"The horror..the horror..." |
oggi vi annuncio con grande piacere la mia collaborazione a Linkiesta, giornale digitale di approfondimento politico-sociale e culturale, sempre più seguito e apprezzato nell'arena dell'informazione on-line.
E' coincidenza curiosa, la quale merita qualche breve considerazione, che io debutti con un pezzo sullo splatter.
Non sono mai stato, ma proprio per nulla, interessato al genere horror, men che mai allo splatter.
Mi ricordo quando uscì la rivista in oggetto, della quasi tutti i miei amici erano devoti lettori, non riuscivo davvero a comprendere l'attrazione e il fascino che quelle immagini potessero destare.
Per intenderci, ero ancora più severo che nei confronti del genere trattato QUI
Ma siccome il nome stesso di questo blog è un invito a rompere tabù, convinzioni, luoghi comuni e certezze artificiali (pontificate dal nostro ego), in occasione della recente "Lucca Comics" ho incontrato con grande interesse Paolo Di Orazio, autore e volto storico di "Splatter".
E, pur dichiarando onestamente la mia distanza dal genere, ho avuto il piacere di conversare con una persona di grande garbo e preparazione.
Ne è uscita un'intervista, credo, interessante, perché esplora, guidata dalla versatile cultura di Paolo, le radici e le declinazioni di un genere quantomeno particolare.
Una conversazione che può arricchire anche chi, come me, non si accosterebbe mai a un tale immaginario.
Sono, dunque, felice di essere coerente con uno degli intenti del blog, quello di contrastare uno degli effetti karmici della contrapposizione guelfi/ghibellini: il costume italiota dell'appartenenza ideologica a tutti i costi, dell'affiliazione a bande anche nelle dispute artistiche, dell'identificazione da tifo calcistico in ogni discussione, che inibisce qualsiasi forma di onestà intellettuale e di dialettica feconda.
Il Bello non concede l'esclusiva ad una gang.
Chi scrive è fiero di applicare quotidianamente una sua antica convinzione estetica: che si possano conoscere ed apprezzare forme e autori completamente diversi, spesso direttamente contrapposti, quali Gide e Cèline, Verdi e Wagner o Henry Rollins e Morrisey.
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