domenica 2 dicembre 2018

Maria Callas #IconeMetropolitane





In occasione dell'anniversario della nascita di Maria Callas, pubblichiamo il testo del video realizzato per #LettureMetropolitane come recensione del documentario Maria by Callas di Tom Volf.


"Maria by Callas", evento speciale fino al 18 Aprile, è un documentario, firmato da Tom Volf, di quasi due ore sulla vita della più venerata diva della lirica del Novecento.
Come sottolinea il titolo originale, nel documentario la Callas è narrata "dalle sue stesse parole".
La narrazione, infatti, è accompagnata da estratti di interviste, dichiarazioni pubbliche o confessioni private, lettere e memorie, in cui è la stessa diva  a commentare, evocare, raccontare le vicende straordinariamente drammatiche della sua esistenza,
Una narrazione che intreccia carriera e vita sentimentale.


Dagli esordi prima difficili e poi folgoranti ai trionfi alla Scala nel pieno degli anni '50, in cui avvenne la celebre perdita di 36 chili di peso, fino al celebre caso del ritiro dalla scena per afonia nel Gennaio del '58 a Roma, che tante polemiche e dolorosi strascichi provocò, dal matrimonio infelice con l'imprenditore Meneghini alla storia d'amore scandalosa e tormentata con l'armatore greco Onasiss, fino al breve e impossibile idillio poetico con Pier Paolo Pasolini, che la diresse in una memorabile versione cinematografica di  "Medea".


Da adoranti ammiratori della Callas, avremmo potuto vedere altre dieci ore di documentario, lo rivedremmo tutti i giorni, per la grazia ipnotica della diva, per il carisma altero e primordiale della sua figura, per la meravigliosa fierezza della cantante, al contempo così irriducibilmente fragile: un incanto che strugge e commuove.


Tecnicamente, però. il documentario è forse sbilanciato sulla devozione tour court: non un cenno alla grande (e degnissima) rivale, Renata Tebaldi (che merita con il massimo rispetto di essere riscoperta dal grande pubblico) o a Giuseppe Di Stefano, che appare nelle immagini felici dell'ultimo tour mondiale.



Carmelo Bene (da Goffredo Fofi  definito la "Maria Callas del Teatro del Novecento"), che la divertiva denigrando il personaggio di Violetta ne "La Traviata" chiamandola "brutta", così splendidamente tributava il suo omaggio alla diva: "La voce dell'opera si è fermata con la Callas, una perfezionista, nel senso che perfezionava i suoi difetti, come tutti i geni. Trovare e cestinare. Di questo si tratta". 


Non possiamo che concludere ricordando le parole pressoché definitive di Franco Zeffirelli: "Quella voce ci affascinò come un sortilegio, un prodigio che non si poteva definire in alcun modo, la si poteva soltanto ascoltare come prigionieri di un incantesimo, di un turbamento mai esplorato prima. Ma non si può rendere appieno la tempesta di emozioni che suscitava in chi l'ascoltava per la prima volta. Perché Maria è un regalo di Dio che non si può definire nel tempo: Maria c'è sempre stata e ci sarà per sempre.".

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