martedì 26 maggio 2015

Perché l'ARF! è stato un evento importante




CLICCA SONO GRANDISSIMA


ARF!, la più zappiana delle onomatopee, ormai è divenuta una parola d'ordine, un segnale di riconoscimento per i veri cultori e studiosi di fumetto, a Roma e non solo.
In rete sono innumerevoli le dichiarazioni d'intenti, le confessioni programmatiche, anche i resoconti dettagliatissimi del festival svoltosi lo scorso weekend all'Auditorium del Massimo a Roma.
Credo sia dunque possibile proporvi un mio racconto, personale, dall'interno, mio e della manifestazione, che dunque fin da subito possa rinunciare a velleità di esaustività ed oggettività.
Racconterò degli incontri che ho avuto il piacere di condurre o seguire, dunque sarà necessariamente un resoconto parziale, non me ne vogliano i protagonisti degli altri momenti della manifestazione.
Leggete queste righe, se volete, come appunti di un diario, presi al volo durante tre giorni stupendi di trafelata eccitazione, improvvisazione continua, divertimento e cultura.



Il mio ARF! inizia con l'ARF! stesso: ho il piacere, infatti, di aprire le danze, presentando rapidamente l'incontro di Gud che legge e commenta Tutti possono fare fumetti, per una platea composta da suoi allievi ed alcune scolaresche.
Inizio scoppiettante: non troviamo un "gelato", Gud mi passa il microfono da conferenza, io lo prendo senza tenerlo per la base, la quale cade fragorosamente a terra come sei chili di ghisa su timpano da orchestra. Spiego ai bambini che è una gag preparata da giorni, scoppiano a ridere (l'avatar del Conte Mascetti non è certo peregrino) e Gud procede con maestria nella sua illustrazione dal vivo (vera destinazione didascalico-performativa del suo testo).
Siamo a venerdi mattina, giorno lavorativo, ore 10.30, zona non centrale, luogo non famosissimo: sala piena.
Sarà questo il lieto leit-motiv del festival: la sala è sempre piena. Non importa di cosa si parli e a che ora.


È  il primo giorno: il fermento domina, mescolando entusiasmo e timori, incertezza e risoluzione.
Il luogo pare popolarsi. la macchina organizzativa appare rocambolescamente funzionante, le persone sembrano apprezzare.
Il miracolo si sta compiendo.



Ho dato, con entusiasmo, disponibilità assoluta: come sempre, farò molte cose che non erano previste, e non farò alcune che dovevo fare.
 È la meraviglia di uscire dal potenziale, dal progetto scritto e virtuale,  e gettarsi nel divenire, nell'azione, nel labirinto delle possibilità.

La necessità di riassumere urgentemente caffeina è suffragata da una testimonianza psichica significativa: nel contemplare le (bellissime) mostre (Crepax, Gipi, De Cubellis, Zerocalcare), leggo come d'uopo i testi illustrativi per avere maggiori informazioni.
Mi accorgo a metà lettura che li ho scritti io.





Il livello qualitativo della manifestazione, dai panini filosofici allo stand di Diogene fino alle mostre, ma soprattutto negli incontri, è alto: dopo Gud, c'è un interessante (e molto utile) incontro con Mauro Uzzeo e Marco Martani sulla differenza tra lo scrivere per il cinema e lo scrivere per il fumetto.
Mi ritrovo, tra tanti, seduto per terra a prendere appunti.

Subito dopo, uno dei momenti più alti della manifestazione: De Cubellis e Cruciano ci svelano i segreti della realizzazione (storyboard ed effetti speciali) del Racconto dei Racconti di Matteo Garrone.
Quest'ultimo, presente in sala, avrò il piacere di intervistarlo, in una conversazione che presto leggerete su testate di alta diffusione.
Come tutti i grandi è umile, disponibile, tranquillo.

tratta dal Backstage di ARF-IL FILM di Giovanni Bufalini


In tutto ciò, incontro decine di amici, colleghi, autori che stimo, tra cui menziono solo Gipi che viene spontaneamente in moto dopo averlo annunciato, e che ringrazio delle sue parole (lui sa).
Nell'Area Kids dei bimbi fortunati imparano a disegnare con insegnati d'eccezione come Grazia La Padula e Rita Petruccioli.
 Torno a casa con l'impressione di un evento già riuscito, ma che deve ancora toccare il suo culmine.

La mattina dopo alle 10.30 ho l'onore di presentare un incontro sul mio amato Miyazaki: è un piacere poter condividere (accadrà molte volte) la gestione del palco con un 'autorità critica come Luca Raffaelli e con Gualtiero Cannarsi, un uomo la cui preparazione maniacale sul tema riesce a rendere un ascoltatore silenzioso il più noto logorroico dell'emisfero boreale (il sottoscritto).
Mauro mi presenta giocosamente come "colui che rappresenta la cultura in Italia" (complice anche un completo a righe chiaro da dandy criminale), da quel momento decido che ogni presentazione sarà improntata a una costante ironia.



Nel frattempo, sono le 11, di Sabato, non c'è nessuna scolaresca invitata, solo appassionati: la sala è piena.
Così sarà per tutta la giornata, in cui centinaia di persone accorrono per quello che è sicuramente il picco del programma: l'incontro con Zerocalcare e Danno dei Colle der Fomento, intervistati da Luca Valtorta.
La sala sembra l'Aula Magna di Università il giorno dell'occupazione.
C'è più gente in piedi o seduta per terra che nei posti ufficiali.
L'incontro è sorprendentemente (dico per me, che non ho MAI ascoltato rap in vita mia) bello: ringrazio ufficialmente Stefano Piccoli per averlo organizzato, e avermi lasciato scoprire un mondo che non conoscevo.

HO DETTO CLICCAAAA

Michele ormai lo conosciamo: oltre che essere patrimonio dell'Unesco per gentilezza e disponibilità, farebbe scoppiare a ridere l'unico sopravvissuto al funerale della propria stirpe, sterminata per caso in una strage ordita per noia.
Ciò che mi ha colpito è stato l'altro interlocutore: non sono mai stato un patito di hip-hop, non ho mai ascoltato i Colle Der Fomento, ho sempre parlato altri linguaggi, frequentato altre scene.
Eppure mi sono riconosciuto in ogni parola del racconto della Roma anni '90 improvvisato dal Danno: si è davvero rivelato un sapiente, sincero, toccante cantastorie.
Il free style sul beat box di Fabrizio Verrocchi (pilastro organizzativo della manifestazione assieme agli altri Arfers) è già consegnato alla storia delle condivisioni record.




Il giorno dopo, domenica, nuovo incontro alle 10.30, stavolta sul Texone del grande Massimo Rotundo.
Nonostante si parli della testata più longeva e venduta d'Italia, nonostante si parli di un maestro del disegno italiano, organizzare un incontro a quest'ora andrebbe vietato dalla Convenzione di Ginevra: sto già spostando le sedie per organizzare una partitella di calcetto nella sala vuota, quando arriva Mauro (che condurrà con me l'incontro) e mi dice che le persone ci stanno.
Ore 11, domenica, incontro di fumetti all'Eur: sala piena.
Rotundo conferma il teorema di Garrone: l'umiltà è il sigillo dei grandi.
Passiamo un'ora giocosa a commentare le sue tavole preparatorie e la copertina, ma più che altro parliamo di Bob Dylan, di cui ricorre il compleanno, e ci pungiamo su un incombente disfida sportiva (che posso menzionare serenamente nonostante il risultato, considerato che oggi ricorre la Liberazione calcistica della città), tra i disperati divertiti tentativi di Mauro di riportarci al tema dell'incontro.

tratta dal Backstage di ARF-IL FILM di Giovanni Bufalini 

Dopo questo, avrò un altro, memorabile incontro: Demetra Hampton.
Vi anticipo subito, dicendo che in quei brevi, ma interminabili, minuti dell'intervista, sono davvero diventato il cosplayer di Andrea Diprè (persona che peraltro disprezzo e vorrei vedere in galera per plurima circonvenzione d'incapace).

tratta dal Backstage di ARF-IL FILM di Giovanni Bufalini

Consentitemi, inoltre, di sottolineare l'efficacia della meditazione che pratico, la quale ha mi ha consentito di mantenere un comportamento signorile e dignitoso davanti allo spettro del desiderio che a mia memoria governò, nella zona grigia tra infanzia e adolescenza, il regno fantastico del fremito e della solitudine...
I miei coetanei hanno compreso.




Reduce dall'intervista a Valentina in carne ed ossa ed a Caterina Crepax, entro in ritardo in sala per l'incontro di Skeleton Monster, che avrei dovuto condurre (sostituito più che degnamente da Paolo Campana, altro bastione dell'organizzazione): un boato mi accoglie, equamente diviso tra ammirazione e scherno....


chissà che hanno dettoal pubblico quegli adorabili balordi  di Daniele Gud, Dell'Edera, Stefano Simeone, Giorgio Pontrelli ed Emilio Lecce (Antonio Fuso è presente in ispiritu, e in una foto che campeggia sullo schermo, scattata per una campagna di Calvin Klein, credo).
La conferenza  procede con la formalità propria di un incontro casuale tra vecchi amici, sotto benzedrina, in una casa di piacere di Timbuctù.
Il pubblico sembra apprezzare.
Ah, dimenticavo: la sala è piena.




La giornata prosegue felicemente, ormai appare incontrovertibile che l'evento sia un successo: di pubblico, di critica e, speriamo, anche economicamente.
Memorabile l'incontro con Gipi e Mannelli, moderato da Raffaelli: non solo sono due toscanacci irresistibili dal sarcasmo al vetriolo contro tutto e tutti (in primo luogo se stessi), sono il più grande autore italiano vivente e il suo maestro.



Un incontro  di straordinario interesse.
La sala, in questo caso, trabocca.



Come ho avuto l'onore di iniziare, ho quello di concludere: una conferenza che si preannuncia seria.
Luca Raffaelli intervista John Canemaker, il grande animatore e teorico del fumetto, premio Oscar nel 2006 per THE MOON AND THE SON: AN IMAGINED CONVERSATION.
Lo interpelliamo stavolta, però, come grande esperto di Winsor McCay, alla cui mastodontica figura di pioniere la conferenza è dedicata.
Canemaker  (che a McCay dedicò un importante documentario Remembering Winsor McCay nel 1976 e un libro intitolato all'autore nel 1987) con disarmante disponibilità si prodiga, via Skype, nell'illustrazione della grandezza dell'autore americano.
La prima parte dell'incontro è serissima.
Poi, parliamo noi.
Tutto sembra essere andato liscio, mancano pochi minuti alla fine della conversazione, e dell'ARF! tutto fino a QUANDO....
Mauro chiede ai nostri ospiti di ricordare un momento felice della loro carriera di animatori.
Vi dico solo che il crescendo dei racconti vede: Flaviano Armentaro (che ha già sottolineato questo finale pirotecnico)  simulante cecità parziale in un ospedale oftalmico, Giovanni Masi (sempre preparatissimo) e Federico Rossi Endrighi che contemplano il braccio in fiamme di un elettricista, Mauro Uzzeo che viene svegliato dai carabinieri con un mitra puntato in faccia dopo una nottata in ufficio per una consegna in scadenza, Luca Raffaelli che assiste alla spoliazione di una scimmietta che suona i piattini trasformata in strumento per velocizzare il televideo...ma il bello deve ancora venire!
Quando Francesco Artibani concorda con Flaviano che il problema dell'animazione italiana è la RAI, che andrebbe riformata, anzi rasa al suolo, ecco che appare (con tempismo sospetto) Riccardo Corbò che inveisce  gettando il suo tesserino RAI in segno di (simulata) stizza sul tavolo della conferenza (purtroppo, se l'è ripreso subito).
Le risate ci impongono la chiusura dell'evento, essendo tutti, Corbò per primo, vittime di diuresi acuta.




Scherzi a parte....
ecco, un attimo, mi concentro tantissimo: sono serio.

Si può migliorare, è lapalissiano.
Ma come prima edizione di un festival, quasi improvvisato, spontaneamente, in pochi mesi, da poche persone, senza fondi alcuni, siamo al cospetto di una riuscita così positiva, che si inserisce nella dimensione del miracolistico paranormale.

L'ARF! è stato la dimostrazione empirica che con l'impegno, la passione, la dedizione e l'entusiasmo si possono realizzare cose impensabili. Con successo.

L'ARF! non è solo una boccata d'aria per il fumetto italiano.
Non è solo un evento culturale che mancava a Roma come l'acqua nel deserto.
Non è solo un luogo semplice e splendido, dove si può prendere un caffè con Gipi e chiacchierare con Garrone come nel cortile di scuola a ricreazione.
L'ARF! è un modello da diffondere, la dimostrazione che poche persone, competenti, radicate nel territorio, animate da una passione che sconfina nella follia visionaria, possono coinvolgere grandi autori, professionisti e colleghi, ma soprattutto tante, tante persone, offrendo un evento ricco di incontri sempre interessanti, mai seriosi, mai imbalsamati, ma sempre di vivo interesse.
L'ARF! rappresenta la prova che è possibile fare cultura in Italia, pur senza fondi e senza sponsor, ad alto livello.
Poiché il gioco e la serietà, l'innocenza e la saggezza, il sacrificio e la leggerezza sono sposi naturali per chi sa conciliare cuore e mente.

Dunque, mi inchino al lavoro di Fabrizio Verrocchi, Paolo Campana, Daniele Gud Bonomo, Stefano Piccoli, Mauro Uzzeo e all'"arfiere" Luca Raffaelli (oltre a ringraziare i tanti amici con cui ho condiviso momenti divertenti, da Stefania Nebularina a Giovanni Bufalini) e rinnovo con entusiasmo la mia disponibilità per il prossimo anno.
ARF!




domenica 17 maggio 2015

TUTTI GLI ARTICOLI (SU VARIE TESTATE) DI APRILE

                                    


Carissimi lettori,
la grande mole di impegni, appuntamenti e pubblicazioni su varie testate mi sta facendo colpevolmente trascurare queste adorate colonne.
Saprò farmi perdonare.
Alla vostra attenzione porgiamo la messe di Aprile, "il più crudele dei mesi"...



Su FUMETTOLOGICA abbiamo pubblicato:

- Il resoconto della presentazione del Caravaggio di Milo Manara nella meravigliosa cornice della Biblioteca Angelica di Roma QUI



- La conversazione, per noi importantissima, e il seguente incontro con Scott McCloud in occasione della presentazione romana de Lo Scultore QUI



- La nostra recensione, severa, del Caravaggio di Milo Manara, "un libro importante per la carriera di Manara, disegnato magnificamente, narrato con passione e intelligenza, ma che tuttavia non rende piena giustizia al genio di Caravaggio: quest’ultimo non aveva certo bisogno di indulgere in bassezze per glorificare la maestà dei corpi e denunciare la crudezza del reale" QUI




Su La Repubblica- XL abbiamo pubblicato la nostra conversazione con Simone Avincola, talentuoso cantautore in grado di mettere d'accordo Roberto Freak Antoni e Fiorello QUI




Aprile è anche il mese in cui ho avuto il mio debutto sul Domenicale della Repubblica, con il resoconto del mio incontro con Linsday Kemp: sicuramente un momento importante nella nostra carriera giornalistica 

             


Sul blog ci siamo limitati (per una volta) a riassumere gli articoli di Marzo, dall'intervista a De Gregori alla recensione dello spettacolo romano di Kemp, dall'intervista a Giuseppe Palumbo all'incontro con Charles Burns, e molto altro QUI



Maggio ci ha già regalato molte soddisfazioni, speriamo di deliziarvi ancora.
Buona Lettura!

mercoledì 13 maggio 2015

TUTTI MI CHIAMANO LUCIO - Una visione onirica al Teatro Parioli, anzi al Detour

 La vida es sueno y los suenos son




Forse suggestionato dall'epocale ritorno del Maurizio Costanzo Show negli stanchi palinsesti berlusconiani, il mio subconscio, nutrito da letture mistiche e immagini alchemiche, mi ha accompagnato in un viaggio visionario gravido di inquietanti rivelazioni.
Credo sia mio dovere inoppugnabile condividerne l'esperienza con i miei lettori.
Lasciate ogni raziocinio, o voi ch'entrate.




Mi trovavo, dunque, unico spettatore in un deserto Teatro Parioli, il cui celebre palco (sulla cui passerella è sfilato il peggio e il meglio della cultura italiana degli ultimi 30 anni) assumeva le spaventose apparenze di un tempio massonico deviato, come nella cerimonia americana della Cremation of the Care durante il Bohemian Grove
Unica differenza,al posto del Moloch s'imponeva un Golem mostruoso, deformazione di quello partorito dalla fertile fantasia ceccottiana. 

Il sipario si chiude e poi riapre lentamente, mostrando di fatto La Loggia Nera, il celebre inferno lynchiano eternato in Twin Peaks.
Maurizio Costanzo aveva assunto definitivamente le fattezze del Barone Harkonnen, villain lynchiano per antonomasia, ormai giallo in volto, bofonchiava attraverso l'utilizzo di un decoder infernale, che deformava ogni sillaba da lui proferita in un falsetto grottesco.
 
Ad ogni suo osceno cenno, apparivano come spettri voraci tutte i personaggi che avevano calcato quel palco, una volta lieta passerella mondana, ora tramutato in oscuro tribunale infero.
Il tema della puntata era l'ultimo grande capolavoro del cinema italiano: no, non era La Grande Bellezza di Sorrentino, non era Il Racconto dei Racconti di Garrone.

Era TUTTI MI CHIAMANO LUCIO di Renato Blasetti



Costanzo cominciava a introdurre quest'opera dalla gestazione tragica, porgendo di volta in volte alle anime inquiete,  colpevolmente destate dal loro torpore spiritico, la parola per concedere il loro verdetto.

Maurizio Costanzo: Ah, bof, bof...cominciamo con Abbettobeuilakua, vabbène?

Alberto Bevilacqua: Con grande piacere, Maurizio, poiché TUTTI MI CHIAMANO LUCIO è un film che ho amato molto. Ho amato la struggente ricerca di un piacere impossibile, che dilania il protagonista fino quasi alla scissione, alla schizofrenia. Torna prepotente il tema del doppelganger, del resto lo stesso agognato incontro con Giorgio Moroder non è altro che un palese transfert dell'incontro, in fondo con noi stessi...

Maurizio Costanzo:Ah,tzììììì? Ah, quettoèbello. 
E tu, Addobuzzi, che disci?



Aldo Busi: Ah, guarda, stavolta devo veramente concordare. Ho adorato, in particolare, l'interpretazione di Gabriele Geri: non solo veramente un bel ragazzo, ma una figura maschia,volitiva, oserei dire pregna di esaltazione vitalistica. Rappresenta con fierezza la maestà del corpo maschile: ecco,quello che ho apprezzato è come nel film si viva a testa alta questa relazione, che è palesemente omoerotica, con gioia, nel trionfo della carne, senza il fardello degli inutili sensi di colpa che torturavano quel parruccone di Testori, ad esempio...

Maurizio Costanzo: Beh,mi sembra unpofozzatta comeinteppprettazzzione, Gabbrielelapotta che disce?


Gabriele La Porta: Ma no, assolutamente...è palese come a Busi manchi completamente il zen-zo del sa-cro! Qui non si tratta di un rapporto omo-se-ssua-le,qui chiaramente si tratta di un uranismo, si, ma di tipo androgino. An-dro-gi-no! Da Andros, uo-mo, e  Gyne, do-nna...

Aldo Busi: Ma stai zitta,che sei solo una repressa, con tutti quei libri di psicanalisi, invece di parlare ma fattela una...


Gabriele La Porta: For-ze!

Maurizio Costanzo: Eh, Busi, non traccendiamoperòeh. Babbaraabbetti?

Barbara Alberti: Sentite, forse ho visto un altro film: io l'ho trovato un canto all'innocenza, alla natura, alla ricerca, si, di se stessi, ma anche dell'altro, no? Dell'altro da noi, del diverso, di cui ognuno in cuor suo, è uno specchio...Poi, quell'attore, Luca Cruciani, un angelo biondo, così innocente e nel contempo sensuale, come un putto caravaggesco...forse, non sono in grado di spiegarmi, perdonatemi, non sarei dovuta venire (scoppia in lacrime istericamente)!

Selvaggia Lucarelli: Ma basta con tutte queste elucubrazioni! Si tratta palesemente di un film goliardico, fra amici! Dai, è palesemente ironico, lui che ritrova se stesso fra le montagne, fa il verso alla New Age, e andiamo, un po' di umorismo!

Maurizio Costanzo: Io nonzareicozìzzicurosefozziinte, Sevvaggia. Lucatuchedisci?



Luca Giurato: Ma guarda Maurizio, questo film io l'ho semplicemente venerato. Fin dal titolo, TUTTI MI CHIAMANO LUCA, mi ci sono proprio riconosciuto: penso sia impolsibile non salutare questo film come il buongiollo di una nuova stagione del cinema nostrano...m'è piaciuto tanto il protagonista Lucio Cruciali, e poi scusate se lo dico, ma è l'opera de 'n grande regista, Blasetti, un maestro del Neoralismo...no?

Maurizio Costanzo: Eh, Luca, mezàchetettaiabajà...

Luca Giurato: No, Maurizio, fammi parlare! Chiedo scudo se lo sottolineo, ma era dai tempi del partito sociolista che non vedevo un film così pieno di polsibitàdi interpretazione...

Maurizio Costanzo: Eh, nonpalliamodipolitica, eh, peppiacere. Adesso un po' di musica, grazie. 

 Dal nulla emerge il Quartetto Cetra, con alle spalle un'orchestra alla Count Baisie: appare Christian De Sica in piume di struzzo, incoronato come una dea egizia, che canta col Quartetto Sweet Transvestite dal Rocky Horror Picture Show


Maurizio Costanzo: Vabbene, siamo arrivati in concluzione, chi manca? Ah,Bittorio te nunhaidettognente...

Vittorio Sgarbi: Ma cosa devo dire! Questo film è una me...a! Non si capisce un c...o! Che c...o mi rappresenta! Come fate a stare qui a parlarne! Capre, imbecilli, pezzi di m...a!



Maurizio Costanzo: Ah, Bittorio, mo nun esagerà,eh. Occhei, prima della sigla, consiglipegliacqquitti.

Carmelo Bene: Ve li sconsiglio! Tanto non acquistate nulla, siete voi che siete acquistati, ... acquistate un c...!




SIPARIO


Mi sono svegliato in preda allo spavento.
Ma ciò è nulla in confronto al terrore puro che mi ha invaso quando ho realizzato che il film ESISTE DAVVERO.
Sarà possibile vederlo oggi, al DETOUR di Roma, a Via Urbana 107,dalle 20.30.                          

                                     
                                                                     
Vi prego, venite anche voi.
Così, finalmente potrò capire se sono ancora nel sogno o meno.