venerdì 6 novembre 2015

MARIA GRAZIA CAPULLI - in ricordo di una giornalista libera



C'è una nota barzelletta resa nota dal magistrale racconto di Gino Bramieri, in cui un uomo si ritrova in un cimitero e leggendo i vari epitaffi, tutti altamente elogiativi ("Padre e marito esemplare", "Figlio devoto e grande lavoratore", "Amato da tutti" etc.) si chiede improvvisamente: "Ma i balordi dove li seppeliscono?.
Bramieri usava chiaramente un'espressione ben più pregnante, ma non vogliamo appesantire col turpiloquio il ricordo di una persona straordinaria.
Non è ipocrisia da prefiche di convenienza, né il buonismo d'accatto tanto in voga che ci spinge a ricordare con accenti di stima e gratitudine una persona recentemente scomparsa.
Come disse Eduardo De Filippo commentando commosso a caldo la morte di Pier Paolo Pasolini (con la lucidità dei giganti, ben distante dall'inopportunità dei nani 40 anni dopo) "sappiamo distinguere i morti dai morti e i vivi dai vivi".


Maria Grazia Capulli era una persona splendida.
E, soprattutto, una giornalista libera.


L'Italia, lo sappiamo, è scesa al 73° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa, tra la Moldavia e il Nicaragua.
Il controllo dell'informazione (da sempre prerogativa del Potere ad ogni latitudine) durante il ventennio berlusconiano ha assunto connotati grotteschi.
Non si tratta più di deformare le notizie o darle parzialmente.
Siamo arrivati al punto di inventarle (quelle comode al Governo) o seppellirle nell'oblìo (quelle scomode).
Un'altra giornalista, collega in Rai di Maria Grazia, Maria Luisa Busi, ha avuto il coraggio in diretta di contraddire il ridicolo servilismo dell'allora direttore del TG1 Minzolini, denunciando la drammatica situazione successiva al terremoto de L'Aquila (raccontata spietatamente nel documentario Draquila di Sabina Guzzanti che potete vedere QUI), ben lungi dai proclami trionfalistici dei trombettieri prezzolati di Berlusconi e Bertolaso.


La Busi, che con grande coerenza toglierà il suo volto dal tg per non rappresentare più una linea editoriale che non condivideva, racconterà in seguito nel libro Brutte Notizie (edito da Rizzoli) lo sconcertante sistema di selezione delle notizie del telegiornale più seguito d'Italia: invece di raccontare abusi di potere, gravi tensioni sociali o scandali in Parlamento, si sostituivano tali notizie con lunghi servizi sul gossip, sagre di paese o animali esotici.
L'applicazione scientifica di uno dei punti chiave del Piano di Rinascita 2 di Licio Gelli: usare sistematicamente la (dis)informazione per inebetire le masse e disarmare qualsiasi movimento critico potenziale.
40 anni dopo la sua morte, non possiamo non sottolineare che Pasolini aveva predetto tutto.


In questo contesto penoso, in questo mondo dell'informazione gestito da vili e mediocri, è doveroso ricordare una giornalista come Maria Grazia Capulli, perennemente controcorrente.
In un mondo che voleva parlare di fatti di sangue per instillare la paura degli immigrati, Maria Grazia parlava di integrazione e rispetto della diversità.
In un regime che incollava le masse agli schermi con donne nude e giochi a premi, Maria Grazia parlava di ricerca spirituale, volontariato, impegno nel sociale.
In un Sistema che bombarda gli elettori di notizie cruente e negative per deprimere ogni impulso al cambiamento, Maria Grazia aveva deciso di dare solo buone notizie.
Da circa un anno aveva ideato la rubrica Tutto il bello che c'è, in cui si continua a mostrare il lato meno conosciuto dell'Italia, meno appetibile per chi ragiona solo in base all'audience: l'Italia del volontariato, dei mille progetti per l'integrazione, dei miracoli culturali che vengono dal basso.
Uno spazio televisivo dove dare visibilità alle forze che provano a cambiare sul campo la situazione del Paese.

Non è da tutti.

Maria Grazia ci ha lasciato dopo una lunga dolorosa lotta contro un male incurabile.
Avevo avuto il piacere di incontrarla, mi aveva colpito la sua gentilezza, la sua viva intelligenza, il suo essere sinceramente interessata e partecipe alle attività di volontariato che svolgevamo.
Non a caso il suo direttore Marcello Masi ha ricordato nell'omaggio funebre come all'inizio non comprendesse alcuni suoi atteggiamenti, realizzando solo in seguito la sua autentica bellezza d'animo.

L'ultimo servizio che da giornalista ha realizzato, poche ore prima di lasciarci, è stato quello su MediTiAmoRoma, la manifestazione dedicata alla meditazione e al volontariato a cui ho avuto l'onore di partecipare dietro le quinte.
L'ultimo suo post su Facebook era un invito a diffondere la notizia dell'evento.
L'ultimo suo desiderio è stato dare visibilità a un evento gratuito, realizzato senza sponsor, che tramite l'impegno di pochi volontari (e la generosità di partner come il Coni che ci ha concesso la Tribuna Monte Mario, il Comune di Roma che ci ha dato il patrocinio, i giocatori Totti della Roma e Keìta della Lazio che hanno gratuitamente promosso l'evento) ha portato alle 11 di mattina di sabato, sotto la pioggia battente, circa 3000 persone allo stadio, a meditare per la pace nel mondo.
Sgombriamo il campo da equivoci: la persona che stiamo ricordando non faceva parte dell'associazione, non aveva interessi né economici, né ideologici a riguardo, addirittura seguiva un percorso meditativo completamente differente da quello proposto nell'evento, pur avendo un grande rispetto per Shri Mataji Nirmala Devi, l'ispiratrice della manifestazione.


Ha semplicemente visto il nostro impegno, ha compreso il nostro desiderio, ha riconosciuto i nostri ideali e, quasi sul letto di morte, ha inviato la troupe televisiva per documentare il nostro evento.
Non potremmo mai dimenticarlo e ti saremo per sempre grati.

Ciao, Maria Grazia.
Come direbbe il personaggio di una nota serie tv: "ci vediamo in un'altra vita, sorella".

P.S.
Il servizio su MediTiamo Roma, quello che Maria Grazia voleva che tutti vedessero, lo trovate QUI
Ringraziamo di cuore Silvia Vaccarezza, Loretta Cavaricci e tutta la redazione del TG2 per la splendida dedica e la realizzazione del servizio.
Buona visione.



2 commenti:

  1. Bella questa testimonianza dedicata ad una persona speciale, grazie.

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  2. Vorrei chiamarla lettera, perchè è bella come una lettera piena di amore e verità....molto bella questa lettera, grazie
    Daniela Martellato

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