lunedì 25 luglio 2016

7 letture estive, spensierate ma non troppo

La Long Room nella biblioteca della Trinity College di Dublino: quella di Harry Potter
L'estate, si sa, è tempo di letture: finalmente possiamo goderci quei tomi che nel corso dell'anno si sono accumulati fino a configurare una pila sbilenca e pericolante accanto al comodino.
Certo, sotto l'ombrellone portarsi l'Ulisse di Joyce o L'Uomo senza qualità di Musil parrebbe una risibile velleità da fanfaroni (chi scrive lo ha fatto, candidamente impegnato nella lettura), eppure confidiamo che i frequentatori (mi si dice che da venticinque forse son giunti al vertiginoso numero di trenta) di queste deliranti colonne giammai si chinerebbero ai dettami delle classifiche da Tv, Sorrisi e Canzoni.

Ecco, dunque, una lista ispirata ad un onorevole spirito di compromesso.
Si tratta di libri di qualità, di apprezzabile divulgazione, ben scritti, dai toni ironici e tendenti alla leggerezza: dunque, dopo avervi consigliato per un anno testi esoterici e opere di seria riflessione, indubbiamente si virerà verso un registro meno impegnativo.
Ma comunque tenendo sempre alta la fiamma vitale dell'intelligenza e dello stile.

Ecco a voi: sette letture estive, spensierate ma non troppo.


1) Il Libro Infame di Gianluca Nicoletti, illustrato da Roberto Ronchi (Tunué)
Gianluca Nicoletti è volto ma soprattutto voce nota, per la sua vasta attività giornalistica (attualmente seguito speaker di Radio24).
Nicoletti ha una prosa rapida, forbita e insieme scollacciata, ricca di arguzie, schiava felice di doppi sensi carnascialeschi.
Il libro è a tratti divertentissimo, nel suo essere una ricostruzione adorabilmente egocentrica della storia personale dell'Italia attraverso la vita dell'autore, entrambe raccontate, in pieno spirito pop/camp, attraverso gli aspetti più kitsch del quotidiano del dopoguerra: dagli inquietanti manifesti delle pubblicità progresso che esponevano disegni dei "mutilatini" per scoraggiare i bambini a giocare con le mine inesplose al catalogo Postalmarket quale deposito di fantasie erotiche per un'intera generazione, fino all'ossessione mcluhaniana per l'irruzione delle nuove tecnologie nella nostra vita.
L'autore concede, prevedibilmente, molto spazio alla sua particolare manìa di sollevare le donne (eh, si, avete letto bene), con significato filosofico annesso, indulge forse in maniera eccessiva su certo libero pensiero figlio degli anni'70, ci sorprende con dotte incursioni nella letteratura esoterico-fantastica, ci delizia dando il giusto ruolo iconico a Ranxerox.
Le illustrazioni di Ronchi danno corpo all'immaginazione goliardica di Nicoletti, percorsa ossessivamente da un gusto quasi adolescenziale per lo spirito fescennino.
Spassoso e non banale.



2) È ricca, la sposo e l'ammazzo di Jack Ritchie (Marcos y Marcos)
Anche se il  nome di Jack Ritchie forse non vi dice nulla, in realtà avete benissimo in mente l'atmosfera delle sue creazioni.
Avete presente quella peculiare dimensione stilistica sospesa tra umorismo elegante, cinismo feroce e tensione criminale tipica degli episodi televisivi della serie Alfred Hitchcock presenta?
Basti pensare che molti di quei piccoli capolavori di thriller sardonico sono ispirati proprio a racconti di Richie. Un maestro del racconto breve, brevissimo, padroneggiato con sapienza assoluta: abile in poche pagine a calare il lettore in una tensione intollerabile per poi, puntualmente, truffarlo con un capovolgimento finale inatteso. Ciascuno dei brevi racconti presenti in questa raccolta è una testimonianza della formula perfetta trovata da Ritchie: leggerli è come trovarsi davanti a un cantastorie sadico che ci racconta una storia dell'orrore con i tempi comici di una barzelletta, lasciando a noi la scelta se urlare di terrore o scoppiare a ridere.
Campione della miniatura, eccellente nella gestione della tensione, Ritchie ha fatto della brevità, e dell'ironia, veri e propri pilastri della sua poetica: "Non c’è romanzo che non si possa migliorare trasformandolo in un racconto breve: nelle mie mani, I Miserabili sarebbe diventato un pamphlet".
Il racconto che dà il titolo al libro ha ispirato il celebre film omonimo con Elane May e Walter Matthau.
Magistralmente cinico.


3) L'inaspettata eredità dell'ispettore Chopra di Vaseem Khan (Newton Compton)
Tutt'altra atmosfera quella del giallo ambientato a Mumbai di cui stiamo per parlarvi. Non la Mumbai mistica, criminale, psichedelica e infernale di Shantaram (imperdibile libro autobiografico di Gregory David Roberts), ma comunque realistica, resa, per quanto possibile, nella sua unicità di macrocosmo cangiante ed oceanico, in cui centinaia di migliaia di persone brulicano tra miseria e successo, in una "disperata vitalità" tipicamente indiana che non a caso affascinò Pasolini nel suo primo viaggio del 1961 (narrato appunto ne L'odore dell'India).
L'ispettore Chopra, virtuoso e saggio, appena giunto alla meritata pensione, riceve in dono un  regalo, per quanto piccolo, necessariamente ingombrante,: un elefante.
 Tanto per fugare ogni dubbio, viene ribattezzato Ganesha: il Dio dell'Innocenza e della Saggezza.
Le qualità interiori che lo guideranno, come una magica protezione, in una discesa improvvisa e pericolosa nelle viscere degli slum. C'è qualcosa di commovente in questo vecchio ispettore, ormai libero da vincoli e impegni, che continua a rischiare la vita per mantenere la promessa di giustizia giurata ad una madre davanti al cadavere del figlio.
La nostra discreta conoscenza della cultura indiana ci ha consentito di cogliere tutti i riferimenti, i giochi di parole e le sfumature del libro nelle sue mille referenze, forse un glossarietto o delle note esplicative potrebbero aiutare un lettore meno avvezzo a mantra e ricette del Maharastra.
Una lettura in grado di essere positiva senza essere stucchevole.


4) Il Principe Rosso di Timothy Snyder (Rizzoli)
Questo è davvero un bel libro.
Sarebbe senza dubbio piaciuto ad Hugo Pratt. La figura dell'Arciduca Guglielmo D'Asburgo, infatti, bisessuale e socialista discendente della famiglia reale che aveva regnato su mezza Europa, ormai in decadenza, sembra proprio quella di un personaggio incontrato da Corto Maltese nelle sue avventure rocambolesche, tra pirati e massoni (non a caso pare che l'eroe di Pratt sia ispirato ad un altro discendente della casata, Luigi Salvatore d'Asburgo-Lorena).
Il bellissimo e carismatico Arciduca ha attraversato il primo Novecento col fascino di un eroe byroniano, diviso tra lignaggio e ideale, volontà e destino, ambizione e fortuna avversa.
Forte della sua dignità nobile, con fierezza l'Arciduca sfidò sia Hitler che Stalin, ma purtroppo terminerà la sua vita, dopo averla dedicata al sogno di un'Ucraina indipendente, deportato in una cella sovietica, stroncato dalla tubercolosi.
Una vicenda così affascinante non poteva non sedurre Snyder, docente di Storia a Yale, in grado di architettare un racconto avvincente e documentatissimo, che a tratti evoca la dotta prosa di Robert Darnton più che quella accattivante di Valerio Massimo Manfredi.
Splendido e conturbante.


5) Da quassù la terra è bellissima di Toni Bruno (Bao)
Provocatoriamente, inserisco un fumetto serio tra letture, solo apparentemente, spensierate, tanto per burlarmi degli stereotipi.
Davvero significativo il salto di maturità che Toni Bruno ha effettuato dalle sue pur valide prove precedenti (dedicate a temi delicati quali la morte di Stefano Cucchi e la parabola di Kurt Cobain).
Il libro è davvero raccontato bene, evitando le insidiose trappole di una narrazione codificata da 60 anni di film e romanzi: la tensione globale, individuale e collettiva, ingenerata dalla Guerra Fredda.
Bruno concilia una narrazione spontanea, disinvolta, giocosa con la drammaticità del tema: l'eroe sovietico della conquista dello spazio (ovviamente ispirato a Gagarin, a cui dobbiamo la citazione del titolo) è entrato in crisi ansioso-depressiva. Dal suo stato d'animo deriva la gloria di un intero paese, forse la stabilità degli equilibri politici internazionali. Dovrà ricorrere alle cure di uno psicoterapeuta...americano.
Ecco, uno spunto così poteva risolversi in macchietta o apologo buonista in poche tavole. Invece, Bruno riesce, grazie soprattutto ad un'attenta regia e ad una buona capacità di introspezione psicologica, a rendere tutto plausibile, convincente, persino toccante.
Una riuscita riflessione sul potere dell'empatia.
Uno dei migliori fumetti del 2016.


6) Il Libro dei Viaggi nel Tempo di James Wyllie, Johnny Acton e David Goldblatt (Newton Compton)
Abbiamo già citato il nostro adorato Robert Darnton, un campione della divulgazione storica.
Se in parte Timothy Snyder aveva ricordato la passione per gli angoli più oscuri e illuminanti della storia, i tre autori di questo delizioso ed inusuale testo storico possono essere accostati all'altro lato della sua coltissima opera di scavo storiografico: il gusto divertito per la curiosità, il paradosso, l'approccio imprevedibile all'oceano di conoscenza imponderabile del cammino umano.
Con la cornice giocosa del viaggio temporale, siamo condotti in momenti cruciali o altamente significativi della storia umana. Il talento degli autori è tutto nel calarci interamente nel quotidiano di quei momenti, maniacalmente ricostruito, con dilettevole attenzione ai particolari (i biglietti dei mezzi pubblici, l'abbigliamento, le condizioni climatiche, i posti dove spendere meno e mangiare meglio). Diciotto mini-guide turistiche per diciotto momenti sparsi nel grande libro degli errori umani, pietre miliari della nostra incerta evoluzione: dal debutto di Shakespeare al Golden Globe a Woodstock, dall'eruzione del Vesuvio all'arrivo di Marco Polo a Xanadu, dai concerti dei Beatles ad Amburgo risalendo alla prima spedizione di Captain Cook.
Certo, la selezione è eurocentrica e con una predilezione spiccata per la contemporaneità.
Avremmo apprezzato un salto alla corte di Ashoka o di Re Janaka, una conversazione con Confucio o Socrate, una sessione di preghiera con Guru Nanak o Rumi, anche solo una serata nel palazzo imperiale di Akbar.
Ma, comunque, apprezziamo l'approccio disinvolto e attento ai singoli episodi, consapevoli dell'impossibilità di abbracciare l'immenso corpo sfuggente del divenire storico.
Stimolante e istruttivo.

 

7) L'Enigma dell'Alfiere di S.S.Van Dine (Barbera Editore)
In realtà avrei potrei suggerire qualsiasi libro scritto da Willard Huntington Wright (questo il vero nome dello scrittore e critico d'arte) che abbia come protagonista l'incantevole egomaniaco Philo Vance. Come spesso nella storia, dobbiamo rendere grazie a un incidente: Wright era un importante intellettuale, autore di una imponente monografia su Nietzsche, direttore della rivista Smart Set , sulla quale pubblicavano autori del calibro di Ezra Pound, Yeats e Conrad (perfino D'annunzio!), quando una devastante crisi di nervi indusse il medico curante a suggerirgli di dedicarsi a una forma più leggera di letture: i libri gialli. Con la sua forma mentis geniale, Wright divenne subito un esperto enciclopedico del genere, scrisse un saggio esaustivo sul genere detective story, ma soprattutto divenne S.S. Van Dine (le iniziali riprese dall'adorata rivista menzionata, il cognome un'allusione a Van Dyck), il padre della per noi fraterna figura di Philo Vance.
Come tutti i maestri, iniziò uccidendo con rispetto il proprio: tutti i romanzi di Van Dine capovolgono il metodo induttivo dell'amato Sherlock Holmes. Ciò che appare evidente a una prima indagine è palesemente un inganno. La verità va ricercata nei dettagli minimi, spesso nelle pieghe nascoste della vicenda, seguendo percorsi apparentemente irrazionali o paradossali, ma in realtà guidati da una impeccabile logica deduttiva. Un insegnamento filosofico, prima che investigativo.
Se un giorno fossimo affrancati per benedizione superna dal giogo della necessità, ebbene, desidereremmo passare il nostro tempo cullati dall'ipnotica logorrea di Philo Vance, l'elegantissimo, coltissimo, sarcastico e sprezzante protagonista, rigorosamente credente solo nel potere inesorabile della logica, e proprio per questo consapevole dei suoi limiti invalicabili. Un maestro di cinismo colmo di tenerezza per i bambini e gli animali (come ricorda in QUESTO bel pezzo Edoardo Ripari) magnificamente descritto dall'autore: "Aristocratico per nascita e istinto, teneva se stesso rigorosamente distaccato dal mondo in cui vivono le persone comuni. Nel suo modo di fare era presente un’indefinibile forma di disprezzo per l’inferiorità in qualsiasi sua manifestazione".
Descrizione tratta da La Strana Morte del Signor Benson.
Confessiamo che anni fa ci accostammo al libro solo perché divertiti dal libro, pensando a ben altro omonimo.


Così la Grazia si manifesta, per le vie più ilari e meno protocollari.
Più che un libro, uno dei piaceri assoluti dell'esistenza.

Buona Lettura!

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