mercoledì 27 marzo 2013

"L'Incal" di Moebius e Jodorowsky- la recensione su "Conversazioni sul Fumetto"

Oggi su "Conversazioni sul Fumetto" trovate la recensione a una delle mie opere predilette nell'arte del fumetto: "L'Incal" di Moebius e Jodorowsky!
Eccola QUI

Buona Lettura

giovedì 14 marzo 2013

"Tempest"- la quiete del saggio dopo la tempesta del genio



Sono passati molti mesi dalla pubblicazione di "Tempest", l'ultima opera del più grande artista popolare, a mio avviso, dell'ultimo secolo, Bob Dylan.
Mesi di ascolto quasi quotidiano, in cui antiche riflessioni e intuizioni improvvise hanno danzato nella mente, alternandosi nel più scomodo dei ruoli: essere la guida che incerta tiene la lampada ("always carry a lightbulb!") nel labirinto oscuro, irto di insidie ma gravido di tesori nascosti, della filologia dylaniana.
In molti, e con grande competenza, si sono cimentati nell'immenso sforzo di ricomporre lo sterminato mosaico di citazioni, riferimenti, omaggi al limite del furto, serissimi giochi e continui rimandi all'intera tradizione della cultura popolare, non solo, americana, che Dylan ha, stavolta più che mai, ricamato come un dispettoso cabalista.
Giunti alla fine della loro paziente ricostruzione, gli speranzosi ricercatori (a cui va tutta la nostra rispettosa solidarietà) hanno atteso l'illuminazione definitiva, trepidando nel posizionare l'ultimo, agognato tassello, che avrebbe finalmente rivelato il grande disegno d'insieme...
Ma si sono ritrovati ancora una volta davanti, come la mappa necessariamente incompleta d'un percorso infinito, l'enigma che da sempre sfidano invano, l'immagine che puntualmente li irride nel suo mistero.
 Il volto, più ambiguo della Gioconda nel suo beffardo sorriso, della Sfinge dylaniana.

Come il Nostro all'apice della sua leggenda, non ci rimane che accettare il caos, sperando che esso accetti noi. Perdersi nel labirinto, rinunciando alla mappa, danzando nella tenebra, evitando le sabbie mobili dell'esegesi, ma abbandonandosi estaticamente all'ascolto, lasciando risuonare l'eco interiore dei versi, confidando di trovare per caso, magari inciampandovi, lo scrigno magico della verità simbolica.


Più che una recensione, lo stralcio d'un diario intimo, più che una critica, appunti dettati da un ascolto interiore.




Come il volto della statua (un particolare del fiume Moldava, rappresentato come una giovane addormentata, del basamento della Pallade Atena di Vienna) lo è nel rosso della copertina, la grazia stentorea del magistero compositivo dylaniano è qui immersa nel sangue, il flusso dell'ispirazione è avvolto dalla morte, sotto lo sguardo severo e ardente della Dea della Sapienza.

La Verità testimonia, nella sua potente eterna saggezza, lo scorrere perenne della sofferenza e del dolore umano.

Già ho scritto altrove, parlando sempre di Dylan, non possiamo pretendere che il nuovo disco di un'artista della sua potenza iconica possa avere l'impatto  rivoluzionario dei suoi dischi storici. 

Se tutti hanno dovuto fare i conti con la grandezza del modello dylaniano, figuriamoci Dylan stesso (questo vale per qualsiasi genio rivoluzionario raggiunga la vetta in qualsiasi campo, da Orson Welles nel cinema a McEnroe nel tennis). Egli ha dunque dovuto combattere, come già scrissi, "con genio per non diventare il poeta alessandrino di sè stesso" (verrebbe da aggiungere col suo stesso genio, come preannunciato in uno dei suoi tanti capolavori nascosti, "Where are you tonight?": "i fought with my twin, that enemy within, 'til both of us fell by the way") .

Come ogni vero sapiente esoterico (vedasi la citazione di Carlo Tenca in calce a "Il Cimitero di Praga" di Umberto Eco, laddove si dice "...gli episodi sono pur necessari, anzi costituiscono la parte principale di un racconto storico...e...hanno il pregio di sviare più che mai la mente del lettore dal fatto principale"), Dylan ha spostato l'attenzione dall'essenza segreta del disco, consegnando alla 
storia brani destinati a una facilissima celebrazione, a divenire evento mediatico obbligatorio ("Dylan scrive una canzone di 14 minuti sul Titanic!", "Dylan scrive una canzone per John Lennon!").
Oppure, dissimulando il messaggio dirompente dietro l'innocua apparenza di un motivetto anacronistico come "Duquense Whistle".
Per me le vere gemme del disco sono altre, non "Roll on, John" (qualcuno ha mai riflettuto che l'ultima cosa che fece Lennon in pubblico fu la parodia del suo antico mito e amico Dylan appena convertito al Cristianesimo?! Questo spiegherebbe i 22 anni di riflessione...), nemmeno la title-track sul Titanic, che è in realtà una magistrale trasposizione in rima del film di Cameron.
I diamanti, oscuri e taglienti fino allo sfregio,  per me sono "Tin Angel" e, soprattutto, "Scarlet Town". La prima è una sontuosa "murder ballad", ipnotica come un richiamo infernale, in cui scorrono e confluiscono in una possente ispirazione tutte le grandi storie d'amore tragiche che hanno puntellato il cammino del grande cantautore, da "She died of Love" a "Black Jack Davey", passando per "Lily, Rosemary and the Jack of Hearts", capovolta però nel suo rovescio anti-eroico e noir.
La seconda è, accanto a "Missisipi" ed "Ain't talkin'", il brano dell'ultimo ventennio dylaniano che porrei a fianco, per intensità, ricchezza d'immagini e possesso formale, a classici assoluti come "Dirge" o "Wedding Song". Un microcosmo colmo di contraddizioni eppure perfettamente conchiuso, una Macondo per gnostici disillusi, dove il Bene e il Male si mescolano nel cuore degli uomini sotto forma di fedeltà e vizio. Una città al di là del tempo e dello spazio, che forse solo chi ha percorso fino in fondo "Desolation row" può arrivare a visitare. 
Le altre tracce non fanno altro che rendere compiuta e definitiva l'opera di costante rielaborazione che il grande cantautore fa da ormai più di 20 anni di tutta la tradizione a lui antecedente: "Early Roman Kings" come "Beyond here lies nothin'" è una variazione interessante su accordi celeberrimi; "Narrow way" e "Soon after midnight" sembrano l'evoluzione e l'aggiornamento degli omologhi brani, per genere e tematiche, di "Love and Theft" e "Modern Times"; "Long and wasted years" è un'amara riflessione sulla caducità dell'amore, come decine di notevoli precedenti da "Infidels" in poi, passando per "Oh, Mercy", fino all'ultima Trilogia del Disincanto.
Un'ultima considerazione su un aspetto che meriterebbe da solo un libro a parte (e in effetti è stato fatto, un importante libro di Alessandro Carrera "La voce di Bob Dylan -una spiegazione dell'America"!): la voce di Dylan. Quella voce irriconoscibile, ormai così luciferinamente arrochita, strozzata in un ghigno sardonico o intenerita in una ironica posa da crooner, che per anni dal vivo abbiamo maledetto come una fornace deformante che tramutava gli altissimi versi in grugniti inintellegibili, ora finalmente è  il medium perfetto, posseduto e modulato con paradossale maestria canora, per amplificare il furore veterotestamentario di questi novelli "proverbi dell'Inferno".

Ma, fedele all'assunto iniziale, non vorrei dilungarmi in sterili interstardimenti filologici, per ampliare la riflessione all'ultimo Dylan in genere.


Il disco segna una maturità raggiunta nel nuovo percorso della inesauribile creatività dylaniana.

Una creatività che ha conquistato, nel biennio '64-65, vette mai più raggiunte, per nitore, universalità e prolificità, da nessun altro artista contemporaneo. Come una reincarnazione di RimbaudDylan ha bruciato tutte le tappe della musica popolare, stracciando codici, bruciano regole, creando nuovi linguaggi, rifondando una tradizione (quella del flok e del blues) e iniziandone un'altra (quella del rock). Tutto ciò in pochi mesi, nei quali ha composto una serie di capolavori impressionante non solo per numero, ma per diversità d'ispirazione, stile e orizzonte (si pensi ad esempio a "Chimes of Freedom", "Mr. Tambourine Man" e "Like a Rolling Stone").
Uno stato di grazia artistica assoluto, per molti aspetti senza riscontri.
Un collegamento Fastweb con l'Inconscio Collettivo.
E poi, conosciamo il racconto, l'invenzione del concetto di rockstar, l'esaltazione e l'eccesso dell'ego, il Destino che gioca la carta della più facile metafora: quando si va troppo veloce si va a sbattere, e si rischia la distruzione. La parabola d'un pre-Ziggy, ma risorto, redento e trasfigurato, che ritorna dal regno dei morti per iniziare la più grande e difficile opera di decostruzione che si possa mai immaginare: quella del proprio mito.
Con la consapevolezza del predestinatoDylan sa perfettamente di aver smarrito quella connessione mistica con l' Inconscio Collettivo (magnificamente descritto come "magica fonte perpetua di creatività").  E' il tema del più grande, a mio modesto avviso, capolavoro dell'ultima stagione dylaniana: "Ain't talkin'"Già dal titolo, un richiamo al silenzio mistico, nel paradosso, da koan zen, di scrivere 18 strofe per dire che non si sta parlando (si ricordi la famosa obiezione di un poeta satirico cinese che, al famoso detto "Colui che non parla sa, colui che parla non sa", rispose che il sapiente che l'aveva detto aveva scritto un libro lunghissimo...).

Lo smarrimento nel giardino deserto, abbandonato dal Giardiniere, è la più potente metafora della Caduta gnostica che un poeta (post) moderno e contemporaneo ci abbia consegnato.

Il Giardino mistico, antichissimo simbolo, non è solo, chiaramente, l'Eden, ma il Sahasrara, il loto dai mille petali della tradizione yogica e buddista, sede dell'armonia dei contrari, del contatto con il Divino, la Rosa Candida interiore, il Calice del Sè, allegoricamente il vero Graal.
Il castissimo talamo delle nozze alchemiche, definito poeticamente nelle Upanishad come la sede della Devi, il Tempio dell'intelletto illuminato dalla luce dell'Atma.  Non una metafisica Terra Promessa, non un vagheggiato Iperuranio, ma un luogo interiore.
 Come magnificamente descritto dal sublime poeta Kabir:
"Non andare al giardino dei fiori !
Oh amico! Non andarci !
E' dentro di te il giardino dei fiori !
Siediti sui mille petali del loto
E da lì contempla l'infinita bellezza."
(libera trad. mia)

Dylan ci descrive per lampi poetici, degni a tratti del suo amato Blake ("It's bright in the heavens and the wheels are flying/ Fame and honor never seem to fade/ The fire's gone out but the light is never dying/ Who says I can't get heavenly aid?"), la visione di sé stesso smarrito nel proprio Sahasrara, alla ricerca di un'illuminazione perduta. Un tema che ritorna ossessivamente fin dai tempi di "Time out of mind",  dacché in calce a tutte le composizioni dylaniane degli ultimi 20 anni si potrebbe mettere il verso: "While I’m strolling through the lonely graveyard of my mind"

  ("Can't wait"). Da questa frattura invisibile, da questo esilio spirituale, d'un viandante condannato a vagare nel proprio deserto interiore, nelle rovine della propria passata gloria, nasce l'immensa meditazione pessimista dell'ultimo Dylan.
Forse il "Never Ending Tour" è un disperato divertissement,  per sfuggire alla tortura del pensiero, per cercare d'afferrare il presente nell'attimo svanente di una variazione continua, lottando corpo a corpo ogni sera col demone gemello della propria leggenda.
Sia chiaro, per il sottoscritto queste non sono mere speculazioni. Dylan queste cose le sa.
Se non le sa, come io credo, consciamente attraverso il suo ininterrotto percorso di ricerca spirituale, che lo ha dichiaratamente condotto a visitare, almeno simbolicamente, i sibillini porti della Massoneria (si pensi alla famosa introduzione su Charlie Walker in "Theme Radio Hour", conclusa con "Preach on, my brothers"....che si riferisca a questo nella strofa "All my loyal and much-loved companions/ They approve of me and share my code/ I practice a faith that's been long abandoned/ Ain't no altars on this long and lonesome road"?!)...  se non le sa, ripeto, consciamente, le conosce nella luce della esperienza interiore, come spiegato mirabilmente da Jung in questa celebre intervista (4.39)
La perdita della connessione, la nostalgia dell'unione (spesso mascherata simbolicamente, come nel Cantico dei Cantici e nel sufismo, da desiderio amoroso) è tema che già ispirava le più riuscite composizioni degli anni'70, ad esempio nella già citata "Where are you tonight?" , o venendo tradotta sensualmente con irriverenza erotica in "Tough Mama"
Per non citare quella meravigliosa cavalcata onirica, sospesa tra iniziazione e profezia, di "Changin' of the Guards".
 Non solo come Dante e i poeti medievali che conosce e cita, ma soprattutto come la tradizione chassidica che scorre nella sue vene gli ispira, Dylan sa che la presenza del divino è (o si manifesta) nel femminile, e a questo aspetto si rivolge or come amante, or come sorella, or come madre, per saziare la sua sete di spiritualità. A volte confondendo i ruoli, 
nell' "errare-errore" che lo rende, purtroppo per lui, più che a Dante vicino a Petrarca (non a caso lo omaggerà nel racconto d'un amore impossibile eppure sempre ricercato, "Tangled up in blue":"Then she opened up a book of poems/And handed it to me/ Written by an Italian poet/ From the thirteenth century/ And every one of them words rang true/ And glowed like burning coal/ Pouring off of every page/ Like it was written in my soul from me to you"). 
Altre volte, con cristallina ispirazione, come nell'immortale "Shelter from the Storm",  dove all'apice del canto mistico confessa la sua hybris ("Now there's a wall between us something there's been lost/ I took too much for granted got my signals crossed").
Nel confuso, spesso, ma sempre fecondo sincretismo dylaniano, Iside è madre e sposa ("this is a song about marriage, it is called "Isis"!) , ed è archetipicamente anche Maria Christi sponsa (come canterà alla moglie Sara, con involontaria ironia poco prima del divorzio: "radiant jewel/mystical wife"). Se in "Ain't talkin'" rivolgeva alla Madre una preghiera sconsolata (I'm trying to love my neighbor and do good unto others! But oh, mother, things ain't going well"), all'inizio di "Tempest", album quasi omonimo d'una commedia shakespeariana ma in realtà nero come le più fosche tragedie del Bardo, nel momento del cambiamento, della crisi violenta ("when the wind of changes shift"), appare una materna nota di speranza: "I can hear a sweet voice steadily calling/ Must be the mother of our Lord".
La quiete del saggio dopo la tempesta del genio.

P.S.

Oggi con mio immenso piacere e grande onore iniziamo su questo blog una collaborazione spero duratura, con un artista che considero, oltre che ben più di un amico (un fratello d'intelletto e cuore),  non solo uno dei più grandi talenti viventi in Italia, ma anche una mente critica di rara lucidità e analisi: Lorenzo Ceccotti.
In questa sua duplice veste, ci dona l'illustrazione in testa al post, questo suo personale ritratto-riflessione, per me la più bella sintesi concettuale di Dylan mai fatta, che mostra perfettamente la ricchezza sapienziale dell'icona dylaniana.
Mi ha scritto, infatti: "In questo disegno c'è un triplo inside joke su "the answer is blowing in the wind": quelli che noi chiamiamo strumenti a fiato, o fiati, in inglese si chiamano "venti" (winds). M'ha sempre affascinato i titolo di questa canzone, cantata da un suonatore di armonica come Dylan, che con un gioco di parole da quattro soldi, me ne rendo conto, "blows into the wind". Percepire nell'aria la verità e cercare di catturarla con una melodia fatta esclusivamente della stessa aria in risonanza, distillando, attraverso l'armonica e il corpo come fosse un alambicco alchemico, l'anima in una armonia.
Ah dimenticavo: e infatti il psi (la lettera dell'alfabeto greco) che sta sull'armonica rappresenta il soffio vitale (psyche) che si ramifica nella vita, così come il soffio vitale monofonico nelle note in armonia nel disegno (da un suono a 10 suoni accordati) o come nella menorah, da uno a 7 (sempre a forma di psi), o l'albero in generale, dove da un elemento nasce una moltitudine. Che poi nell'arte è il solito concetto di lasciarsi attraversare dai significati e cercare di acchiapparli con la rete più fitta possibile, cercando di non farsi scappare nulla, nessun dettaglio."
Se siete interessati a comprarne una stampa o entrare in possesso dell'originale potete farlo qui.

martedì 12 marzo 2013

Conversazioni sul fumetto!

Oggi, con mio grande onore, inizio la collaborazione con Conversazioni sul Fumetto, a mio modesto avviso, il miglior sito di approfondimento sul medium fumetto, e non solo.
E' per me un riconoscimento pari ad una laurea ad honorem essere accolto, dopo pochi articoli sul tema, in una redazione composta da persone di grande e riconosciuta competenza.
Ma è, soprattutto, un profondo piacere umano collaborare con persone capaci di grande onestà e rispetto, alfieri d'una cortesia d'altri tempi.
Per quello che riguarda i miei futuri articoli, invito tutti a tenere presente questa mia profetica dichiarazione.

Il battesimo é avvenuto con una recensione sul secondo volume de "Gli Scarabocchi di maicol&mirco" (la trovate QUI). Non poteva essere altrimenti, visto che quel folle breviario blasfemo ha segnato il mio risveglio critico dopo un decennio di torpore.
Buona Lettura!

sabato 9 marzo 2013

BLORCH. Gli Scarabocchi di maicol&mirco. Intervista-rivelazione al Bilbolbul 2013


Lo scorso venerdi 22 Febbraio  a Der Standard ( modo ovest) a Bologna c’è stato uno dei momenti più intensi dell’ultimo Bilbolbul: è stata fondata una religione, si è finalmente fatta giustizia ai pregi architettonici di S.Benedetto del Tronto, si sono susseguite apparizioni mistiche.
Tutto prevedibile, se si considera che stava avvendendo la presentazione di “Blorch”, secondo volume de “Gli scarabocchi di maicol&mirco”, impreziosito dal trattato in apertura di un noto genio contemporaneo…

Questo è un vano tentativo di riproporre su carta la magia di quella serata ormai consegnata alla leggenda, o meglio ciò che rimane di essa nella nostra fallace memoria, come la visione onirica di un al di là giusto e bello, non comunicabile negli angusti limiti del linguaggio.
Il parterre verrà impreziosito nello scorrere febbrile dell’intervista dalla presenza di artisti quali il venerando Andrea Bruno, prestigiosi osservatori come Daniela Odri Mazza e Andrea Tosti, fino a culminare in un’apparizione finale che per ora non svelo…

maicol apre maestoso le danze, appena reduce da una intensa intervista con Michela Colasanti per Ziguline (che trovate QUI):
maicol&mirco Abbiamo qui il Conte Zarganenko, Il Pierino della cultura, penna raffinata e velenosa del web ma soprattutto, possiamo dirlo, ammiratore degli Scarabocchi!
Conte Zarganenko  Come negarlo! Quale migliore cornice che Bologna innevata in una poesia quasi natalizia, all’angolo con via S.Valentino per parlare de “Gli Scarabocchi”, un libro che trabocca di amor cristiano e romanticismo! Io ora come Giuseppe D’avanzo a Berlusconi, ti porrò le dieci domande alle quali non hai mai voluto rispondere.
m&m Sono pronto a tutto.
CZ-  E' molto facile scambiare i tuoi scarabocchi per un'esplosione di puro nichilismo, per un gioco al massacro punk. Sono da sempre persuaso che in realtà dietro ci sia una intelligenza più profonda, un autentico urlo di dolore esistenziale. Qual è la molla della tua ispirazione? Perchè essere un artista nel momento in cui si auspica la distruzione del creato?
m&m Innanzitutto,  prima di realizzare “Gli Scarabocchi” io non sapevo parlare in pubblico! Adesso avrei balbettato e mi sarei vergognato, sudando come il presidente del consiglio australiano mangiato dagli squali (Ndt. maicol è rimasto molto colpito da questo aneddoto da me rivelatogli pochi istanti prima)...invece eccomi qui, quindi ci sono delle cose che non mi aspettavo sarebbero nate da “Gli Scarabocchi” e passo passo, (non so se vengo rispondendo alla domanda perché l’ho smarrita), mi sto accorgendo che più che altro “Gli Scarabocchi” potrebbe essere la nascita di una nuova religione...
CZ Beh, certo.
m&m …in quanto cosa è, principalmente, una religione? ( E qui, come Oscar Giannino, vengo nel mio senza rispondere alla tua domanda)... La religione è comunque parlare di tutto ciò che c’è di bello e  brutto nella vita, volgerlo in burla, tritarlo e renderlo accettabile.
CZ E quindi, dici tu, come la religione, “Gli Scarabocchi” se li spieghi non fanno più ridere...
m&m …e soprattutto creando una dipendenza…quindi fondamentalmente, mi sto rendendo conto che sto fondando una religione, come fece Ron Hubbard con Scientology…E quindi voi oggi giorno potreste essere i primi apostoli di questa religione, se non i primi catechisti, col vantaggio però che invece di raccontare la parabola di quello che ha un talento che viene seminato, mentre l’altro se lo sputtana tutto…potete raccontare queste parabole molto più divertenti.
CZ-  Veniamo alla religione, dunque, l’argomento più pepato.  Al culmine del mio delirio  su “Gli Scarabocchi”, ho scritto una cosa per cui davvero ho rischiato l’internamento… però siccome ci credo fortemente  la ripeto qui a voce alta: in realtà, pur con forme e linguaggio e stile leggermente differenti, secondo me il precedente che abbiamo nella letteratura italiana, per attitudine filosofica di  maicol&mirco è… Leopardi. So che può sembrare assurdo, incredibile, direbbe Sarah Kennedy, però se noi lo leggiamo con attenzione, non come ce l’hanno insegnato a scuola, e  tentiamo di comprendere il significato de “La Ginestra” o dell'”Inno ad Arimane”, è evidente che Leopardi (pur non disegnando scarabocchi che bestemmiavano) esprimeva un punto di vista tutt’altro che  serenamente ateo, alla Margherita Hack o alla Odifreddi…c’era dietro un fortissimo pathos esistenziale, una rivolta contro Dio, più che una negazione di Dio. Ora, visto che stai fondando una nuova religione, qual è la tua posizione? Ti poni tu come una nuova divinità? Sei un semplice emissario di Satana? Spiegaci, bene perché se dobbiamo andare a catechizzare…
m&m …il discorso su dio e satana, che sono due personaggi de “Gli Scarabocchi”...quando una crea una storia di trova davanti all’esigenza di sintetizzare, creare una maschera, un codice per raccontare. Dio e satana erano personaggi già creati, pronti…
CZ Dei ready made..
m&m Esatto, dei ready made nel senso duchampiano, come dire “Devo fare un quadro…c’è ne giù uno lì,  ci metto la firma mia sotto, fatto!” Erano già personaggi creati apposti per quello che volevo rappresentare...quindi personaggi come dio, satana, Ivo il barzellettiere, il cavallo mago…
CZ …beh, Ivo il barzellettiere è più un demiurgo gnostico…
m&m..ma quello è originale, però! Diciamo sono strumenti per questo viaggio dentro noi stessi che sono “Gli Scarabocchi” …un racconto da noi narrato, che poi ci è ritornato indietro raccontato in tutt’altro modo…è questo il gioco divertente , è un racconto che si può continuamente rimpallare e ricostruire…ovviamente, siccome sto creando una religione, sto creando anche un’epica correlata…
CZ.. una storia sacra.
m&m si, un immaginario…del resto quando ci immaginiamo Omero, nonostante sia un padre sacro della scrittura, ce lo raffiguriamo in un calderone di lava mentre crea dei mondi paralleli, mentre magari stava come me, magari s’ispirava mentre stava in automobile, l’automobile di quei tempi ovviamente, quella dei Flinstones, e probabilmente si sbudellava dalle risa mentre raccontava le sue storie…
CZ …La morte di Ettore, soprattutto…
m&m- “mo lo faccio mori! Ahahah”…Era un modo di raccontare interattivo, anche “Gli Scarabocchi”  è interattivo, nasce e cresce  insieme a voi…io vi benedico…
CZ  A questo punto vorrei fare una domanda, più che al maicol Papa (visto che c’è un posto  vacante), al maicol autore: ne “Gli Scarabocchi”  hai trovato questa formula efficace, in cui una, massimo due vignette, nell’ arco chiuso di una tavola, riesci a esprimere con molta potenza, anche se in maniera comica,  un concetto molto profondo. Però tu hai fatto anche racconti lunghi, opere come “Hanchi, Pinchi e Panchi”, che per quanto abbiano forme e contenuti originali, si rifanno ad una forma di narrazione comunque più tradizionale. Qual è secondo te la modalità narrativa migliore per raccontare la tua religione?
m&m A livello, come dire…”religionale”, senza dubbio “Gli Scarabocchi”  Però come autori effettivamente abbiamo sperimentato varie religioni, raffinando via via il nostro modo di raccontare…Noi siamo nati come gli autori “cattivi”, underground, malvagi…poi nel tempo ci siamo raffinati…il nostro modo di raccontare è “terrifican-romantico”, nel senso che alla fine siamo quei chierichetti  che eravamo quando eravamo appena nati, siamo delle persone buone che tendiamo a volgere l’universo in bello... però in questo non ci dimentichiamo di versare il veleno nell’acqua santa.
CZ E’ un ottima sintesi, che conduce alla prossima domanda:  Tu oltre ad essere un  leader religioso sei fondamentalmente un sex- symbol,  accostato da molti addirittura a Massimo Ciavarro
m&m  Che non dimentichiamo che è stato con…
CZEleonora Giorgi!
m&m No, quella di “Taxi driver”
CZ Jodie Foster!
(Dal pubblico): ma è lesbica!
CZ Beh, dopo che è stata con Massimo Ciavarro...Tu in quanto un sex-symbol desti una grande curiosità extra-artistica da parte di una vasta pletora di adolescenti infoiate, le quali sostengono che sotto la tua scorza di duro sotto sotto sei un tenerone…Come rispondi alle tue fans?
m&m Qui si torna nel campo semantico della religione. Niente più della religione è rappresentato da una persona dura che sotto sotto ha un cuore, o meglio da un cuore che sotto sotto ha una scorza dura. Anche questo è un discorso de “Gli Scarabocchi”   che andrà sviluppato e snaturato per bene…
CZ E’ un po’ il filone neo-romantico che pervade questa nuova religione…
m&m Eh, si come il movimento neo-melodico che tutto sommato rappresenta anch’essa una forma di religione, anche quella nata da qualcuno che per ischerzo ha messo in nota un determinato ragionamento, che poi gli è ritornato indietro a dei livelli di lettura più liberi…Una persona che invece di comporre nove milioni di note e di scale come ad esempio Joe Satriani, si ritrova a dire due puttanate in rima che gli ritornano indietro  come un linguaggio nuovo…
CZ Un meccanismo Zen
m&m…come un linguaggio nuovo…Si, il linguaggio non può nascere da una persona sola, ma nasce da un rimpallo tra chi lo crea e chi lo riceve…sostanzialmente qualunque opera sia stata fatta, qualsiasi creatore o narratore, o generatore di storie è come uno che costruisce una sedia con un determinata intenzione, se poi effettivamente la sedia rimane in piedi, funziona, la brevetta…allo stesso modo nel fumetto, o nella narrazione in generale, tanto più in un fumetto che è ancora di più stretto nella narrazione , come “Gli scarabocchi”  …bisogna arrivare a potersi sedere su un filo d’erba, al sedersi sul “meno”, “Gli Scarabocchi”  è fondamentalmente un sottrarre, la narrazione in sé è un sottrarre..per quanto ci sia gente che scrive in maniera aulica, barocca, la scrittura fondamentale è arrivare alla sottrazione, la narrazione in sé è arrivare alla sottrazione, se io faccio un verso, un grugnito, l’effetto è in base a come te lo dico, ti faccio capire quello che sto dicendo.. fino ad arrivare alle emoticons di internet…dove io ti dico “mi ti scopo tua madre e ammazzo i tuoi figli”, però ci metto una faccina sorridente dietro..
CZ  Beh,dovresti brevettarlo, sarebbe molto utilizzato…
m&m…potrebbe essere un’applicazione de “Gli Scarabocchi” 
CZ  Si, per l’Iphone.
m&m  Si: “Uccido tua madre e trituro i tuoi figli”.
CZ … ci sono degli insulti in serbo, di uso comune, che sono molto simili…poi farò un dizionarietto, sarà la  mia prossima opera…Seriamente,  questo discorso sulla narrazione come capacità di sintetizzare al massimo, nell’essenza, al netto dei paradossi, è senza dubbio una delle tue qualità fondamentali ne “Gli Scarabocchi”. Una capacità di sintesi dialettica, di esprimere un pensiero profondo e molto crudo nell’esplosione di una risata.  Come ben sai, ne abbiamo parlato tante volte,  possiamo trovare una serie di riferimenti… all’inizio io pensavo fossero mie speculazioni mentali, poi tu mi hai confermato che erano riferimenti puntali...figure che possono aver ispirato, o possono essere accostabili come padri spirituali alla religione de “Gli Scarabocchi” : certi discorsi di Artaud sul “Teatro della Crudeltà”, la visione dell’esistenzialismo di Camus, Carmelo Bene come autorità magistrale, più di tutti Giorgio Bracardi come primo riferimento…
m&m Chiaramente ogni opera ha un padre. Più una cosa è personale, più è originale, più ha genitori. Fondamentalmente quando noi creiamo un’opera è la somma di tutti i genitori che abbiamo.  Quindi quando uno ha solo due genitori, uno dice: “Vabbè, questo è Topolino fatto da Hitler”…
CZ …che avrebbe anche i suoi pregi…
m&m Si, una bomba! Però se tu sommi Topolino, Hitler, Andreotti e l’Uomo Ragno alla fine, più genitori crei più riesci ad avere un figlio specifico.
CZ Verissimo.
m&m Per me c’è un altro livello di lettura. Quando io ho letto il Marchese De Sade, sono rimasto folgorato…che a poi …ne abbiamo parlato già a Roma (NdT a una presentazione al Forte Fanfulla con Roberto Recchioni)… a te non piace…
CZ Io lo odio. Vorrei che rinascesse per poterlo uccidere io.
m&m Quello che vi ho trovato io è a due livelli: il primo il rapporto Justine-Juliette: la prima perseguiva la virtù e veniva massacrata dal creato, la seconda perseguiva il vizio e veniva premiata dal creato. E poi “Le 120 giornate di Sodoma”. In Justine si è creata una sorta di narrazione dello stile “Viaggio al centro della Terra”: è un romanzo fantascientifico, si parte da un convento dove questa ragazza viene posseduta a sangue da queste monache, che si scopre che uccidono e macinano le ragazzine di nascosto, e parte per un viaggio, in un racconto fantascientifico-avventuroso.
CZ Certo, è un romanzo picaresco diabolico. E ‘un romanzo di formazione satanica.
m&m E’ stato letto da me davvero al pari di un romanzo d’avventura. Come “Le 120 giornate” è un video-gioco. La formula del video gioco: sono 4 personaggi che tu puoi scegliere, gli stessi inseriti in “Salò” di Pasolini, che rappresentano le Istituzioni fondamentali, e come in un gioco corrispondono a diversi livelli, diversi livelli di crudeltà. Questo per dire che, piaccia o meno, ci sono livelli di lettura e di interpretazione di ogni cosa, fino a raggiungere livelli di lettura, non dico più alti, ma incontrollabili. Tornando a “Gli Scarabocchi” , ha scatenato quei livelli di lettura e ri-lettura per me incontrollabili. Quando scrivo una storia io magari so dove voglio arrivare  ma mi accorgo che dopo mi “ritorna indietro” qualcosa che non avrei previsto. E’ come se uno fa un Do di petto e butta giù una caverna, e dopo escono fuori delle pepite dalla terra.
CZ Su Sade secondo me è interessante per fare una riflessione a tuo favore. Perché a me ad esempio piacciono molto i tuoi scarabocchi e non mi piace per nulla Sade?!  Come dico nell’introduzione a “Blorch”, non mi piace “il Male”, non mi piace la letteratura “cattiva” o compiaciuta di essere cattiva. Ora, è chiaro che Sade che, ripeto, a me fa veramente schifo, anche se ovviamente gli riconosco un’importanza capitale…
m&m...Ballard scrisse un trattato sull’importanza di Sade
CZ certo…Ballard è un altro che mi può interessare ma non dire che “mi piace”……perché dicevo secondo me per me la tua opera è migliore..
m&m mi ti stai comprando!
CZ no, no, detto da me che sei meglio di Sade, è come dirti che sei meglio del vomito impastato agli escrementi, non è poi un grande complimento…è chiaro il ruolo di Sade, l’operazione  che lui fa non solo, ovviamente, sulla morale, sul capovolgimento satanico e quindi rivoluzionario, e  tutto il valore filosofico che gli è stato conferito etc.…ma soprattutto,  come diceva  Carmelo Bene, il lavoro sul linguaggio: riducendo la narrazione a una sorta di “lista della spesa” delle torture, è come se lui rendesse le pagine trasparenti, etc…d’accordo…c’è un piccolo dettaglio: che però Sade davvero però poi violentava e torturava le donne, e ‘sta cosa a me non è che  piaccia molto…
m&m Lo faceva veramente?
CZ Stava alla Bastiglia!
m&m Un cosplayer di sé stesso!
CZ Ah, sicuramente un autore onesto..si dice addirittura che la presa della Bastiglia sia stata “ispirata” da lui…la Bastiglia era vista come l’icona dell’ancién regime da abbattere, ma in realtà a quell’epoca non c’erano più prigionieri politici ma pervertiti…
m&m Lo vedi che la Francia a Roma je rompe er…
CZ Mai! E’la conferma che Asterix è tutto sbagliato…insomma, si dice che la presa della Bastiglia sia stata effettuata perché Sade (giustamente, chi meglio di lui!) inventava delle torture mai avvenute (quelle che immaginava lui) e gettava foglietti fuori dalla finestra: “Ci fanno questo, ci uccidono!” e il popolo “Oh, poverini!” e sono andati a liberarli…
 è una delle leggende nere attorno al Marchese…
m&m…ma dove le leggi te ‘ste cose?
CZ… mi pare Ceronetti abbia scritto a riguardo…il punto per me è che in Sade la lettura filosofica, non dico positiva, che dà significato e sostanza alla sua opera, al di là della pura negatività dei suoi contenuti, viene portata da altri...ad esempio da Pasolini, che prende “Le 120 giornate” e interpreta le torture (che Sade avrebbe voluto fare davvero)  come metafora del rapporto del potere con il popolo…cioè che letteralmente ci fanno un…ehm…così...l’insostenibilità di “Salò” di Pasolini ha comunque un senso perché era una denuncia del potere…secondo me in Sade  questo non c’è…nei tuoi scarabocchi, anche nella bestemmia, anche nella volgarità più estrema, è chiaro che al di là del facile gioco del paradosso c’è un urlo esistenziale puro, rischio la banalità,  l’urlo di un’innocenza che non trova più una collocazione e quindi esplode..
m&m Bella questa definizione!
CZ…mentre Sade  veramente la vuole distruggere l’innocenza. Per questo, a livello umano, “Gli Scarabocchi”  mi fanno pensare a Leopardi che era una grande anima che soffriva, e non a Sade che era un bastardo che torturava.  E per ciò, ripeto, al di là della risata fortissima  e straordinaria, quando io cito De Sanctis che parla di Leopardi e dice che nel momento in cui ti dice che la vita è dolore e sofferenze in realtà te la fa amare tantissimo, per me è pertinente, non è una supercazzola…



(Appare Tuono Pettinato)
CZ…Mentre parliamo del Male,siamo visitati da personalità celesti accorse a redimerci…
m&m… siamo attraversati...
CZ… concludendo, è chiaro che dietro a “Gli Scarabocchi”  c’è un desiderio fortissimo che il mondo abbia un senso, per questo ti facevo la domanda sulla religiosità…un ateo totale razionale alla Odifreddi non potrebbe mai scrivere “Gli Scarabocchi”, farebbe una serie di equazioni...
m&m Potrebbe essere il sesto volume…
CZ… dei Vangeli!
m&m… de "Gli Scarabocchi", un tomo di matematica.
CZ  Visto che siamo deliziati dalla presenza di Tuono Pettinato, che non solo incarna in sé il Bello e il Buono, kalòs kai agathòs, ma fin dal nome è una citazione colta vivente..
m&m .vorremmo inserirlo nella discussione…
CZ …sarei onorato!
m&m Vieni ad imbarazzarti!
CZ Un grande applauso…
(Un trionfo applausi accoglie l’artista)
CZ…non hai fatto nulla già hai rimediato un applauso...
m&m Fu uno dei primi ad assistere alla nascita de “Gli Scarabocchi” ... quando ci conoscemmo…nel 2000, proprio qui a Bologna in circostanze…
CZ…circostanze irriferibili...
TP Situazioni di estrema angoscia che poi hanno partorito queste opere…
m&m Sono stati degli anni di piombo che abbiamo vissuto solo noi. Posso raccontare come l’ho conosciuto? In una situazione in cui…
un grande applauso ad Andrea Bruno (Ndt non c’entrava nulla ma ci sta sempre bene!)….una situazione casalinga come quella dell’università di Bologna, alla ricerca di noi stessi e alla fuga di casa nostra, ci incontrammo in una casa qui dietro…in quegli anni si faceva “Kerosene”, si fece anche la versione “Kerosene Rivoluzione”, una specie di pre-grillismo, di grillismo preistorico…
CZ…siamo in contemporanea a Piazza S. Giovanni, questo è il contro-comizio di maicol…
m&m …eravamo io, mirco, Tuono, anzi Ruono Settinato, e C-Rratigher , giovanissimi…E quando c’incontravamo “Ah ma voi siete maicol&mirco!!
TP Li ammiravamo!
CZ Prima dell’agnizione…
m&m si, dopo una settimana…vuoi aggiungere un battuta sagace?
TP Ora la elaboro.
m&m La morale è che anche a Bologna anche in una casa in cui si faceva “Kerosene Rivoluzione”, dove sono nati i proto-scarabocchi, sono potute nascere delle amicizie…
CZ ...delle Superamicizie!
m&m …si, in una situazione drammatica, in una città drammatica, è nato qualcosa di meraviglioso e alto per l’essere umano.
TP Il dolore è l’humus per far nascere “Gli Scarabocchi”.
m&m… si, come si vede nei video, girati dietro casa mia a S.Benedetto del Tronto…

CZ L’ha fatto David Lynch il piano regolatore di S. Benedetto…
TP Io non ho compreso il senso dell'architettura/urbanistica di S. Benedetto del Tronto finché non ho visto "Gli Scarabocchi" su maicol&mirco; S. Benedetto è chiaramente stata costruita in funzione di essere una location per le storie disagiate di maicol
m&m Insomma, si è chiuso ora un cerchio della durata di 10 anni con  “Gli Scarabocchi”…adesso scopriremo il motivo dell’esistenza di Andrea Bruno...
(qualcuno dal pubblico): Perché è tutto rosso?
m&m È rosso cosi si vede meglio su internet.
CZ È il sangue delle vittime. In ogni vignetta si uccide un personaggio cosi da tingere tutto di rosso. Parlando di religioni moderne, è il nostro libretto rosso…
TP E ‘un breviario.
CZ Un ultima domanda, visto che l’alcool scorre nelle vene di molti in una quantità ormai ingestibile: quanto ancora sfrutterai il filone degli scarabocchi fatti 12 anni fa senza fare nulla, e quando invece farai una nuova opera?
m&m solamente il primo BLAM è di 12 anni fa, ormai è memorabilia, il secondo BLORCH è di quest’anno…E poi “Gli Scarabocchi”  come tutte le religioni verrà sfruttato finché non prevarrà …
CZ Quindi tu aspetti comunque qualcuno che verrà per deformare il tuo messaggio, altrimenti non potrebbe diventare mai una vera religione…
m&m L’apoteosi di un autore è quando ha un epigono…però nessun Superamico ce l’ha…forse Ratigher (ma ve lo dico in disparte)…
CZ  Io ho registrato tutto quindi sei tecnicamente ricattabile...
m&m  Se qualcuno ha delle domande…
CZ  E’una delle ultime occasioni in cui potrebbe essere accessibile.
m&m Il mio stile di vita non mi consente di garantire altre apparizioni...
CZ La polizia potrebbe raggiungerlo nelle prossime ore..
Daniela Odri Mazza (per Conversazioni sul Fumetto)  Una curiosità perversa: alcune volte hai riproposto in più scarabocchi gli stessi personaggi, alcuni dei quali interessantissimi, come Piermario e la sua famiglia sgangherata o Ivo il Barzellettiere. Non hai mai pensato a fare degli spin-off, delle storie autonome in cui fossero protagonisti?
CZ Sarebbero un po’ gli “Atti degli Apostoli”.
m&m Beh, si, tutto sommato i personaggi corrispondono a S.Giovanni, Pietro…
CZ Dovresti fare “Le Lettere di Ivo il Barzellettiere”!
m&m Siete due stronzi  perché verrà fatto uno spin-off proprio su Ivo il Barzellettiere, una sorta di “Zelig”, di avanspettacolo comico in cui lui salirà sul palco.
 CZ …per questo intuizione allora ci ritagliamo i ruoli di Padri della Chiesa.
 m&m …avrei bisogno in effetti di un paio di apostoli, rinnovabili
Vorrei ringraziare Giordano Viozzi, L’uomo con gli occhiali e la barba che fa il grafico (Roberto Montani) E Tuono Pettinato, l’uomo che ha fatto maicol&mirco! 
CZ Dunque, in questa religione lui è il creatore…
 m&m il demiurgo! 
CZ il demiurgo malvagio.
 TP un semi-urgo... 
 CZ Credo dunque a questo punto possiamo passare a un momento di preghiera...
TP ..e di flagellazione. 
m&m  Grazie a tutti, servi vostri!