venerdì 30 settembre 2016

Aldo Manuzio, l'Estetica della Conoscenza

Tra i numerosi motivi per dichiarar la fierezza d'essere italiani, nonostante l'inevitabile decadenza dell'holderliniano "tempo di povertà" in cui stiamo drammaticamente sopravvivendo, s'impone l'esser conterranei di Aldo Manuzio, il genio padre dell'editoria moderna.

Aprendo l'Hypnerotomachia Poliphili
In perfetta rispondenza al genius loci (il cui rovescio banalizzante sono gli stereotipi da barzelletta), se il tedesco Johannes Gutenberg da Magonza ha donato al mondo il meccanismo d'ingegneria che consentì quella che Carmelo Bene provocatoriamente definiva "la sciagura editoriale", fu l'italiano Aldo Manuzio da Bassiano (in provincia dell'attuale Latina) ad inventare il concetto di libro "bello".
Non parliamo solo delle magnifiche edizioni dantesche o del preziosissimo Hypnerotomachia Poliphili del 1499, brillante opera simbolica attribuita al domenicano Francesco Colonna, immortalata dalle magnifiche xilografie illustrative, considerato da secoli "il libro più bello del mondo" (godibile grazie alla impagabile Adelphi in formato economico).


Non parliamo solo dell'esterno o dell'aspetto meramente grafico del libro.
Manuzio, da grande umanista erede dell'equilibrio formale dell'età classica, portò ordine ed armonia anche nella stesura dei testi, stabilendo le regole d'interpunzione che tuttora correntemente (e più o meno correttamente) usiamo.
Con "l'invenzione", o meglio la riforma, della punteggiatura, Manuzio portò logica e ritmo nella scrittura e, dunque, nella fluidità stessa del ragionamento umano.
Tutto questo, senza citare quella che è oggettivamente l'invenzione editoriale più ingegnosa e duratura del Nostro: il libro "tascabile".
Manuzio fu il primo ad ideare libri in formato piccolo, che potessero essere dunque facilmente trasportabili in viaggio o durante la giornata in vari luoghi.
Perfetta coincidenza tra teoria e pratica: in un oggetto, a cui nessuno prima di allora aveva pensato, l'applicazione dell'ideale umanistico della diffusione della conoscenza.
Ogni volta che state leggendo un romanzo avvincente sulla metropolitana, o un saggio interessante mentre aspettate la fila alla posta, o che state preparando un esame studiando su un treno, ora sapete chi ringraziare.
Una mente, quindi, non solo dotatissima tecnicamente, ma dall'enorme impatto visionario, degna di figurare accanto ai grandi geni dell'Umanesimo neoplatonico che hanno reso il nostro paese un convivio di anime celesti, dall'immenso Leonardo Da Vinci al mai troppo lodato Marsilio Ficino, fino al modello d'ogni ricercatore moderno di conoscenza, Pico della Mirandola.

In occasione dell'anno manuziano, a cinquecento anni dalla scomparsa del pioniere dell'editoria moderna avvenuta il 6 Febbraio 1515 (celebrata alcuni mesi dopo da una splendida mostra alle Gallerie dell'Accademia di Venezia), Tunué ha pubblicato per l'appunto Aldo Manuzio, un fumetto che racconta per sommi capi la vita e le invenzioni del figlio più celebre di Bassiano.
Gli autori, lo sceneggiatore e disegnatore Andrea Aprile (Marthè, le mie ombre) e il camerunense Gaspard Njock (docente universitario a La Sapienza in qualità di collaboratore a corsi sul Fumetto),  hanno dato vita ad un omaggio sincero, documentato, gradevole.
Dobbiamo confessare che abbiamo giudicato alcune scelte un po' didascaliche e che, a nostro modesto giudizio, probabilmente l'intento celebrativo abbia un po' condizionato l'ispirazione, considerato che la statura culturale del personaggio e l'epoca straordinaria che visse (pensiamo solo che tra i membri dell'Accademia Aldina che Manuzio fondò compare Erasmo da Rotterdam!) avrebbero potuto forse consentire un piglio diverso, più avventuroso, quanto meno dal punto di vista della vertigine intellettuale.

Pico della Mirandola ritratto da Botticelli in un dettaglio de L'Adorazione dei Magi
D'altro canto, non capita tutti i giorni di leggere un fumetto in cui appare uno dei nostri modelli irraggiungibili di ricerca, vale a dire il già citato Giovanni Pico della Mirandola, amico di gioventù e grande sostenitore di tutta la carriera di Manuzio.
Apprezzabile, per il rigore ben sposato alle esigenze stringenti della volgarizzazione, il profilo biografico posto in appendice, a cura di Antonio Polselli.
Al di là dei limiti strettamente fumettistici dell'opera, ben vengano queste iniziative editoriali che consentono di accostare con maggior confidenza figure cruciali come quelle di Manuzio, spesso ostaggio della ieraticità scostante della cultura "alta".
Una figura la cui inestimabile importanza e urgente attualità sono ben riassunte nella celebre citazione posta in quarta di copertina: "Se si maneggiassero di più i libri che le armi, non si vedrebbero tante stragi, tanti misfatti e tante brutture".

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