lunedì 3 marzo 2014

Conversazione con Bruno Bozzetto su FUMETTOLOGICA!







Ringrazierò sempre mio padre per aver alimentato la mia fertile, vorace immaginazione infantile attraverso l'incontro precoce con alcune figure che avrebbero ispirato la mia ricerca intellettuale.
Le poche occasioni in cui sospendeva il suo giudizio sprezzante sul mondo circostante, per invitarmi a porre l'attenzione sui pochi artisti che considerava degni della sua attenzione, sono rimaste come epifanie sconvolgenti della mia formazione.



Ricorderò sempre la prima volta che vidi Dylan, l'icona della poesia e della ribellione artistica: avvolto in un fascinoso turbante mediorientale, la barba da profeta, la voce ispirata e sofferta, circondato da una banda di talentuosi girovaghi, i testi che scorrevano in stampatello sul filmato del concerto di "Hard Rain", mandato a orari improbabili all'interno della benedetta trasmissione "Schegge"



Stessa trasmissione che mi folgorò con l'improvvisa irruzione sullo schermo di una visione che mi avrebbe segnato per sempre, la quintessenza del genio: una cascata di intelligenza beffarda, un delirio di comicità lunare, traboccante di una poesia straniante e al contempo familiare, come se quella voce sgorgasse dalla mia stessa interiorità.
Era fatta. Avevo visto un frammento del "Pinocchio" di Carmelo Bene. A 9 anni.



La terza agnizione (perché  riconoscevo in quella bellezza tutti elementi che sentivo mi appartenevano inconsciamente) fu l'esplosione grottesca e imprevedibile di figure folli e deformi, come rigettate dal calderone di una fantasia inesauribile, un'esplosione creativa che esplorava tutte le gamme del grottesco e del provocatorio.
Un crescendo letteralmente rossiniano di gag, colpi di scena, parodie, sberleffi che culminava in una cupa profezia apocalittica.
Avevo visto "Opera", di Bruno Bozzetto e Guido Manuli.

Il paradigma del genio era ormai strutturato, nei suoi tre aspetti: poesia, ricerca filosofica, ironia geniale.
Il finale in cui sulle note commoventi della "Madame Butterfly",  "Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo dal confine del mare", appare la Statua della Libertà con la maschera antigas in un futuro, nemmen tanto, distopico di apocalisse ecologica, rimarrà per sempre per me la sintesi perfetta di intelligenza, denuncia civile e visionarietà artistica.



Bruno Bozzetto, negli anni '60 (50 anni fa, ricordiamo) è stato il grande pioniere dell'animazione in Italia, un mostro sacro del Novecento.
Ma, francamente, non è per questo che l'adoro.
Le opere di Bozzetto sono state per me la sintesi micidiale della migliore sensibilità critica  di quell'epoca, stemperata dal dono di un umorismo innocente e saggio.
Nelle sue opere era acuto come Ennio Flaiano, ma  disegnava con la libertà di Terry Gilliam.
Quello che Pasolini denunciava con tragica urgenza (l'omologazione culturale, la Nuova Preistoria del consumismo imperante, la mutazione antropologica), Bozzetto lo mostrava col sorriso di chi osserva la realtà con distacco ironico e ne amplifica le potenzialità grottesche.
"Cavallette" per me è la più grande espressione di quello che superficialmente viene definito pessimismo filosofico.


Sembra scritto a quattro mani da Pascal e Schopenhauer.
Se Leopardi fosse stato felice lo avrebbe ideato lui.


Per una serie di divertenti coincidenze, ho avuto il grande piacere di conversare con lui e poter pubblicare la nostra chiacchierata nel giorno del suo compleanno.
E' un sogno poter parlare delle opere che ti hanno fatto riflettere fin da bambino con il loro autore.
Ed è una splendida soddisfazione scoprire che le tue strane teorie tutto sommato avevano un senso.
Tanto per farvi capire, quando quella creatura di nettare e ambrosia che appare sotto le spoglie illusorie di mia moglie decise di trasferirsi in Italia dall'Australia, la prima cosa che gli feci vedere fu "Italia e Europa" del Nostro.



E' una enorme lezione vedere come una leggenda vivente del suo campo, omaggiato dai mostri sacri del suo tempo (come vedrete nell'intervista) come un riferimento, sia una persona così gentile, disponibile, autenticamente umile, pur nella consapevolezza della sua importanza.
Solo l'equilibrio interiore riesce a schiudere le porte della visione profetica.
Che spesso è solo pura intelligenza applicata senza condizionamenti al presente.

L'intervista la trovate QUI

Buona Lettura!

P.S.
ringraziamo come sempre LRNZ che ci ha aperto l'Archivio Ceccotti e ci ha dato preziosissimi consigli per l'intervista!.

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