lunedì 9 dicembre 2019

Non c'è due senza uno. Il sosia del sindaco.









Erano mesi che non riaprivo questo mio impolverato diario telematico.
Mi è sembrato giusto farlo per parlare dell'artista che fu la scintilla di questo stesso blog incendiario: quell'adorabile malandrino di Maicol&mirco (proprio lui che mi definì "Il Pierino della Cultura").

Soprattutto, è obbligatorio farlo dopo che questo scapestrato così si riferisce alle nostre estenuanti esegesi della sua opera in QUESTA intervista pressoché definitiva del valente Gabriele Ferraresi:

"Adriano Ercolani ti ha accostato a nomi importanti, uno su tutti Samuel Beckett, e tu hai risposto: “Io Beckett non l’ho mai letto”. Però ti volevo chiedere quali sono i tuoi riferimenti, cosa è stato importante nella tua formazione?

Adriano è il motivo per cui siamo qui ora, nel senso che è il primo che ha scoperto cosa erano Gli Scarabocchi. L’ha scoperto prima di me. Si è accorto che erano se non un fumetto qualcosa di diverso, qualcosa di più, ci ha affondato le mani dentro per primo. Non a caso l’introduzione al primo libro dell’Opera Omnia l’ho affidato proprio a lui, perché è lui che mi ha fatto scoprire me stesso".

A questo punto, da suo esegeta storico, non ho potuto non notare una mastodontica anomalia: da alcuni giorni Gli Scarabocchi SEMBRANO rappresentare (ma non è così) un personaggio reale e non fittizio.
Qualcuno di molto simile al Sindaco di San Benedetto del Tronto.

Blasfemia! 
Eresia! 
Scandalo!
Ovvero, i temi caratteristici degli Scarabocchi.

Abbiamo chiesto spiegazioni alla più simpatica canaglia dell'Esistenzialismo contemporaneo.
Leggete, se avete il coraggio.


Ma cosa succede, finalmente rappresenti un personaggio reale?
Irreale come sempre. Tratto solo irrealtà lo sai. 




Ti sei dato alla satira politica?
La striscia del sosia del sindaco non è satira, come Gli Scarabocchi non sono strip.
Sono sempre fumetti, travestiti da altro, ma fumetti. Solo quello so fare io: fumetti.
Poi nelle mie storie mi occupo non di persone ma di personalità, non trovi né Renzi né Salvini né il papa, ma i Renzi, i Salvini e i papi che da sempre intralciano la storia.
Sono fumetti acronici, come la storia stessa, acronica in quanto circolare. Quindi in questa striscia non c'è l'attuale sindaco di San Benedetto del Tronto, ma il sindaco in assoluto,
quindi tutti i sindaci, di San Benedetto, delle Marche, d'Italia e del mondo. Il mio sindaco e il tuo sindaco (c'è chi dice sia addirittura Beppe Sala, il sindaco di Milano).



Quindi stiamo ancora nell'ambito del fumetto?
Esatto. 
Un fumetto nato però da un caso di cronaca giudiziaria locale (come tante opere di tanti autori), quella di un sindaco che sostanzialmente querela una pagina facebook omonima, rea addirittura di sostituzione di persona.
Chiaramente una situazione paradossale, vista la palese attitudine satirica della pagina stessa. Ma quello che mi ha colpito è un meraviglioso e nuovo meccanismo comico: quello di un personaggio pubblico terrorizzato di apparire per quello che poi siamo tutti: un uomo comune con difetti comuni. In tantissime opere comiche il meccanismo funzionava al contrario, penso a "Fracchia la belva umana" (per rimanere nel mito), in cui un comune cittadino veniva scambiato per un famosissimo criminale. Oppure in film come "Non c'è due senza quattro", in cui due uomini comuni sfruttano la loro somiglianza con quella di due fratelli miliardari.
Qui è una roba diversa: ho fatto tanto, sono arrivato tanto in alto e ora c'è il rischio di essere preso per un omino qualunque (nel caso specifico un cantante principiante). Meraviglioso. Tutti noi si dice abbiamo sette sosia nel mondo. Cosa comporta?
Siamo in qualche modo responsabili della loro condotta? In tempi così superficiali basta avere la stessa faccia per avere le stesse colpe o meriti? Sono le nostre azioni a determinarci o le nostre somiglianze? 
J. G. Ballard rideva di un attentatore che venne arrestato nonostante avesse simulato un attentato con una pistola finta. Diceva: il prossimo attentato alla regina avverrà a opera di qualcuno armato di un semplice cartello con sopra scritto ATTENTATO.
Come poteva questo paradosso, un sindaco preoccupato non di essere ma di sembrare, non diventare una mia storia?
Essere o sembrare?
Non solo debbo preoccuparmi delle mie azioni, ma anche di quelle dei miei sosia?




Spiegaci bene la differenza tra un personaggio di fantasia e uno reale.
Quello di fantasia non esiste. Quello reale esiste solo per un pugno di anni. Questo breve lasso di tempo, che chiamiamo vita, che influenza può avere in faccia all'eternità? Smettiamo di distinguere la realtà dalla fantasia per favore. Posiamo l'orologio.



È lo stesso principio di quando spieghi la differenza tra una bestemmia o un'atrocità reale e una disegnata negli Scarabocchi, insomma?
Prendersela con la fantasia è solo un modo per svilire la realtà. E la realtà non ne ha assolutamente bisogno, masochista com'è.
La storia che la penna ferisce più della spada è una storia messa in giro dai venditori di spade. 
Deresponsabilizziamo la fantasia e responsabilizziamo la realtà.




Speriamo di vederti solo dietro una prigione di carta. Certo, dopo dovrai disegnarci le arance da portarti.
Mi divertirò a disegnare soprattutto le etichette delle arance, sono sempre bellissime.






Avrai molto tempo in carcere per disegnare, a quale opera ti dedicherai nelle pause dei lavori forzati?
"Le vostre prigioni", spero non vi offendiate, ma io coi fumetti sono evaso.


Segnaliamo l'evento del 20 dicembre organizzato da Rifondazione Comunista con l'autore.

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