giovedì 15 novembre 2018

I VILLANI - la poesia resistente di Daniele de Michele






Seguiamo Daniele de Michele (aka Don Pasta) ormai da anni.

Proprio su queste colonne parlammo di lui (all'inizio di una fluviale conversazione che trovate QUI) in questo modo: "andrebbe protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità: è una fortezza di Masada ambulante nei confronti del brutto, della stupidità, dell’insensata negatività che possiede il mondo moderno".
La visione del suo film documentario I Villani ci conferma che (ancora una volta) non avevamo esagerato.
Il film, presentato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia, va visto.


Dopo aver deliziato le folle nei panni adorabili del DJ gastrofilosofo Don Pasta, spesso nei luoghi più improbabili (QUI raccontammo quando aprì per i Massive Attack in una catacomba!), ora Daniele de Michele si riappropria del suo nome anagrafico, per un canto d'amore alla Madre Terra, alla Natura, alla Tradizione...ma lo fa da una prospettiva che è profondamente, appassionatamente, autenticamente di sinistra.
Daniele strappa Gramsci e Pasolini dall'abbraccio mortale e ingannevole del peggior rossobrunismo d'accatto e restituisce la poesia ardente e irriducibile dei moderni contadini, custodi di una tradizione ormai in agonia, resistenti contro le derive follemente perverse e autodistruttive dell'industria alimentare.


Quattro storie, raccolte e raccontate (con Andrea Segre) in quattro diversi angoli d'Italia (non solo il Sud delle amate radici dell'autore), di resistenza attiva, di glorioso suicidio professionale in nome di un'etica superiore, di commovente amore per la natura.
Un canto in cui amore e epica s'intrecciano nella gloria di esistenze umili, apparentemente monotone, gravate dalla fatica, nobilitate dal rispetto.
Un canto d'amore umanissimo. E per questo sacro.


Riportiamo la nota di regia che accompagna come un toccante invito la promozione del film: "“Questa gente mi raccontava il suo stare al mondo, il suo rapportarsi alla terra e alla storia del luogo che le aveva dato nascita. Era in questo intessersi delicato, talvolta ironico, talvolta doloroso tra i racconti intimi del loro vissuto e il loro cucinare con perizia, intelligenza, senso dell'osservazione che veniva fuori il senso più profondo della cucina italiana: il suo essere saggia, gustosa, parsimoniosa, rispettosa dei prodotti della terra e del mare. Questa gente mi mostrava in quei gesti sicuri di quanto la modernità andasse in conflitto radicale con quella cultura. Un conflitto che andava al cuore del problema. Per mangiar bene bisogna rispettare i tempi della cucina, bisogna rispettare le stagioni, la terra e il mare, tutto ciò che la modernità non fa più. Ne viene fuori un conflitto tra le parti, una resistenza, una proposizione di un nuovo vivere che benché ancorato al passato diventa attuale e vitale. In questi quindici anni di lavoro, passati creando libri e spettacoli che unissero la cucina e l’arte, l’esplorazione veniva raccontata da me in prima persona, facendo venir fuori il mio punto di vista su cosa fosse per me la cucina. Quello che mi ha emozionato e che voglio condividere è l'esistenza di persone capaci, realmente capaci, di creare e ricreare il gesto e di costruire un sapere vivo attorno a questo gesto. La loro esistenza è prioritaria rispetto alla mia elaborazione e il mio sguardo vuole fermarsi affianco a loro, per far incontrare le mie urgenze ideali e in fondo politiche con la loro quotidianità di gesti, luoghi, volti e parole. Il cinema documentario è lo strumento che può permettermi di far succedere questo incontro: non rinuncio al mio sguardo, ma lo lascio vivere dentro la loro realtà. Per questo il film arriva alla fine di un lungo periodo di ricerca, dopo il quale voglio finalmente poter vivere del tempo con le persone che questa lunga ricerca mi ha dato la possibilità di scoprire. E' come se fin qui le avessi sfiorate, gustate. Ora ho voglia di stare con loro e con loro far crescere la narrazione e il significato. Dentro di me e verso il pubblico”.


Conosciamo Daniele e il suo entusiasmo, la sua passione, il suo sguardo di poeta della materia e le sue abilità di narratore paradossale e trascinante.
Non ci aspettavamo nulla di meno sul piano del racconto.
Ciò che ci ha sorpreso è la qualità cinematografica del documentario, la fotografia, i tempi (lenti sì, non è mica un film d'azione, ma in maniera pacificante e meditativa), l'uso ardito ma intelligente della colonna sonora.
Ecco, la colonna sonora.


Alla presentazione di ieri al Cinema Farnese di Campo de' Fiori (luogo di culto per il pensiero controcorrente), accanto a Daniele (sempre brillante oratore, benché evidentemente emozionato), c'era Alessandro Mannarino (presente in una colonna sonora di pregio che vanta artisti anche come Daniele Sepe), un cantautore che confesso di aver sempre ponderato a distanza.
Ebbene, alla presentazione Mannarino è intervenuto brevemente ma con due stoccate precise e vincenti: l'arte non deve educare, deve suggestionare (dall'origine latina di "suggerire"); in un mondo governato da pazzi che stanno distruggendo il mondo per un profitto immediato, questo è un film importante.


Daniele ha raccontato l'impatto con un medium come il cinema e la sua unica fascinazione, ovvero il fatto che tra l'idea e la realizzazione esso imponga anni e anni di passaggio fino a che la realtà dell'opera s'impone rispetto all'idea originale, ha descritto i quattro anni di lavoro, lunghissimi e rocamboleschi, i cambiamenti incessanti, anni di drammi economici, di incontri smarriti e ritrovati, di continua revisione dei propri fallimenti (grande lezione acquisita da I Villani) e (per rispondere a una domanda precisa sul valore politico del film) di come esso sia uno schiaffo in faccia alla Sinistra degli ultimi sessant'anni, che ha completamente abbandonato quel popolo.


Noi siamo usciti commossi dall'abbraccio di un amico che ha realizzato un suo sogno folle e necessario.
E ancora di più da una dedica al termine del film che onora me e la memoria di una donna eccezionale che tanto amava gli spettacoli festosi e ribelli di Don Pasta.

Il film è in sala nei seguenti cinema:
Fino al 18 Novembre - Roma - Cinema Farnese, 
16 novembre - Napoli - Cinema Astra
17 novembre - Mantova - Festivaletteratura - Mignon cinema d'essai 
18 novembre - Rovereto - Tutti Nello Stesso Piatto Festival Internazionale di Cinema Cibo
20 novembre - Bologna - Cinema Odeon
21 novembre - Firenze - Fondazione Stensen
23 novembre - Milano - Cinema Mexico
29 novembre - Vicenza - Araceli Cinema di Città
30 novembre - Udine - Cinema Visionario
2 dicembre - Broni (PD) - Cine Teatro Carbone
3 dicembre - Torino - Distretto cinema
4 dicembre - Cremona - CineChaplin
11 dicembre - Bergamo - Cinema Teatro Del Borgo
12 dicembre – Tolentino –  Politeama
13 dicembre – Viterbo – Cinema Trento
16 dicembre - Calimera - Cinema Elio
17 Dicembre - Lecce - DB D'Essai

Chiunque fosse interessato a farlo proiettare nella sua città, scrivesse a distribuzione@zalab.org

Fatelo.
 Ne vale veramente la pena.

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