venerdì 25 settembre 2015

TUTTI PER UNO - giocando rispettosamente con i classici

Per  C.C., materna mecenate

Cari lettori, considerando che presto, ancor più del solito, vi infliggerò letture su temi di alta metafisica o oscuro esoterismo (su varie, prestigiose, nuove testate) ho deciso di segnalarvi un libro apparentemente leggero, ma dalle certe qualità in una prospettiva di diffusione dell'amore per la cultura tra i cosiddetti "giovanissimi".
Buona lettura









PREMESSA
So che è un'espressione forte, che evoca un sentimento estremo anche se talvolta nobile, ma fatico a cogliere degni sinonimi: generalmente io ODIO le versioni moderne dei classici. 
Nel senso che mi gonfio tutto, mi va il fegato in suppurazione, divento violaceo, mi contorco per terra digrignando i denti, schiumando mentre urlo in aramaico maledizioni dal potere immutabile.

Eppure...
Eppure...
Si sa, le eccezioni si conferman regole (era tanto che non citavo C.B.).


TESI
L'operazione svolta da Mariella Martucci e Carolina Capria  (le autrici nascoste dietro l'elegante pseudonimo di Cécile Deleau) è rischiosa: narrare le vicende di uno dei romanzi più celebri (e celebrati) di tutti i tempi , I Tre Moschettieri di Alexandre Dumas, ambientandolo, come si suol dire, ai giorni nostri.

Ecco, dunque, la divisa in felpa e jeans, l'ipod che spara hip pop nelle orecchie, i nostri eroi che nel tempo libero giocano alla playstation...
Come faccio ancora a scrivere vi starete chiedendo, come mai non sono già preda di una crisi epilettica congiunta a una possessione da parte di Gozer il Gozeriano?


È presto detto.
Perché il libro è scritto benissimo.
Perché ti prende dalla prima riga.
Perché, forse, era l'unica formula accettabile per riproporre la storia raccontata in più di venti versioni cinematografiche e televisive, nonché in altre a fumetti, a cartoni animati e in forma di musical.
E la formula è: cambiare tutto, lasciando inalterato lo spirito essenziale.
Il libro trabocca passione e divertimento: la scelta di adottare un linguaggio da videogioco o allestire le scene da combattimento come in un film d'azione può urtare solo i puristi della domenica.
Il libro originale nasce come romanzo d'appendice, mica è un testo sacro zoroastriano.
Il testo dumasiano stesso si presta, per la sua natura avventurosa, a una rocambolesca mescolanza di forme e stili.
Certo, le nostre Deleau intervengono con determinazione sul vasto materiale ottocentesco, tagliando, sintetizzando, capovolgendo destini dei personaggi e obliterando figure narrativamente centrali, incentrando tutto su una resa moderna del celeberrimo nocciolo narrativo, interamente rivolta a destare la massima empatia nei confronti della voce narrante, lo sfortunato e ardito D'Artagnan.
Ecco dunque che Constance da guardarobiera (custode dei segreti della Regina) è promossa principessa; ecco che importanti sottotrame (ad esempio, la liaison strategica tra il protagonista e Milady de Winter, prototipo degli amori ingannevoli tra spie alla 007) vengono elise; ecco che il fine e sensibile Aramis diviene direttamente una ragazza, la voce materna e responsabile del gruppo; mancano le peripezie londinesi, tutto è svolto nella Parigi postomoderna divisa tra i combattimenti clandestini nelle banlieue e lo splendore cristallizzato del centro storico...e potremmo continuare.
Ciò che conta è però quanto il libro sia cucito sulle esigenze di giovani lettori, dunque è ragionevole la scelta di potare le ramificazioni, a volte stucchevoli, dei romanzi a puntate ottocenteschi.
La lettura è intrisa di adrenalina, fomento, senso del riscatto, valore, dialettica tra orgoglio e lealtà,  tutto narrato da una voce narrante che più che a uno stream of consciousness fa pensare ai pensieri di un personaggio dietro la soggettiva di uno sparatutto.
Nonostante questi limiti, impostisi consapevolmente dalle scrittrici, non mancano momenti di approfondimento psicologico.
Molto riuscita per noi è ad esempio la restituzione del Cardinale Richelieu, l'archetipo proto-andreottiano del Genio del Male machiavellico.
Non è facile dare nuova vita a un personaggio interpretato nel corso del Novecento da vere e proprie icone cinematografiche (da Vincent Price a Peppino De Filippo, da Gino Cervi a Charlton Heston, da Tim Curry a...Sergio Vastano!).


L' happy end, inevitabilmente più fiabesco dell'originale, appare la felice conclusione di un percorso fanciullesco nella scoperta dell'onore e dell'avventura.

CONCLUSIONE
Bando agli snobismi isterici.
Il libro è gradevole e istruttivo, ben più di altre prezzolate pubblicazioni Mondadori (e non solo).
Se avete figli, nipoti, figli di amici e colleghi o alunni che si arrampicano sul ciglio scosceso tra fine infanzia e  prima adolescenza, non esitate, regalateglielo.
Li preparerà non solo a un approccio meno imbalsamato ai classici ma, magari, potrà far scaturire in loro la scintilla benedetta dell'amore per la lettura.
Unico salvagente sicuro in questi tempestosi mala tempora.

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