 


                                     
Oltre a sottolineare la grande disponibilità e simpatia di Nicoletta, vorrei consegnare ai posteri un documento eccezionale: la testimonianza unica di un nuovo fulminante talento nel mondo del fumetto italiano.

Finalmente ho trovato un mestiere...

L'incontro successivo è stato con Stefano Simeone, nostra vecchia conoscenza.
Prima dell'intervista abbiamo stipulato un mutuo (e muto) accordo paramassonico per cui avremmo parlato di tutto tranne che dei suoi libri: dalle sentinelle in piedi a Juventus-Roma alla Leopolda al'argomento ontologico di S.Anselmo.
La formula si è rivelata vincente, siamo molto soddisfatti, la riproporremo vieppiù.
Non vi dirò le sue opinioni, saranno un prezioso lascito esoterico per i presenti a quell'incontro indimenticabile.
Consolatevi leggendo QUI e QUI le nostre precedenti interviste.
                            


Esattamente all'ora del tè (considerando un doppio quarto d'ora accademico), è iniziato il terzo incontro.
Alessandro Di Virgilio è passato (pur rimanendo magicamente sulla stessa sedia) da intervistatore a intervistato, accanto alla sua adorabile erede d'arte Francesca Di Virgilio e al disegnatore Mauro Cao.

Mauro Cao
Riguardo a Mauro devo dire una cosa: è una delle poche persone che quando parla di alcuni argomenti (sottoculture e  arti marziali su tutti) ascolto volentieri senza reagire in maniera scomposta.
Un privilegio raro.
Anche in questo caso, vi rimando alle nostre precedenti conversazioni riguardo il loro libro ...E tutto il resto appresso  QUI e QUI.

                           


E veniamo all'ultimo incontro, quello probabilmente più atteso dal pubblico: A Bevilacqua piace...
Giacomo Keison Bevilacqua  era, fra gli autori invitati, forse l'unico che non avevo precedentemente intervistato. 

Con Alessandro Di Virgilio e Giacomo Keison Bevilacqua

 Non certo un ostacolo, considerando la disarmante simpatia di Giacomo e non potendo  il sottoscritto annoverare la timidezza fra i suoi molti difetti.




La scoperta di Metamorphosis
La fama di Keison è legata senza dubbio al personaggio della serie A Panda piace.
Giacomo ha trovato l'Uovo di Colombo del fumetto pop: un personaggio tenero e simpatico (cute, si direbbe in inglese) che esprime semplicemente e liberamente la sua personalità. Un gioco infantile e accattivante, in cui tutti i lettori possono riconoscersi o dissentire sorridendo. Un'intuizione semplicissima ma efficace che apre a uno sviluppo seriale pressoché infinito: innumerevoli le variazioni comiche, alcune riuscite, alcune brillanti, alcune facili, alcune furbe, alcune spiazzanti con cui negli anni Giacomo ha declinato le possibilità del personaggio.
Un'invenzione che ha raccolto un notevole seguito, mostrando (prima del ciclone Zerocalcare) le potenzialità di successo di un certo approccio al fumetto popolare.
Eppure, nel nostro incontro non si sarebbe dovuto parlare solo dell'ormai celebre Panda.
Un altro libro, meno famoso, di Giacomo è la storia a fumetti Metamorophosis, una miniserie in tre capitoli pubblicata verso la fine del 2012 per i tipi dell'Editoriale Aurea.



Confesso che non l'avevo letta.
Confesso che l'ho divorata nel pomeriggio prima della presentazione.
Confesso che mi ha colpito molto.
Mi ha colpito innanzitutto per la scelta, comunque apprezzabile, di rompere il facile schema di A Panda Piace (anzi, dopo questa esperienza narrativa anche le storie del Panda troveranno una nuova formula, più vivace e interessante). Il libro è, di per sé, coraggioso: non solo perché spiazza un pubblico che attende tutt'altro, ma perché affronta tematiche complesse e già trattate ai massimi livelli in tutte le forme. Se i maliziosi potevano accusare le opere precedenti di eccessiva facilità, di adagiarsi sugli allori di un apprezzamento garantito dei lettori, certo questa è tutto il contrario di un'operazione ruffiana.  Lo sforzo è ambizioso fin dalla struttura dell'opera: un modulo ternario in cui, fedele al titolo, la metamorfosi informa sia lo stile (che cambia di scenario in scenario, su diversi piani psichici e temporali) che i personaggi stessi (della ricchezza semantica di questo concetto ne parlammo in tutt'altro modo con Rita Petruccioli QUI).
Bevilacqua attinge dichiaratamente a tutti gli stilemi e moduli della narrazione pop contemporanea, collaudati da serie tv, fumetti di successo, film di culto: la ragazza fragile e adorabile, il trauma infantile, la storia d'amore apparentemente impossibile, il serial killer geniale vittima del delirio di onnipotenza et similia. Il tutto condito dalla sua consueta facilità narrativa, l'umorismo immediato e sempre gradevole, una sapiente gestione di ritmi e colpi di scena.
Giacomo dichiara onestamente tutti i debiti e i prestiti,  tramite citazioni evidentissime o affettuosi omaggi.
C'è però qualcosa di più: l'autore ha qualcosa da dire. Non è scontato, in questi tempi in cui la confezione meccanica di stereotipi viene spesso salutata come una nuova frontiera dell'arte.
Giacomo gioca col fuoco (le citazioni dei miti greci), rischia di scottarsi più volte (cedendo alla tentazione di mostrarci la protagonista nuda mentre si fa la doccia o sdrammatizzando con battutine maliziose l'acme drammatico del racconto), ma alla fine la lettura è sorprendente.
Non è facile trattare una materia come le ripercussioni psichiche di un trauma infantile, quando le orme del Gigante Urasawa  ne hanno già calcato in maniera definitiva il cammino (su Monster un giorno scriveremo un trattato). Per il discorso opposto, dopo il successo planetario del furbissimo Dan Brown mi viene l'orticaria a pensare a un serial killer che manda messaggi cifrati attraverso citazioni dalla cultura alta.
Eppure, il libro funziona.
Appassiona, diverte, sorprende.
Ben vengano tentativi ambiziosi come questo nel fumetto popolare, ben venga il coraggio di differire la propria personalità autoriale, ben vengano la spontaneità e la freschezza di un autore che, pur con molta umiltà, non ha paura di giocare su un livello più alto.
Con l'innocenza del suo approccio, Bevilacqua riesce ad essere molto più sottile psicologicamente di tanti autori "seri". 
Lo ringraziamo per questa lezione di semplicità.
E non vediamo l'ora di vederlo affrontare il totem Dylan Dog.

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