lunedì 11 agosto 2014

Incontro con Bastien Vivès - su FUMETTOLOGICA



Chi, animato da pregiudizi malevoli, incontrasse durante una sessione di firme Bastien Vivès, l'autore francese di successo, con i lunghi capelli leggerissimamente mossi e gli occhiali da nerd, divenuti improvvisamente di moda, a velare lo sguardo sornione del suo volto da efebo, avrebbe facile gioco nell'additarlo come un ritratto della proverbiale spocchia francese.
Ma, come la sapienza d'ogni tempo e luogo avverte ciclicamente, la realtà non è mai ciò che appare.
Bastien è un ragazzo gentile, molto disponibile e, per quanto giustamente confidente nei suoi mezzi, a suo modo anche umile.


Lo incontro allo stand della Bao Publishing durante il Comicon di Napoli, dribblando la calca di ammiratori strenuamente disposti in fila, avidi di un disegno con dedica dall'ex enfant prodige del fumetto francese.
La conversazione scivola scorrevole riguardo le diverse pubblicazioni che sta presentando (Last Man e La Grande Odalisca), mi risponde nel suo italiano abbastanza corretto, vivacizzato da alcune buffe variazioni fonetiche, prevedibili da un madrelingua francese ma comunque dilettevoli.


Per chi non lo conoscesse, stiamo parlando di uno dei giovani fumettisti più seguiti in Europa.
Vivès è un campione del fumetto sentimentale e d'intrattenimento.
Il suo recente volume La Grande Odalisca è un pregevole esempio di narrazione d'azione, sapientemente disseminata di colpi di scena ed elementi pruriginosi.
Un fumetto pronto per divenire un blockbuster al cinema.
 Il peculiare talento di Vivès giace molto nell'allestimento registico della scena, è in grado di raccontare una situazione acrobatica in una rapida successione di mutamenti improvvisi, in sequenze brevi ed efficaci.
La gestione dei tempi narrativi è, spesso, da barone del racconto a fumetti.


Nulla più, però, verrebbe da dire al pedante ermeneuta nella mia mente.
Per un lettore avido di stimoli intellettuali come un eroinomane in astinenza senza metadone, quale il sottoscritto è condannato ad essere, è uno spreco indecoroso che un autore del genere si limiti a raccontare di adolescenti innamorati, parodie di genere o versioni parigine delle Charlie's Angels.
Quando, non senza una chiara volontà di pungolarlo, gli chiedo se un giorno metterà  il suo evidente talento a disposizione di storie più profonde, mi guarda, sorride, non si adonta per nulla, al contrario mi risponde con molto interesse, per illustrare le sue scelte stilistiche.
Tutto il contrario della spocchia, insomma.
Speriamo che la sua continua ricerca stilistica possa portarlo a collaborare (come già fa) anche con altri autori, in grado di fornire sostanza diversa alla sua ispirazione.
La nostra è fervente invocazione.

L'intervista completa la trovate QUI
Buona Lettura!


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