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sabato 9 marzo 2013

BLORCH. Gli Scarabocchi di maicol&mirco. Intervista-rivelazione al Bilbolbul 2013


Lo scorso venerdi 22 Febbraio  a Der Standard ( modo ovest) a Bologna c’è stato uno dei momenti più intensi dell’ultimo Bilbolbul: è stata fondata una religione, si è finalmente fatta giustizia ai pregi architettonici di S.Benedetto del Tronto, si sono susseguite apparizioni mistiche.
Tutto prevedibile, se si considera che stava avvendendo la presentazione di “Blorch”, secondo volume de “Gli scarabocchi di maicol&mirco”, impreziosito dal trattato in apertura di un noto genio contemporaneo…

Questo è un vano tentativo di riproporre su carta la magia di quella serata ormai consegnata alla leggenda, o meglio ciò che rimane di essa nella nostra fallace memoria, come la visione onirica di un al di là giusto e bello, non comunicabile negli angusti limiti del linguaggio.
Il parterre verrà impreziosito nello scorrere febbrile dell’intervista dalla presenza di artisti quali il venerando Andrea Bruno, prestigiosi osservatori come Daniela Odri Mazza e Andrea Tosti, fino a culminare in un’apparizione finale che per ora non svelo…

maicol apre maestoso le danze, appena reduce da una intensa intervista con Michela Colasanti per Ziguline (che trovate QUI):
maicol&mirco Abbiamo qui il Conte Zarganenko, Il Pierino della cultura, penna raffinata e velenosa del web ma soprattutto, possiamo dirlo, ammiratore degli Scarabocchi!
Conte Zarganenko  Come negarlo! Quale migliore cornice che Bologna innevata in una poesia quasi natalizia, all’angolo con via S.Valentino per parlare de “Gli Scarabocchi”, un libro che trabocca di amor cristiano e romanticismo! Io ora come Giuseppe D’avanzo a Berlusconi, ti porrò le dieci domande alle quali non hai mai voluto rispondere.
m&m Sono pronto a tutto.
CZ-  E' molto facile scambiare i tuoi scarabocchi per un'esplosione di puro nichilismo, per un gioco al massacro punk. Sono da sempre persuaso che in realtà dietro ci sia una intelligenza più profonda, un autentico urlo di dolore esistenziale. Qual è la molla della tua ispirazione? Perchè essere un artista nel momento in cui si auspica la distruzione del creato?
m&m Innanzitutto,  prima di realizzare “Gli Scarabocchi” io non sapevo parlare in pubblico! Adesso avrei balbettato e mi sarei vergognato, sudando come il presidente del consiglio australiano mangiato dagli squali (Ndt. maicol è rimasto molto colpito da questo aneddoto da me rivelatogli pochi istanti prima)...invece eccomi qui, quindi ci sono delle cose che non mi aspettavo sarebbero nate da “Gli Scarabocchi” e passo passo, (non so se vengo rispondendo alla domanda perché l’ho smarrita), mi sto accorgendo che più che altro “Gli Scarabocchi” potrebbe essere la nascita di una nuova religione...
CZ Beh, certo.
m&m …in quanto cosa è, principalmente, una religione? ( E qui, come Oscar Giannino, vengo nel mio senza rispondere alla tua domanda)... La religione è comunque parlare di tutto ciò che c’è di bello e  brutto nella vita, volgerlo in burla, tritarlo e renderlo accettabile.
CZ E quindi, dici tu, come la religione, “Gli Scarabocchi” se li spieghi non fanno più ridere...
m&m …e soprattutto creando una dipendenza…quindi fondamentalmente, mi sto rendendo conto che sto fondando una religione, come fece Ron Hubbard con Scientology…E quindi voi oggi giorno potreste essere i primi apostoli di questa religione, se non i primi catechisti, col vantaggio però che invece di raccontare la parabola di quello che ha un talento che viene seminato, mentre l’altro se lo sputtana tutto…potete raccontare queste parabole molto più divertenti.
CZ-  Veniamo alla religione, dunque, l’argomento più pepato.  Al culmine del mio delirio  su “Gli Scarabocchi”, ho scritto una cosa per cui davvero ho rischiato l’internamento… però siccome ci credo fortemente  la ripeto qui a voce alta: in realtà, pur con forme e linguaggio e stile leggermente differenti, secondo me il precedente che abbiamo nella letteratura italiana, per attitudine filosofica di  maicol&mirco è… Leopardi. So che può sembrare assurdo, incredibile, direbbe Sarah Kennedy, però se noi lo leggiamo con attenzione, non come ce l’hanno insegnato a scuola, e  tentiamo di comprendere il significato de “La Ginestra” o dell'”Inno ad Arimane”, è evidente che Leopardi (pur non disegnando scarabocchi che bestemmiavano) esprimeva un punto di vista tutt’altro che  serenamente ateo, alla Margherita Hack o alla Odifreddi…c’era dietro un fortissimo pathos esistenziale, una rivolta contro Dio, più che una negazione di Dio. Ora, visto che stai fondando una nuova religione, qual è la tua posizione? Ti poni tu come una nuova divinità? Sei un semplice emissario di Satana? Spiegaci, bene perché se dobbiamo andare a catechizzare…
m&m …il discorso su dio e satana, che sono due personaggi de “Gli Scarabocchi”...quando una crea una storia di trova davanti all’esigenza di sintetizzare, creare una maschera, un codice per raccontare. Dio e satana erano personaggi già creati, pronti…
CZ Dei ready made..
m&m Esatto, dei ready made nel senso duchampiano, come dire “Devo fare un quadro…c’è ne giù uno lì,  ci metto la firma mia sotto, fatto!” Erano già personaggi creati apposti per quello che volevo rappresentare...quindi personaggi come dio, satana, Ivo il barzellettiere, il cavallo mago…
CZ …beh, Ivo il barzellettiere è più un demiurgo gnostico…
m&m..ma quello è originale, però! Diciamo sono strumenti per questo viaggio dentro noi stessi che sono “Gli Scarabocchi” …un racconto da noi narrato, che poi ci è ritornato indietro raccontato in tutt’altro modo…è questo il gioco divertente , è un racconto che si può continuamente rimpallare e ricostruire…ovviamente, siccome sto creando una religione, sto creando anche un’epica correlata…
CZ.. una storia sacra.
m&m si, un immaginario…del resto quando ci immaginiamo Omero, nonostante sia un padre sacro della scrittura, ce lo raffiguriamo in un calderone di lava mentre crea dei mondi paralleli, mentre magari stava come me, magari s’ispirava mentre stava in automobile, l’automobile di quei tempi ovviamente, quella dei Flinstones, e probabilmente si sbudellava dalle risa mentre raccontava le sue storie…
CZ …La morte di Ettore, soprattutto…
m&m- “mo lo faccio mori! Ahahah”…Era un modo di raccontare interattivo, anche “Gli Scarabocchi”  è interattivo, nasce e cresce  insieme a voi…io vi benedico…
CZ  A questo punto vorrei fare una domanda, più che al maicol Papa (visto che c’è un posto  vacante), al maicol autore: ne “Gli Scarabocchi”  hai trovato questa formula efficace, in cui una, massimo due vignette, nell’ arco chiuso di una tavola, riesci a esprimere con molta potenza, anche se in maniera comica,  un concetto molto profondo. Però tu hai fatto anche racconti lunghi, opere come “Hanchi, Pinchi e Panchi”, che per quanto abbiano forme e contenuti originali, si rifanno ad una forma di narrazione comunque più tradizionale. Qual è secondo te la modalità narrativa migliore per raccontare la tua religione?
m&m A livello, come dire…”religionale”, senza dubbio “Gli Scarabocchi”  Però come autori effettivamente abbiamo sperimentato varie religioni, raffinando via via il nostro modo di raccontare…Noi siamo nati come gli autori “cattivi”, underground, malvagi…poi nel tempo ci siamo raffinati…il nostro modo di raccontare è “terrifican-romantico”, nel senso che alla fine siamo quei chierichetti  che eravamo quando eravamo appena nati, siamo delle persone buone che tendiamo a volgere l’universo in bello... però in questo non ci dimentichiamo di versare il veleno nell’acqua santa.
CZ E’ un ottima sintesi, che conduce alla prossima domanda:  Tu oltre ad essere un  leader religioso sei fondamentalmente un sex- symbol,  accostato da molti addirittura a Massimo Ciavarro
m&m  Che non dimentichiamo che è stato con…
CZEleonora Giorgi!
m&m No, quella di “Taxi driver”
CZ Jodie Foster!
(Dal pubblico): ma è lesbica!
CZ Beh, dopo che è stata con Massimo Ciavarro...Tu in quanto un sex-symbol desti una grande curiosità extra-artistica da parte di una vasta pletora di adolescenti infoiate, le quali sostengono che sotto la tua scorza di duro sotto sotto sei un tenerone…Come rispondi alle tue fans?
m&m Qui si torna nel campo semantico della religione. Niente più della religione è rappresentato da una persona dura che sotto sotto ha un cuore, o meglio da un cuore che sotto sotto ha una scorza dura. Anche questo è un discorso de “Gli Scarabocchi”   che andrà sviluppato e snaturato per bene…
CZ E’ un po’ il filone neo-romantico che pervade questa nuova religione…
m&m Eh, si come il movimento neo-melodico che tutto sommato rappresenta anch’essa una forma di religione, anche quella nata da qualcuno che per ischerzo ha messo in nota un determinato ragionamento, che poi gli è ritornato indietro a dei livelli di lettura più liberi…Una persona che invece di comporre nove milioni di note e di scale come ad esempio Joe Satriani, si ritrova a dire due puttanate in rima che gli ritornano indietro  come un linguaggio nuovo…
CZ Un meccanismo Zen
m&m…come un linguaggio nuovo…Si, il linguaggio non può nascere da una persona sola, ma nasce da un rimpallo tra chi lo crea e chi lo riceve…sostanzialmente qualunque opera sia stata fatta, qualsiasi creatore o narratore, o generatore di storie è come uno che costruisce una sedia con un determinata intenzione, se poi effettivamente la sedia rimane in piedi, funziona, la brevetta…allo stesso modo nel fumetto, o nella narrazione in generale, tanto più in un fumetto che è ancora di più stretto nella narrazione , come “Gli scarabocchi”  …bisogna arrivare a potersi sedere su un filo d’erba, al sedersi sul “meno”, “Gli Scarabocchi”  è fondamentalmente un sottrarre, la narrazione in sé è un sottrarre..per quanto ci sia gente che scrive in maniera aulica, barocca, la scrittura fondamentale è arrivare alla sottrazione, la narrazione in sé è arrivare alla sottrazione, se io faccio un verso, un grugnito, l’effetto è in base a come te lo dico, ti faccio capire quello che sto dicendo.. fino ad arrivare alle emoticons di internet…dove io ti dico “mi ti scopo tua madre e ammazzo i tuoi figli”, però ci metto una faccina sorridente dietro..
CZ  Beh,dovresti brevettarlo, sarebbe molto utilizzato…
m&m…potrebbe essere un’applicazione de “Gli Scarabocchi” 
CZ  Si, per l’Iphone.
m&m  Si: “Uccido tua madre e trituro i tuoi figli”.
CZ … ci sono degli insulti in serbo, di uso comune, che sono molto simili…poi farò un dizionarietto, sarà la  mia prossima opera…Seriamente,  questo discorso sulla narrazione come capacità di sintetizzare al massimo, nell’essenza, al netto dei paradossi, è senza dubbio una delle tue qualità fondamentali ne “Gli Scarabocchi”. Una capacità di sintesi dialettica, di esprimere un pensiero profondo e molto crudo nell’esplosione di una risata.  Come ben sai, ne abbiamo parlato tante volte,  possiamo trovare una serie di riferimenti… all’inizio io pensavo fossero mie speculazioni mentali, poi tu mi hai confermato che erano riferimenti puntali...figure che possono aver ispirato, o possono essere accostabili come padri spirituali alla religione de “Gli Scarabocchi” : certi discorsi di Artaud sul “Teatro della Crudeltà”, la visione dell’esistenzialismo di Camus, Carmelo Bene come autorità magistrale, più di tutti Giorgio Bracardi come primo riferimento…
m&m Chiaramente ogni opera ha un padre. Più una cosa è personale, più è originale, più ha genitori. Fondamentalmente quando noi creiamo un’opera è la somma di tutti i genitori che abbiamo.  Quindi quando uno ha solo due genitori, uno dice: “Vabbè, questo è Topolino fatto da Hitler”…
CZ …che avrebbe anche i suoi pregi…
m&m Si, una bomba! Però se tu sommi Topolino, Hitler, Andreotti e l’Uomo Ragno alla fine, più genitori crei più riesci ad avere un figlio specifico.
CZ Verissimo.
m&m Per me c’è un altro livello di lettura. Quando io ho letto il Marchese De Sade, sono rimasto folgorato…che a poi …ne abbiamo parlato già a Roma (NdT a una presentazione al Forte Fanfulla con Roberto Recchioni)… a te non piace…
CZ Io lo odio. Vorrei che rinascesse per poterlo uccidere io.
m&m Quello che vi ho trovato io è a due livelli: il primo il rapporto Justine-Juliette: la prima perseguiva la virtù e veniva massacrata dal creato, la seconda perseguiva il vizio e veniva premiata dal creato. E poi “Le 120 giornate di Sodoma”. In Justine si è creata una sorta di narrazione dello stile “Viaggio al centro della Terra”: è un romanzo fantascientifico, si parte da un convento dove questa ragazza viene posseduta a sangue da queste monache, che si scopre che uccidono e macinano le ragazzine di nascosto, e parte per un viaggio, in un racconto fantascientifico-avventuroso.
CZ Certo, è un romanzo picaresco diabolico. E ‘un romanzo di formazione satanica.
m&m E’ stato letto da me davvero al pari di un romanzo d’avventura. Come “Le 120 giornate” è un video-gioco. La formula del video gioco: sono 4 personaggi che tu puoi scegliere, gli stessi inseriti in “Salò” di Pasolini, che rappresentano le Istituzioni fondamentali, e come in un gioco corrispondono a diversi livelli, diversi livelli di crudeltà. Questo per dire che, piaccia o meno, ci sono livelli di lettura e di interpretazione di ogni cosa, fino a raggiungere livelli di lettura, non dico più alti, ma incontrollabili. Tornando a “Gli Scarabocchi” , ha scatenato quei livelli di lettura e ri-lettura per me incontrollabili. Quando scrivo una storia io magari so dove voglio arrivare  ma mi accorgo che dopo mi “ritorna indietro” qualcosa che non avrei previsto. E’ come se uno fa un Do di petto e butta giù una caverna, e dopo escono fuori delle pepite dalla terra.
CZ Su Sade secondo me è interessante per fare una riflessione a tuo favore. Perché a me ad esempio piacciono molto i tuoi scarabocchi e non mi piace per nulla Sade?!  Come dico nell’introduzione a “Blorch”, non mi piace “il Male”, non mi piace la letteratura “cattiva” o compiaciuta di essere cattiva. Ora, è chiaro che Sade che, ripeto, a me fa veramente schifo, anche se ovviamente gli riconosco un’importanza capitale…
m&m...Ballard scrisse un trattato sull’importanza di Sade
CZ certo…Ballard è un altro che mi può interessare ma non dire che “mi piace”……perché dicevo secondo me per me la tua opera è migliore..
m&m mi ti stai comprando!
CZ no, no, detto da me che sei meglio di Sade, è come dirti che sei meglio del vomito impastato agli escrementi, non è poi un grande complimento…è chiaro il ruolo di Sade, l’operazione  che lui fa non solo, ovviamente, sulla morale, sul capovolgimento satanico e quindi rivoluzionario, e  tutto il valore filosofico che gli è stato conferito etc.…ma soprattutto,  come diceva  Carmelo Bene, il lavoro sul linguaggio: riducendo la narrazione a una sorta di “lista della spesa” delle torture, è come se lui rendesse le pagine trasparenti, etc…d’accordo…c’è un piccolo dettaglio: che però Sade davvero però poi violentava e torturava le donne, e ‘sta cosa a me non è che  piaccia molto…
m&m Lo faceva veramente?
CZ Stava alla Bastiglia!
m&m Un cosplayer di sé stesso!
CZ Ah, sicuramente un autore onesto..si dice addirittura che la presa della Bastiglia sia stata “ispirata” da lui…la Bastiglia era vista come l’icona dell’ancién regime da abbattere, ma in realtà a quell’epoca non c’erano più prigionieri politici ma pervertiti…
m&m Lo vedi che la Francia a Roma je rompe er…
CZ Mai! E’la conferma che Asterix è tutto sbagliato…insomma, si dice che la presa della Bastiglia sia stata effettuata perché Sade (giustamente, chi meglio di lui!) inventava delle torture mai avvenute (quelle che immaginava lui) e gettava foglietti fuori dalla finestra: “Ci fanno questo, ci uccidono!” e il popolo “Oh, poverini!” e sono andati a liberarli…
 è una delle leggende nere attorno al Marchese…
m&m…ma dove le leggi te ‘ste cose?
CZ… mi pare Ceronetti abbia scritto a riguardo…il punto per me è che in Sade la lettura filosofica, non dico positiva, che dà significato e sostanza alla sua opera, al di là della pura negatività dei suoi contenuti, viene portata da altri...ad esempio da Pasolini, che prende “Le 120 giornate” e interpreta le torture (che Sade avrebbe voluto fare davvero)  come metafora del rapporto del potere con il popolo…cioè che letteralmente ci fanno un…ehm…così...l’insostenibilità di “Salò” di Pasolini ha comunque un senso perché era una denuncia del potere…secondo me in Sade  questo non c’è…nei tuoi scarabocchi, anche nella bestemmia, anche nella volgarità più estrema, è chiaro che al di là del facile gioco del paradosso c’è un urlo esistenziale puro, rischio la banalità,  l’urlo di un’innocenza che non trova più una collocazione e quindi esplode..
m&m Bella questa definizione!
CZ…mentre Sade  veramente la vuole distruggere l’innocenza. Per questo, a livello umano, “Gli Scarabocchi”  mi fanno pensare a Leopardi che era una grande anima che soffriva, e non a Sade che era un bastardo che torturava.  E per ciò, ripeto, al di là della risata fortissima  e straordinaria, quando io cito De Sanctis che parla di Leopardi e dice che nel momento in cui ti dice che la vita è dolore e sofferenze in realtà te la fa amare tantissimo, per me è pertinente, non è una supercazzola…



(Appare Tuono Pettinato)
CZ…Mentre parliamo del Male,siamo visitati da personalità celesti accorse a redimerci…
m&m… siamo attraversati...
CZ… concludendo, è chiaro che dietro a “Gli Scarabocchi”  c’è un desiderio fortissimo che il mondo abbia un senso, per questo ti facevo la domanda sulla religiosità…un ateo totale razionale alla Odifreddi non potrebbe mai scrivere “Gli Scarabocchi”, farebbe una serie di equazioni...
m&m Potrebbe essere il sesto volume…
CZ… dei Vangeli!
m&m… de "Gli Scarabocchi", un tomo di matematica.
CZ  Visto che siamo deliziati dalla presenza di Tuono Pettinato, che non solo incarna in sé il Bello e il Buono, kalòs kai agathòs, ma fin dal nome è una citazione colta vivente..
m&m .vorremmo inserirlo nella discussione…
CZ …sarei onorato!
m&m Vieni ad imbarazzarti!
CZ Un grande applauso…
(Un trionfo applausi accoglie l’artista)
CZ…non hai fatto nulla già hai rimediato un applauso...
m&m Fu uno dei primi ad assistere alla nascita de “Gli Scarabocchi” ... quando ci conoscemmo…nel 2000, proprio qui a Bologna in circostanze…
CZ…circostanze irriferibili...
TP Situazioni di estrema angoscia che poi hanno partorito queste opere…
m&m Sono stati degli anni di piombo che abbiamo vissuto solo noi. Posso raccontare come l’ho conosciuto? In una situazione in cui…
un grande applauso ad Andrea Bruno (Ndt non c’entrava nulla ma ci sta sempre bene!)….una situazione casalinga come quella dell’università di Bologna, alla ricerca di noi stessi e alla fuga di casa nostra, ci incontrammo in una casa qui dietro…in quegli anni si faceva “Kerosene”, si fece anche la versione “Kerosene Rivoluzione”, una specie di pre-grillismo, di grillismo preistorico…
CZ…siamo in contemporanea a Piazza S. Giovanni, questo è il contro-comizio di maicol…
m&m …eravamo io, mirco, Tuono, anzi Ruono Settinato, e C-Rratigher , giovanissimi…E quando c’incontravamo “Ah ma voi siete maicol&mirco!!
TP Li ammiravamo!
CZ Prima dell’agnizione…
m&m si, dopo una settimana…vuoi aggiungere un battuta sagace?
TP Ora la elaboro.
m&m La morale è che anche a Bologna anche in una casa in cui si faceva “Kerosene Rivoluzione”, dove sono nati i proto-scarabocchi, sono potute nascere delle amicizie…
CZ ...delle Superamicizie!
m&m …si, in una situazione drammatica, in una città drammatica, è nato qualcosa di meraviglioso e alto per l’essere umano.
TP Il dolore è l’humus per far nascere “Gli Scarabocchi”.
m&m… si, come si vede nei video, girati dietro casa mia a S.Benedetto del Tronto…

CZ L’ha fatto David Lynch il piano regolatore di S. Benedetto…
TP Io non ho compreso il senso dell'architettura/urbanistica di S. Benedetto del Tronto finché non ho visto "Gli Scarabocchi" su maicol&mirco; S. Benedetto è chiaramente stata costruita in funzione di essere una location per le storie disagiate di maicol
m&m Insomma, si è chiuso ora un cerchio della durata di 10 anni con  “Gli Scarabocchi”…adesso scopriremo il motivo dell’esistenza di Andrea Bruno...
(qualcuno dal pubblico): Perché è tutto rosso?
m&m È rosso cosi si vede meglio su internet.
CZ È il sangue delle vittime. In ogni vignetta si uccide un personaggio cosi da tingere tutto di rosso. Parlando di religioni moderne, è il nostro libretto rosso…
TP E ‘un breviario.
CZ Un ultima domanda, visto che l’alcool scorre nelle vene di molti in una quantità ormai ingestibile: quanto ancora sfrutterai il filone degli scarabocchi fatti 12 anni fa senza fare nulla, e quando invece farai una nuova opera?
m&m solamente il primo BLAM è di 12 anni fa, ormai è memorabilia, il secondo BLORCH è di quest’anno…E poi “Gli Scarabocchi”  come tutte le religioni verrà sfruttato finché non prevarrà …
CZ Quindi tu aspetti comunque qualcuno che verrà per deformare il tuo messaggio, altrimenti non potrebbe diventare mai una vera religione…
m&m L’apoteosi di un autore è quando ha un epigono…però nessun Superamico ce l’ha…forse Ratigher (ma ve lo dico in disparte)…
CZ  Io ho registrato tutto quindi sei tecnicamente ricattabile...
m&m  Se qualcuno ha delle domande…
CZ  E’una delle ultime occasioni in cui potrebbe essere accessibile.
m&m Il mio stile di vita non mi consente di garantire altre apparizioni...
CZ La polizia potrebbe raggiungerlo nelle prossime ore..
Daniela Odri Mazza (per Conversazioni sul Fumetto)  Una curiosità perversa: alcune volte hai riproposto in più scarabocchi gli stessi personaggi, alcuni dei quali interessantissimi, come Piermario e la sua famiglia sgangherata o Ivo il Barzellettiere. Non hai mai pensato a fare degli spin-off, delle storie autonome in cui fossero protagonisti?
CZ Sarebbero un po’ gli “Atti degli Apostoli”.
m&m Beh, si, tutto sommato i personaggi corrispondono a S.Giovanni, Pietro…
CZ Dovresti fare “Le Lettere di Ivo il Barzellettiere”!
m&m Siete due stronzi  perché verrà fatto uno spin-off proprio su Ivo il Barzellettiere, una sorta di “Zelig”, di avanspettacolo comico in cui lui salirà sul palco.
 CZ …per questo intuizione allora ci ritagliamo i ruoli di Padri della Chiesa.
 m&m …avrei bisogno in effetti di un paio di apostoli, rinnovabili
Vorrei ringraziare Giordano Viozzi, L’uomo con gli occhiali e la barba che fa il grafico (Roberto Montani) E Tuono Pettinato, l’uomo che ha fatto maicol&mirco! 
CZ Dunque, in questa religione lui è il creatore…
 m&m il demiurgo! 
CZ il demiurgo malvagio.
 TP un semi-urgo... 
 CZ Credo dunque a questo punto possiamo passare a un momento di preghiera...
TP ..e di flagellazione. 
m&m  Grazie a tutti, servi vostri! 





domenica 20 gennaio 2013

Il non-senso di colpa

Tra i manzoniani venticinque lettori di questo blog si annoverano senza dubbio alcune tra le "menti migliori della mia generazione" (per citare, come amo definirlo, un noto ciccione invertito).
E' per me un onore ricevere attenzione e consigli da persone verso le quali nutro, al di là della divergenza d'opinioni anche su temi centrali, da anni profonda stima intellettuale.
E' il caso di Emanuele Sabetta.
Col suo gentile permesso, riporto integralmente un suo lungo e interessante commento su Facebook relativo al mio articolo su "Trama" di Ratigher che trovate qui
Per onestà devo ricordare ai lettori che trattasi di un intervento su un social network,  quindi la forma e l'organicità dello scritto non sono quelle che Emanuele avrebbe conferito se avesse pensato di pubblicarlo su un blog. 
Concludo questa doverosa introduzione riferendovi un suo cortese auspicio: "Spero che le mie stupide farneticazioni possano risultare noiose il meno possibile per il tuo pregevole pubblico."
Onestamente credo che solo uno stupido farneticante potrebbe trovarle noiose.

Per questa volta preferisco dare spazio nel post principale al contributo di Emanuele (titolo del post e i grassetti sono miei, quest'ultimi per facilitare la lettura), la mia risposta la trovate in calce. Buona Lettura

COMMENTO DI EMANUELE SABETTA

Finalmente ho avuto tempo di leggerla anche io. La recensione di Adriano è gustosissima. Anche se non ai livelli di quella stellare e perfetta dedicata a “Gli scarabocchi di maicol&mirco”, devo dire che le vertigini da piani alti della giostra intellettuale dell'universo del Conte ci sono anche qui. Lo scandagliare non pedissequo dell'opera è interrotto da suggestivi riferimenti alla letteratura del '900 e ad alcuni memi cult della cultura pop, pur senza appesantire l'analisi, che si legge d'un fiato. 

Adriano mi ha chiesto di essere sincero e di dire anche quello che non mi ha convinto. Un invito che raramente rifiuto, in quanto la ricerca delle critiche è indice di grande onestà intellettuale. Come diceva Nietzsche: "Si corrompe di sicuro un giovane, se gli si insegna a stimare chi la pensa come lui di più di chi la pensa diversamente." Ecco le poche cose che mi hanno lasciato perplesso:

1) L'assenza di riferimenti al film "Cane di Paglia" di Peckinpah, la cui storia e' quasi un "Trama" ante-litteram. Da vedere secondo me se è piaciuto Trama.

2) Trovo poco evidenziato il tema a mio parere tra i più importanti dell'opera, lo stesso tra l'altro del film di Peckinpah, ovvero che ogni uomo nasconde a se stesso il suo lato oscuro, il suo essere accomunato a tutti gli esseri umani da una natura che è null'altro che un mostro irrazionale e violento, un mostro che se messo all'angolo, in una condizione di crisi da cui non può uscire razionalmente, assiste al crollare del castello di carte delle finzioni morali e sociali che lo maschera disvelando il suo vero volto. In Trama questo si spinge anche più in là che nel film con Dustin Hoffman, suggerendo allo spettatore che l'irriducibile follia umana, al pari della morte, e' la "livella" con cui tutti, senza distinzioni, debbono confrontarsi, e che una volta "toccata con mano", confuta l'ingenuo snobismo delle classi agiate nei confronti di coloro che percepiscono meno "sani" (in senso pitagorico) e che emarginano dal loro mondo sperando di dimenticare ed esorcizzare il fango da cui tutti proveniamo e a cui tutti ritorneremo.

3) Mi ha stupito trovare citata la vecchia tesi del senso di colpa come originatosi culturalmente dalla propaganda cristiana. E' una posizione a mio parere oggi poco difendibile. Il senso di colpa e' una emozione biologicamente primitiva che si e' dimostrata esistere anche nei primati oltre che nell'uomo (il famoso esperimento della raccolta della banana che causa la scossa all'altro scimpanze', facendo sentire in colpa lo scimpanze' che l'ha raccolta e inibendone l'azione di raccogliere la banana in futuro), ed e' un effetto secondario dell'istinto di altruismo reciproco scoperto da Trivers (1971). Tre decenni fa Trivers intui' che la capacità di provare senso di colpa doveva essersi evoluta per aiutare le persone nel mantenere buona la loro reputazione, senza la quale sarebbero espulsi dal branco riducendo le loro probabilità di sopravvivenza. In seguito l'economista Robert Frank (1988) spiegò perché il senso di colpa non poteva essere solo finto dall'individuo ma doveva essere reale: se non fosse stato costly-to-fake nessuno gli avrebbe creduto (la stessa ragione per cui ci si fa del male piangendo, ovvero stringendo le palpebre al punto da causare irritazione e arrossamento degli occhi, in modo da mandare un segnale onesto di sofferenza con un costo così alto che solo in casi di vero bisogno ha senso usare). La conferma sperimentale giunse con due studi che avevano per soggetto giochi di accordi sociali ripetuti, compiuti da Ketelaar & Au (2003), e che inoltre effettuando una serie ripetuta di sedute del Dilemma del Prigionero su un gruppo di soggetti ignari, misurarono che la propensione a cooperare dei soggetti che erano stato sottoposti ad una esperienza che induceva senso di colpa era molto maggiore (53% di risposte cooperative) rispetto a quella dei soggetti di controllo che non lo erano stati (solo 39% di risposte cooperative). Inoltre i soggetti che avevano scelto in precedenza di non cooperare, si mostrarono quelli che in seguito erano più motivati a cooperare, mostrando come il senso di colpa si sia evoluto anche con la funzione di spingere gli esseri umani a compensare le perdite di reputazione precedenti. L'universalita' dell'emozione del senso di colpa nelle varie culture umane, indipendentemente da religione e linguaggio, e' stata dimostrata in uno studio su oltre 50 culture diverse in tutto il mondo da Paul Ekman (1999), quindi non darei molto peso all'aneddoto indiano. Successivi studi nel campo della neurologia hanno individuato nella regione della corteccia orbitofontale il gruppo di neuroni specializzati nella attivazione del senso di colpa. Pazienti con danni a quella regione del cervello non riuscivano piu' a provare rimorso e senso di colpa nel violare norme sociali (Damasio, 2003). La modellazione matematica (Lindbeck et al. 1999; Mengel 2008) ha mostrato come fosse vantaggioso per un individuo sociale (come noi primati) evolvere un meccanismo che non solo gli facesse provare rimorso dopo la violazione di una norma morale, ma che tale rimorso dovesse diminuire se altri del suo gruppo compissero la medesima violazione in quanto le sanzioni da parte del gruppo diventerebbero meno severe in quanto ogni individuo del gruppo avrebbe una maggiore probabilita' di avere nel proprio network di amici qualcuno che ha violato la norma. Questo trovo' corrispondenza nei test su soggetti reali, che infatti si sentivano meno in colpa di violare una norma quando vedevano altri fare lo stesso (Traxler C, Winter J, 2009).
4) Non e' corretto a mio modesto parere neanche dire che il senso di colpa si sia originato culturalmente con il cristianesimo. Gia' Platone nel quinto secolo prima di cristo fondava la validita' della sua etica sull'esistenza del rimorso di coscienza. Nel 2° libro della "La Repubblica" Platone narra il mito dell'anello di Gige, il famoso anello capace di dare l'invisibilità e quindi l'impunità totale a chi lo indossa. Per dimostrare che un uomo non dovrebbe compiere una ingiustizia a proprio vantaggio anche se indossa tale anello, Platone sostiene l'esistenza di un senso di giustizia dimenticato, che se recuperato liberandosi dall'ignoranza, porterebbe gli uomini ad avere coscienza che invece l'agire in quel modo non porta alcun vantaggio, in quanto danneggiando la comunità si danneggerebbe indirettamente anche se stessi (tale tesi di Platone lascia molto a desiderare, lo so, ma ancora oggi gode di grande popolarità). Per Platone gli uomini con tale coscienza sarebbero quindi tutti gli uomini, e quelli apparentemente privi di tale coscienza in realtà non ne sarebbero privi ma non sentirebbero il rimorso di coscienza solo perché avrebbero dimenticato (per colpa del solito fiume Lete) l'idea di Giustizia al momento di nascere. Le fantasiose speculazioni dei Platonici erano comunque perlomeno più vicine al vero di quelle degli esistenzialisti, che invece o portavano il senso di colpa all'estremizzazione quasi messianica (come Dostoevski), o, Camus su tutti, si produssero in speculazioni dell'assurdo mostrando l'uomo come capace di essere privo del tutto di rimorso, indifferente all'ingiustizia come lo è l'universo (come il personaggio Meursault ne "Lo Straniero", 1942) o il senso di colpa come la causa stessa dell'ingiustizia (come il personaggio Clamence ne "La Caduta", 1956). Nietzsche, che viene spesso impropriamente liquidato come esistenzialista (cosa falsissima), aveva visto come al solito lungo, e aveva colto in pieno il problema affermando che i filosofi avevano per troppo tempo scambiato la psicologia e gli umori del corpo per principi di verità purtroppo poi rivelatisi "umani, troppo umani". Non posso non citare a riguardo il brano "Dei Pregiudizi dei Filosofi" (Al di Là del Bene e del Male, 1886) del supremo martellatore tedesco, dove Egli indica con intelligenza profetica l'evoluzione degli istinti per la conservazione della specie come fonte occulta delle suggestioni della metafisica dei filosofi di ogni tempo:

"[...] Dopo avere, abbastanza a lungo, letto i filosofi tra le righe e riveduto loro le bucce, misono detto: occorre ancora considerare la maggior parte del pensiero cosciente tra le attività dell'istinto, e anche laddove si tratta del pensiero filosofico; occorre, a questo punto, trasformare il proprio modo di vedere, come si è fatto per quanto riguarda l'ereditarietà e l'«innatismo». Come l'atto della nascita non può essere preso in
considerazione nel processo e nel progresso dell'ereditarietà, così l'«esser cosciente» non può essere "contrapposto", in una qualche maniera decisiva, all'istintivo, - il pensiero cosciente di un filosofo è per lo più segretamente diretto dai suoi istinti e costretto in determinati binari. Anche dietro ogni logica e la sua apparente sovranità di movimento stanno apprezzamenti di valore, o per esprimermi più chiaramente, esigenze
fisiologiche di una determinata specie di vita. Per esempio, che il determinato abbia più valore dell'indeterminato, che l'apparenza sia meno valida della «verità»: simili apprezzamenti, con tutta la loro importanza regolativa per "noi", potrebbero, pur tuttavia, essere soltanto apprezzamenti pregiudiziali, una determinata specie di "niaiserie", come può essere appunto necessaria per la conservazione di esseri quali noi siamo. [...] Quel che ci stimola a guardare, con aria tra diffidente e sarcastica, tutti i filosofi, non consiste nel fatto che si scopre continuamente quanto essi siano ingenui - quanto spesso e con quanta facilità si ingannino e si smarriscano, insomma nella loro puerilità e nel loro candore - bensì nel fatto che non c'è in loro sufficiente onestà: pur levando, tutti quanti sono, un grande e virtuoso strepito, non appena, anche soltanto da lontano, viene sfiorato il problema della veracità. Fanno tutti le viste d'aver scoperto e raggiunto le loro proprie opinioni attraverso l'autonomo sviluppo di una dialettica fredda, pura, divinamente imperturbabile (per differenziarsi dai mistici di ogni grado, che sono più onesti di loro e più babbei giacché parlano d'«ispirazione»): mentre invece, in fondo, una tesi pregiudizialmente adottata, un'idea improvvisa, una «suggestione», per lo più un desiderio interiore reso astratto e filtrato al setaccio vengono sostenuti da costoro con ragioni posteriormente cercate - sono tutti quanti degli avvocati che non vogliono farsi chiamare tali e in realtà, il più delle volte, persino scaltriti patrocinatori dei loro stessi pregiudizi, cui dànno il battesimo di «verità» [...] è tempo, infine, di sostituire la domanda kantiana, «come sono possibili giudizi sintetici "a priori"?», con un'altra domanda: «Perché è "necessaria" la fede in siffatti giudizi?» - cioè è tempo di renderci conto che tali giudizi devono essere "creduti" come veri al fine della conservazione di esseri della nostra specie; ragion per cui, naturalmente, potrebbero anche essere giudizi "falsi"! Ovvero, per parlare più chiaro, rudemente e radicalmente: giudizi sintetici "a priori" non dovrebbero affatto «essere possibili»: non abbiamo alcun diritto a essi, nella nostra bocca sono giudizi falsi e nulla più. Salvo il fatto che è indubbiamente necessaria la credenza nella loro verità, in quanto credenza pregiudiziale e immediata evidenza che rientra nell'ottica prospettica della vita.[...]".

E ancora più direttamente, nella seconda introduzione a "La Gaia Scienza" scriveva:

"[...] L'inconscio travestimento di necessità fisiologiche sotto la maschera dell'oggettività, dell'idealità, della spiritualità pura si spinge sino a limiti orripilanti, e spesso mi sono domandato se, detto grossolanamente, la filosofia fino ad ora non sia stata altro che un'interpretazione del corpo e un fraintendimento del corpo. Dietro i più alti giudizi di valore dai quali fino ad ora è stata guidata la storia del pensiero sono nascosti fraintendimenti della costituzione fisica, sia del singolo, sia dei ceti o addirittura delle razze. Tutte le ardite follie della metafisica, in particolare le sue risposte alla domanda sul valore dell'esistenza, si possono sempre considerare sintomi di determinati corpi; e se globalmente a tali affermazioni o negazioni del corpo non si può attribuire nemmeno un briciolo di significato, esse pur tuttavia forniscono allo storico e allo psicologo tanti preziosi suggerimenti in quanto sono, come abbiamo detto, sintomi del corpo, del suo riuscire e fallire, della sua pienezza, potenza, autodominio nella storia, ma anche dei suoi impedimenti, stanchezze, impoverimenti, del suo presentimento della fine, della sua volontà di finire. Io continuo ad aspettarmi che un medico filosofico nel senso non comune del termine — ovvero che si dedichi al problema della salute globale di popolo, tempo, razza, umanità — abbia finalmente il coraggio di portare alle sue estreme conseguenze il mio dubbio e di osare questa affermazione: fino ad oggi, tutto il filosofare non è stato «verità», ma qualcos'altro, diciamo salute, futuro, crescita, potenza, vita [...]" 
o e del corpo, i cui scopi sono da ricercarsi non certo nell'idea di Giustizia platonica, bensì nell'aver un tempo conferito un vantaggio selettivo durante l'evoluzione dell'homo sapiens, ed è quindi in questo molto meno affidabile di quanto lo si voglia dipingere, presentandosi in certe circostanze e non in altre, per il solo tornaconto dei geni che ne codificano l'espressione e a discapito di tutti gli altri. Ben lontano quindi dall'ideale che Platone sognava quando scriveva la sua politeia. Anzi, come diceva il (sempre) giustamente citato carmelo Bene, l'Etica non ha senso di colpa, in quanto l'Etica ideale (diversa da quella reale con la e minuscola, quella che è estetica travestita) è scevra da influenze fisiologiche.

5) Ultima ma non meno importante: non ho trovato alcun riferimento nella recensione del Conte agli spunti iniziatici che pure costellano l'opera di Ratigher. Sono troppi per citarli, ma sicuramente i meno abilmente celati sono l'edificio a sette gradini e con sette porte del non-filosofo-anti-star, chiaro riferimento alla scala dei sette cieli interiori che deve attraversare l'iniziato, la caduta dalla scala associata subito all'atto sessuale come simbolo della conoscenza proibita raggiunta, la discesa nelle viscere della terra per il completamento dell'opera al nero (V.I.T.R.I.O.L.) seguendo la barca di bimbo-fango-fama nel ruolo di psicopompo, ruolo che mercurialmente gioca fin dall'inizio per condurre i due (che sono in realtà uno, le due parti maschile e femminile dell'anima platonica) alla "via del sol" iniziatica che costituisce in ultima analisi la vera matrice di Trama, il cui scopo finale è emblematicamente rappresentato dal prendere nelle proprie mani la testa mozzata, il godhead, il caput corvi, la testa perduta di Orione il folle, di Ganesha signore dell'AUM, il sole dell'ora e dell'adesso, così come Esau tagliò la testa a Nimrod ed Erode al Battista

Non vedo l'ora di leggere prossime recensioni, di certo altrettanto stimolanti intellettualmente (cosa rara di questi tempi), e appena ho un poco di tempo lo farò con piacere. Grazie tantissimo. 

RISPOSTA DEL CONTE

Carissimo Emanuele, 
è già per me un onore e una vittoria aver destato una discussione di livello simile con un mio articolo.
Prima di risponderti, voglio dirti che sinceramente (sai quanto io non sia affatto una persona modesta) mi inchino alla tua erudizione e alla solidità delle tua argomentazioni. L'unica altra persona verso la cui sapienza provo simile ammirazione è il nostro comune amico Daniele Capuano (che spero un giorno fregi il blog dei suoi preziosissimi contributi).
Volevo risponderti di getto, ma gli impegni mondani che tutti ci attanagliano, più improvvisi ostacoli tecnologici, hanno cospirato per farmi elaborare una più meditata risposta. 
Eccoci dunque:
1) Grazie per aver mantenuto la promessa, onorando il monito del nostro amato Federico. 
Certo, "Cane di paglia" è pertinente, un film importante quanto forte. Non so quanto sia un'ispirazione consapevole, dovrebbe illuminarci l'autore. Credo, come ho scritto, che la sua sia stata un'operazione indipendente da un preciso riferimento, l'impressione è che abbia preso una "trama", appunto, vista infinite volte in film, libri e fumetti noir/horror e l'abbia innervata delle tematiche camusiane che tutti abbiamo riconosciuto. Ma per l'appunto, solo il nostro amico Ratigher può illuminarci.

2) Sono d'accordo con la tua analisi. Credevo d'aver toccato l'argomento attraverso la citazione di Fitzgerald, in particolare del racconto che menziono fin dal titolo del post, dove appunto il rapporto tra morte e ricchezza, e la illusoria follia di "controllare" la vita e la morte da parte delle classi agiate viene esposta e scandagliata fino al delirio finale. Comprendo comunque il rilievo sulla necessità di una maggiore esplicitazione.

3-4) Qui ci divertiamo. E'il nodo secondo me sia del mio articolo che del tuo commento, perché credo sia evidentemente quello dell'opera in questione. E' un tema assai delicato, è facile che le parole assumano un'ambiguità ingannevole. Chiariamo un equivoco subito: quando parlo di senso di colpa non parlo del naturale, "giusto" (qui Federico avrebbe da ridire) rimorso conseguente ad un'azione gratuitamente malvagia, o che comunque crea dolore e sofferenza ad altri. Parlo di un'attitudine generale, di una oppressione interiore, di una sovrastruttura "a priori", che secondo me è specificamente stata creata a tavolino nella cultura paolina. 
Mi spiego: nel Platone che tu citi il Male è problema centrale. Nel X libro della "Repubblica" troviamo il famoso mito di Er, in cui troviamo la giustificazione metafisica dell'esistenza del Male. Ora, in Platone come già in maniera differente nei tragici, il Male assume un carattere non lontano da Ananke, cioè di necessaria presenza connaturata alla riottosità della materia "non ordinata", che nemmeno il Demiurgo riesce ad informare di purezza ideale.
Come già accennato, il senso di colpa in un certo senso permea tutta la tragedia greca, ma ravviso una radicale diversità rispetto a ciò che intendo. Il concetto di Hybris (il superamento di quelle che nella cultura indiana vengono chiamate maryadas, i limiti del giusto comportamento, le barriere del Dharma) e quindi di necessaria Nemesis, al netto delle esaltazioni romantiche della figura prometeica o dell'Ulisse dantesco, ha un suo preciso senso di giustizia divina. Hai superato i limiti, vieni punito (sto parlando concettualmente, al di là del fatto che questi limiti siano giusti o meno, siano legge divina o sovrastruttura ideologica di una casta sacerdotale).
Non è il peccato originale, connaturato ontologicamente come marchio metafisico alla condizione umana. Nella visione cristiana c'è per me un surplus di "colpa" rispetto alla visione platonica della necessaria (quindi paradossalmente innocente!) mescolanza di caos congenita alla materia. Il Nostro amato Nietzsche, se è vero che nella sua genealogia della morale (intendo non il libro ma la sua ricostruzione della storia della filosofia morale) attacca sia Socrate (dunque Platone che lo filtra) che Gesù (o meglio  Paolo, il gran deformatore, vero fondatore del Cristianesimo storico), nella "Genealogia della morale" (il libro stavolta!) contrappone se non erro la morale giudaico-cristiana a quella greco-romana, vedendo nella prima la vittoria della "morale del gregge" contro la "morale dei signori".
Ancora di più nella metafisica indiana, trovo sublime che quello che spesso viene grossolanamente associato al concetto di peccato cristiano, in realtà sia ignoranza (papam). Quando il sublime Shankara chiede perdono alla Devi per la sua indegnità, ripete "non so, non so". In India (parlo dei mistici non della devozione popolare) non c'è quel rapporto "debitore-creditore" che Nietzsche imputa al Cristianesimo (o meglio di cui il Cristianesimo ha amplificato i termini in misura incolmabile rispetto alla precedente venerazione per gli antenati).

In india non avrebbero mai potuto scrivere un libro come il "Secretum" di Petrarca, in cui c'è credo la rappresentazione migliore di quello che io chiamo "senso di colpa": il "vorrei ma non posso", che si bea della  condizione di peccatore per non risolvere i nodi interiori.
L'anticamera della nevrosi moderna. Se ci fosse stato Shankara, o un qualsiasi autentico maestro orientale, e non il cervellotico Agostino, si sarebbe fatto beffe delle giustificazioni di Francesco, inchiodandolo al suo "dover divenire" specchio della Bellezza dello Spirito.
Io chiamo "senso di colpa" una lacerazione tra mente e cuore, tra consapevolezza e volontà, una comoda "tasca" di giustificazioni che ci consente di reiterare ciò che già coscientemente abbiamo riconosciuto come "errore", 
Il sacramento della confessione ne è la criminale celebrazione, in cui il peccatore si confina nella propria condizione di indegnità, mettendosi a posto la coscienza con una delega spirituale,  moralmente inconsistente, a un intermediario artificiale.
Il senso di colpa previene l'introspezione, delegandola a un interlocutore esterno, minando ogni possibilità di evoluzione interiore. Ci impedisce di ergerci nella nostra dignità di essere liberi.
E' un cortocircuito mente-volontà, un vuoto interiore su cui l'Impero della Chiesa ha speculato con diabolica abilità psicologica. E' tecnicamente un non-senso, da cui il titolo del post.
Al di la di speculazioni, rimane per me l'evidenza che leggendo la "Bhagavad Gita" o l'"Asthavakra Samhita"Shankara o KabirLao Tze  Confucio (ma anche Socrate, secondo me, se si discerne il filtro platonico) non si avverte il peso  oppressivo dell'ossessione del peccato, l'epilessia totalizzante di un Paolo o la morsa irrazionale di un Tertulliano.
Si dissolve il pensiero in una pace sapienziale, si innalza lo spirito in un orizzonte di liberazione che può essere accettabile e di razionale conforto anche per un ateo.
Invece delle smorfie di dolore, del compiacimento morboso della sofferenza che inquina tanti Padri della Chiesa (non tutti, non il grande S.Juan della Cruz, ad esempio), affiora il sorriso distaccato del Buddha, la danza innocente di Ganesha, il gioco divino di Krishna, la gioia cosmica di Shiva.
  Apollo e Dioniso ancora riconciliati prima della divisione platonica.


5) Credo tu sappia quanto la mia formazione, e la mia prosa, siano intrise di riferimenti al simbolismo iniziatico, la mia frequentazione degli archetipi che tu hai correttamente elencato esubera dal mero studio intellettuale per diventare (da anni) faro simbolico di un percorso spirituale. Avendo avuto la grazia di studiare col prof. Giovanni Casoli (di cui i nostri stimatissimi amici Lorenzo Ceccotti e Daniele Capuano ti avranno certamente parlato), sono innamorato della ricchezza etimologica della parola "simbolo" (dal greco sumbolon, derivato dal verbo sumballo, “mettere insieme, far coincidere”), non identica ma affine a quella della parole "religione" (latino re-ligare, tenere insieme), "sinagoga" (dal greco sunagoge, assemblea)e "yoga" (unione, dal sancrito Yuj, aggiogare, legare) etc..
Io credo nei simboli. In questo sono molto medievale, "per visibilia ad invisibilia", sottoscriverei col sangue le parole di Pavel Florenskij che definisce le icone "porte regali" verso l'Assoluto. Nella mia analisi di "Trama" non ho voluto "vedere" in un certo senso quello che tu brillantemente esponi, per limitare la riflessione a quello che credo sia la "fase cosciente" dell'ispirazione di Ratigher. Ciò non toglie che magari mi sono sbagliato, che dietro ci sia uno studio attento della simbologia tradizionale (anche qui solo l'Autore può dirimere la rispettosissima contesa), o che magari mi sono sbagliato comunque, perché non far affiorare in un'analisi elementi che magari solo inconsciamente un artista riversa nella sua opera?
Chapeu, comunque, Emanuele, spero che le mie modeste risposte possano essere soddisfacenti, e che tu possa continuare ad impreziosire questo blog con i tuoi contributi.
E grazie ovviamente a Ratigher, la cui opera ha ispirato una discussione così interessante, almeno per il sottoscritto.
Adriano