«L’inverno della civetta è cominciato. Era un inverno ballerino in quella città di mare spazzata dai venti di mistral, uno di quegli inverni dove il caldo e il freddo si alternano senza soluzione di continuità. La nebbia verde saliva dal mare e offuscava le menti, il vento urlava e si rischiava facilmente di perdere la direzione del cammino. Tutto diventava confuso e le strade non erano più quelle che ti aspettavi».
R.Amal SerenaAmal ritratta da Marco Corona |
Questo è indubbiamente un post atipico.
Ho in cantiere da mesi un'analisi comparata tra lo stile letterario di Puskin e il fraseggio musicale di Mozart, un'analisi dei simboli occulti nel Die Zauberflöte, un delirio sulla visione del tempo in Bowie e Baudelaire, in Dylan e Fitzgerald.
E invece oggi vi parlo di QUESTO.
Non solo perché conosco Amal, la cantante che potete ammirare in tutta la sua scapigliata potenza, ormai da anni, e la considero una forza incontenibile della natura.
Di una natura aspra, selvaggia ma non priva di carisma.
Soprattutto, perché dietro l'oltraggio sonoro di questo brano (onestamente intitolato Amaro), c'è un elemento alchemico raro, rarissimo, quasi da ritenere leggendario per la sua disperante irreperibilità: un'ispirazione autentica.
E' chiaro, non è esattamente il mio genere.
Ma, come scrissi di getto dopo il primo ascolto, Amal ha una voce di brace che sembra saper estrarre il magma del furore, nascosto nei nervi di ognuno, tirarlo a lucido con una scartavetrata di follia e restituircelo sputato come una gemma di catrame.
Anche il testo è di Amal, èd è scaturito spontaneo come una colata di lava (per citare sempre Dylan sulle strofe di Like a Rolling Stone).
Del resto, anche l'immaginario del disco che vi stiamo segnalando, è una scintilla ardente della sua vulcanica creatività.
il progetto L'Inverno della Civetta ha già attratto l'attenzione della stampa specializzata (tra i tanti articoli segnaliamo QUESTO e soprattutto QUESTO), credo fondamentalmente per la natura collettiva che lo orienta.
In un'epoca di frammentazione morale, divisioni post-ideologiche, desolati solipsismi, al di là di gusti e generi, ci sentiamo di salutare con gesto benedicente un collettivo di artisti che si uniscano in un disegno comune.
Un'intera città, la sempre musicalmente feconda Genova, si è unita in un gioioso amplesso artistico per partorire questa creatura bizzarra eppure fascinosa.
L'ispiratore è stato Mattia Cominotto (chi ascoltava i Meganoidi se lo ricorda bene), ma triplice è la madre di questa stagione di sapienza (traducendo simbolicamente il nome): le etichette Taxi Driver Records e DreaminGorilla Records e il Greenfog Studio.
Per chi si chiedesse cosa c'entri il cenno simbolico alla sapienza, guarda un pò, mannaggiaaAmal, dopo l'articolo su Berlino Zoo Station di Massimo Palma, mi tocca ricitare l'odiato Hegel sul mio blog:
"Del resto, a dire anche una parola sulla dottrina di come dev'essere fatto il mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell'e fatta. Ciò che il concetto insegna, la storia mostra appunto che è necessario: che, cioè, prima l'ideale appare di contro al reale, nella maturità della realtà, e poi esso costruisce questo mondo medesimo, colto nella sostanza di esso, in forma di regno intellettuale. Quando la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e dal chiaroscuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere: la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo." (tratto dai da me osteggiatissimi Lineamenti di Filosofia del Diritto).
A parte che presto cancellerò la doppia macchia hegeliana con tre recensioni ispirate a Spinoza, Schopenhauer e Nietzsche, in realtà la citazione non è peregrina.
Se filosofia è amore della verità, l'arte ne è disciplina sorella, essendo il Bello specchio del Vero (per ciò che ci riguarda).
In questo caso, non ascolto questo genere di musica, vengo da tutt'altre esperienze e percorsi.
Ma ho rispetto e stima per chi, in un paese di chiacchieroni ipercritici e sfaticati, FA LE COSE.
E' da progetti come questo (parlo di spirito e di entusiasmo, di esempio operativo) che può rinascere qualche fiorellino nel deserto culturale attuale.
E poi, chi cita Andrej Tarkovskij (nella fattispecie alcuni dialoghi da Stalker), e riesce a farlo degnamente, merita tutta la mia approvazione.
Prego, ascoltare:
Ecco.
Questo brano fatelo sentire ogni mattina, al posto delle preghierine imparate a memoria, in ogni classe delle elementari.
Poi, fra 10 anni, potremmo parlare di rinascita culturale in Italia.
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