lunedì 3 giugno 2013

NIETZSCHE vs Sasha Grey - del perché il Superuomo disprezzerebbe le donne oggetto EPISODE I

Ritratto di Nietzsche realizzato da LRNZ che riassume efficacemente il mio punto di vista



Questo articolo prende spunto da un disegno di Roberto Recchioni che raffigura Sasha Grey con la maglietta delle BR mentre proferisce una citazione, peraltro splendida, di Friedrich Nietzsche.



 Ora credo che i miei manzoniani venticinque lettori (tra cui sia annoverano ricercatori filosofici, irriducibili goliardi ed enciclopedie viventi di cultura pop) conoscano benissimo almeno due su tre dei personaggi citati.*

Il disegno di Roberto è chiaramente un gioco provocatorio, in cui vengono accostati il grande filosofo, il movimento brigatista e la giovane ex-pornodiva come tre icone pop.
Recchioni aveva già utilizzato Nietzsche in questo senso nella tavola, per me, più divertente del suo "Asso", in cui il protagonista evocava l'ispirazione dei suoi maestri (il filosofo per intenderci figurava accanto, tra gli altri, a Darth Vader).
Roberto, che, come anche il suo peggior nemico deve ammettere, è persona colta e intelligente, è stato il primo a svelare il giochetto, dichiarando esplicitamente la stoltezza di chi avesse potuto prendere sul serio una cosa del genere.
  


Dunque, sgombriamo subito il campo da sciocchi equivoci: non è assolutamente una polemica con Roberto, figuriamoci. Non ho tempo (e lui sicuramente meno di me) per simili vani passatempi. Ne abbiamo parlato di persona della nostra differente visione sul porno, anche pubblicamente (in occasione della presentazione degli "Scarabocchi" di maicol&mirco al Forte Fanfulla alcuni mesi fa), e ho ritenuto opportuno scriverci un articolo perché si tratta di un argomento, credo, che può ispirare una discussione stimolante e originale, non solo per noi due.


Roberto Recchioni visto da LRNZ

Si tratta di un invito all'approfondimento su un tema di pubblico interesse, che investe in maniera cruciale, al di là dei punti di vista, la cultura contemporanea.
Un confronto sereno e maturo fondato sul rispetto reciproco.
Dico questo non solo pensando a Roberto, ma in generale per qualsiasi discussione che ho intrapreso o intraprenderò. Fedele in questo ai sublimi detti dell'Imperatore buddhista Ashoka, che stabilivano le regole delle dispute dialettiche, per prima cosa "onorando debitamente e in ogni occasione" gli avversari (come dice Roberto Calasso "nel lungo corteo di potenti, occidentali e orientali, che scandiscono la storia, nessuno è stato capace di parole simili").
Vorrei prendere come modello (ripeto modello, esempio, ispirazione: non sono cosi egoico da pormi a quei livelli) questo confronto tra Indro Montanelli e Giorgio Bocca. Due intellettuali, com'è notorio, dalla visione diametralmente opposta, eppure guardate QUI con quanto garbo, quanto rispetto, quanta eleganza discutono, addirittura infastiditi dai tentativi di Arbasino di incensarli enfaticamente e vivacizzare polemicamente il dibattito per creare l'evento mediatico.

Iniziamo, dunque.
La mia visione della  pornografia credo sia antitetica a quella di Roberto, che manifesta da sempre un interesse quasi ossessivo per la materia, non certo dettato da pulsioni onanistiche, ma, verrebbe da dire, da una fascinazione concettuale.

Per me la pornografia uccide il desiderio, la spontaneità, l'incanto che sono la bellezza e la magia di Eros. 
 La vitalità esuberante della passione erotica è depressa nella ripetizione meccanica di atti prevedibili, l'oceano dell'immaginazione sensuale ridotto ad un morto catalogo di etichette delle più varie perversioni.
 La maestà dei corpi, soprattutto femminili, è umiliata a farsi macchina di carne animale per il piacere bruto: esseri umani, spesso di rara bellezza, tramutati in stampelle grottesche per impotenti.
Non a caso Kafka, profeta assoluto del Nulla contemporaneo, ne era affascinato.
Fu lui a porre l'epitaffio definitivo sull'era moderna, in cui "non esiste più il mistero, solo istruzioni per l'uso".

Chiarisco, il mio non è un discorso moralistico. 
Parafrasando ciò che scrissi nell'articolo d'esordio di questo blog (lo trovate QUI) : è una questione estetica, prima che morale. O meglio, una questione estetica, dunque morale. La pornografia non mi scandalizza. Mi annoia. Come riassunse il grande Flaiano, in una frase che sembra rispondere all'aforisma kafkiano: "la pornografia è noiosa, perché fa pettegolezzi su un mistero".

 E fin qui, uno potrebbe semplicemente dire: non ti piace?! Ignorala, chi vuole la consuma come un pacchetto di patatine, problemi suoi.
E, infatti, non mi sarei mai sognato di scrivere qualcosa a riguardo.

Arriviamo però al punto: su "XL" di Maggio compariva un'intervista proprio di Recchioni, con Mauro Uzzeo, alla signorina Grey. La particolarità che rendeva l'intervista interessante è che i due l'hanno resa protagonista di un albo del loro fumetto John Doe. Inoltre, va senza dubbio riconosciuto a Roberto il fiuto del talent-scout: sono anni che sul suo blog preconizzava il successo, o meglio l'unicità dirompente della pornoattrice,  ben prima che diventasse un simbolo popolare di trasgressione.
A livello umano sono  contento per Roberto e Mauro: deve essere una ficata assurda incontrare dal vivo un personaggio (al di là del giudizio su di esso) che hai rappresentato in un fumetto; mi ha fatto pensare per la circostanza, mutatis mutandi, all'incontro dei due miti Liberatore e Franxerox Zappa, uno che probabilmente avrebbe trovato interessanti le performance della Grey....

Sulla copertina l'intervista è lanciata cosi: "La pornorivoluzionaria e la rockstar del fumetto". Ok, Roberto ama definirsi cosi, è ormai il suo biglietto da visita. Ciò che ha provocato un terremoto nel mio sistema nervoso simpatico, specificamente quello di destra, è stata la definizione di "rivoluzionaria" applicata alla Grey. Per carità, slogan efficacissimo, non è certo la prima volta che li si appella così, del resto, oppure "pornodiva esistenzialista"...ma c'è di peggio. C'è di che simpatizzare con le sette che evocano l'Apocalisse.
La sed non satiata vorax fellatrix cita Nietzsche. Si, avete capito bene: Friedrich Wilhelm Nietzsche, nato il 15 ottobre 1844 a Rocken. Non un omonimo, lui.

Molto bene. 

Quando per la.prima volta lessi il nome della accanto alle parole "esistenzialista" e "femminista", soltanto la.mia irriducibile certezza (non fede) junghiana in una forma di Intelligenza e Giustizia superiore mi ha impedito di comporre subito un madrigale di bestemmie per coro sardo e violoncello.




Concordo con Roberto nel dire che il problema non è tanto che la Grey citi Nietzsche e Dostoevskij (con, aggiungo io, l'aberrante superficialità culturale americana), come fanno tutte le sue coetanee americane finte hipster o aspiranti tali. I social network traboccano di adolescenti che riempiono le loro bacheche di citazioni, senza alcuna soluzione di continuità, di Saffo, Kafavis e Fabio Volo.
Questo discorso ci porterebbe troppo lontano e aprirebbe una serie di considerazioni ulteriori, quali la rivalutazione, in determinati casi, della pena di morte come opzione educativa.
Concordo con Roberto, dicevo, nel dire che il problema  vero è che quando Sasha Grey cita Nietzsche c'è chi la prende sul serio.

La cosa per me è gravissima.

Sarebbe troppo facile, da cultore della sapienza yogica, far cadere la mannaia moralista su quel vorace aspiratutto frangettato che e' la testolina hipster della Grey: per me il corpo umano e' un Tempio, sede di energie sacre, e lei ha trasformato fieramente il proprio in una pubblica latrina. Ma non sono un moralista. Per me è in primo luogo sacra la libertà dell'individuo. Per cui nel rispetto del libero arbitrio d'ognuno, chioserei in lingua d'oc: machemenefregaame de quello che fa Sasha Grey. L'espansiva signorina per me avrebbe potuto continuare a dare spettacolo globale dei propri indiscussi talenti (mentre ha smesso all'apice, con furbissimo tempismo commerciale) : tramutarsi in una spremitrice umana multiuso, certificare la provenienza D.O.P. di creme facciali biologiche, imporsi come infaticabile sommellier d'umori altrui, stracciare record su record in particolarissime sfide di apnea. Come si suol dire, contenta lei (e legioni innumeri di onanisti)...

Però se si menziona a sproposito una delle anime più vertiginose della storia umana per giustificare la propria prostituzione asservita al business, beh, non posso che evocare a mani giunte Cthulhu. Qualora quest'ultimo fosse già impegnato nel portare dolore altrove, lancerei io senza alcun rimorso la maledizione Avada Kedavra contro chi appellasse la Grey come esistenzialista, per poi gettarlo prima della incombente morte a calci nel Pozzo di Sarlacc. Cosi, tanto per invitarlo alla riflessione.

Perché, attenzione, io non sono un moralista. Ma Nietzsche si.
Ebbene si, per i meno informati, rivelo questo sconvolgente arcano. Nietzsche è il supremo moralista. 
Un pensatore che vuole rifondare la morale, che profetizza una nuova umanità,  proponendo una "trasvalutazione di tutti i valori", non l'abolizione di essi, si pone logicamente sul podio più alto della filosofia morale (vi ritorneremo approfonditamente nella seconda parte di quest'articolo).
Liberarsi dalla morale, come la intendiamo, richiede il più alto rigore morale, nel senso più puro, che si possa immaginare. E quindi sfuggire alle facilissime, e artificiali, contrapposizioni "buono/cattivo", "morale/immorale". Nietzsche era un filosofo davvero capace, per citare una delle sue più celebri affermazioni, di contemplare l'abisso. Non è mica quel cialtrone di Crowley, che ci ha lasciato in eredità il falsissimo mantra "Fà ciò che vuoi", epitaffio del fallimento della rivoluzione sessuale. Da questa falsa libertà è scaturita una generazione di erotomani tristi, smarriti nel labirinto di una promiscuità insensata e destinata ad esaurirsi nella nevrosi.
 Essere, come Nietzsche auspicava "Al di là del Bene e del Male", non vuol dire solo aver superato il perbenismo, il buonismo,  il politicamente corretto, il moralismo etc...significa, letteralmente, porsi anche al di là del conformismo, uguale e contrario (quindi logicamente equivalente), che domina la cosiddetta "controcultura", i luoghi comuni fittizi di tutto ciò che è ribelle, "alternativo". Quindi, significa non cedere alle seducenti sirene "rivoluzionarie" il cui canto mi era personalmente venuto a noia già in Quarto Ginnasio: il fascino del "cattivo", la seduzione del Male, dunque la giustificazione intellettuale della pornografia, del satanismo d'accatto, della blasfemia facile facile, del politicamente scorretto a tutti i costi. E' evidente da almeno vent'anni che il mainstream più banale e redditizio si nutre sistematicamente di questi elementi.
Ma davvero vi sentite ribelli a postare foto oscene, a scrivere bestemmie, a dire le parolacce? Credete davvero di scandalizzare qualcuno? Sono manifestazioni di ribellione degne di chierichetti frustrati.

E poi, tornando alla Grey, perdonate la mia semplicità, la mia mancanza di sofisticazione intellettuale, la mia brutale incapacità di leggere significati ulteriori ...mi spiegate cosa c'è di rivoluzionario nel farsi oggetto delle peggiori umiliazioni sessuali? Mi spiegate cosa c'è di femminista nell'inscenare il proprio stupro, sottoponendosi alle più violente perversioni? Mi spiegate cosa c'è di super-omistico  nell'usare pubblicamente la propria lingua come un WC Net?

In un'epoca in cui il sesso è usato ovunque, ossessivamente, quasi esclusivamente dai media (dalla pubblicità ai video musicali, dal cinema alla politica) come "arma di distrazione di massa", in cui tutto è sdoganato, uncensored, a portata di clic, culturalmente accettato...un mondo in cui Rocco Siffredi e Cicciolina parlano dal pulpito in Chiesa per celebrare le virtù di Riccardo Schicchi!!!! 
Ebbene, in quest'epoca non c'è nulla di più banale, conformista, allineato, mainstream, servo del regime che lo "scandalo" sessuale.

Posso capire che il "porno" come concetto, come confine concettuale, possa essere fonte di interesse intellettuale. Il vertice, in questo come in molti altri casi, lo ha raggiunto il genio (per anni misconosciuto, ora anch'egli divenuto una sorta di santino per finti decadenti) di Carmelo Bene. 
Ben note, per chi lo studia da più di vent'anni, le sue dissertazioni sulla distinzione fra Eros e Porno, QUI e QUI : sintetizzando, per Bene l'Eros è un plagio reciproco fra soggetto che desidera e oggetto contemplato, dunque siamo sempre nel teatrino dell'io; il Porno, invece, si instaura alla morte del desiderio, in un regno di assoluto abbandono e fusione inorganica immemore di sé. Bene accosta questo stato all'estasi dei mistici, quali Teresa d'Avila o S.Juan de la Cruz, da lui schopenhauerianamente agognata come momento supremo per liberarsi del pensiero.
Qui, a mio modesto giudizio, il Sommo è caduto in una trappola che, al di là della vertigine intellettuale che profila, aveva già imbrigliato menti eccelse, quali Elèmire Zolla o Guido Ceronetti: il maledetto equivoco tantrico. E' la reazione elastica, di matrice freudiana, alla innaturale repressione sessuale di marca paolina (ne abbiamo trattato diffusamente QUI) : ma è un errore altrettanto grave e fuorviante.
Il porno è il contrario dell'estasi mistica:  un conto è l'abbassamento nell'incoscienza animale, nell'indifferenziato inorganico, un conto è l'elevazione al di là dei limiti della mente, il dissolvimento dell'ego nel silenzio estatico. Vicoli ciechi, per quanto meravigliosamente decorati, del pensiero.

Tutto il porno, nella sua vorace vanità, è stato liquidato da Kubrick in una celeberrima scena di "Arancia Meccanica"

film davvero sadiano (ma con una forma estetica e una profondità di riflessione che il Marchese non si sarebbe sognato nemmeno sotto LSD) non solo nel mostrare il crudele compiacimento psicologico, l'inebriante esaltazione estetica della violenza, ma ancor di più nella gelida esposizione del rapporto Potere/individuo. La dinamica pasoliniana del Potere che violenta e fagocita qualsiasi elemento sociale, anche la ribellione, è qui resa magistralmente in una sorta di versione satanica della dialettica hegeliana. L'immoralità assoluta (Alex non solo è stupratore ma traditore e torturatore di chi si fidava e voleva fargli del bene, Dante lo avrebbe conficcato nelle fauci di Lucifero) è schiacciata e umiliata dalla violenza più grande, ipocrita, verniciata di "bene", del Sistema, che poi la riassorbe e assume come propria cellula, come proprio "agente" nel finale. Assolutamente geniale l'immagine di Alex che viene imboccato meccanicamente dal subdolo Ministro degli Interni, da sempre perfettamente consapevole delle sue malefatte. 
Millenni luce prima di Haneke e i suoi ignominiosi giochetti psicologici.

Ma, ovviamente, il riferimento ineludibile è "Salò- le 10 giornate di Sodoma", il testamento letteralmente infernale di Pier Paolo Pasolini. Anche di questo, ne abbiamo parlato in precedenza, sempre trattando degli "Scarabocchi di maicol&mirco", QUI e QUI.


Ora, Sasha Grey si sottopone a tutte le forme di violenza e sottomissione sessuale mostrate nell'ultimo film di Pasolini. C'è solo una differenza tra lei e le innocenti vittime del sadismo fascista (metafora del popolo tutto): lei è consenziente e contenta. Lucra sulla propria umiliazione. Quindi, nell'apparente scandalo, nella superficiale rottura delle regole, incarna la più totale sconfitta della rivoluzione, l'assoluta resa al sistema.  La materializzazione di tutti gli incubi profetici Pasolini: accettare la mercificazione del proprio corpo, farne osceno spettacolo, farlo per profitto, illudendosi pure di essere libera e "rivoluzionaria". La Grey, che si dichiara, e magari si crede pure, libera, e fa di questa sua supposta libertà il proprio punto filosofico (insiste nelle interviste che lei lo ha fatto in pieno controllo, per lei era mero profitto), in realtà abdica all'unica vera forma di libero arbitrio e di dignità, che nessuna tortura o umiliazione ci può levare: dire di no dentro di noi al Male, sia esso inteso moralmente o politicamente.
La dignità delle vittime pasoliniane che, prima di morire, fanno il pugno chiuso dichiarando il loro amore di fronte ai loro aguzzini, o di Justine, QUI resa magnificamente da quell'oscuro genio di Bunuel nel suo capolavoro "La Via Lattea".
La libertà ultima, irriducibile, celebrata, in una pagina degna di Camus, da Gregory David Roberts nell'incipit del suo imperdibile, straordinario romanzo autobiografico "Shantaram": "Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino, e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Tra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscì a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto.
Ma quando non hai altro (…) una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita".

Nella seconda parte di questo articolo, affronteremo il rapporto tra Porno ed Eversione, prendendo sempre spunto da un articolo di Roberto a riguardo, alla luce delle riflessioni pasoliniane, analoghe nelle analisi ma non nelle conclusioni, e di alcuni aspetti del pensiero nietzscheano.





* Per scrupolo, una brevissima sintesi (comunque, c'è Google):

-  Friedrich NietzscheTra i massimi e più controversi filosofi di ogni tempo. Impossibile sintetizzare la complessità del suo pensiero, indichiamo tra i suoi temi celebri: la "morte di Dio", la "trasvalutazione di tutti i valori", l'avvento del "Superuomo", libero dai condizionamenti morali dei millenni precedenti, il mito de "l'eterno ritorno" dell'uguale.

- Sasha Grey: è un attrice ed ex-attrice porno atatunitense.Nei suoi film si è specializzata in ruoli fortemente sottomessi e umilianti. Circa la sua attività come attrice pornografica disse: 
« Non sono una vittima solo perché ho scelto la strada del porno. Nessuno ha mai abusato di me e non ho mai preso droghe.... Sono sempre stata consenziente su tutto quello che ho fatto. Sono una donna che crede fortemente nelle sue scelte. Non penso affatto che tutte le donne debbano fare porno e fottere come conigli. Per me è un affare. Punto. »
 (da Wikipedia)

- Roberto Recchioni: fumettista, disegnatore, sceneggiatore di punta della Bonelli, attuale curatore di "Dylan Dog", autoproclamatosi "rockstar del fumetto", è uno dei blogger più seguiti a livello nazionale, anche al di là del mondo fumettistico.







2 commenti:

  1. Bel malloppone, coerente e strafarcito di riferimenti che andrebbero analizzati in anni e anni di studi del comportamento umano (ne conoscevo il 60%, gli altri me li vedo con calma). Forse però ti scaldi troppo nelle analisi delle singole affermazioni. E' vero: Mainstream è sinonimo di Lota, Lota è una parola che proviene dal mio dialetto, sta a significare fango, ma è possibile utilizzarla come dispregiativo in un qualsiasi contesto (la bellezza delle parole dialettali è la loro versatilità, poche parole in grado di sintetizzare i discorsi di un sacco di studiosi o filosofi o chicchessia). Recchioni io lo seguo poco e niente, so che è uno in gamba in quello che fa, ma quello che fa non mi interessa poi tanto. La prima vignetta altro non è che un antitesi, una contraddizione secondo me, data in pasto a lettori che la interpreteranno nel loro personale modo (come hai fatto tu tra l'altro): c'è chi si farà una risata, chi dirà "Genio" (la parola che più di tutte ha perso ogni valore nel ventunesimo secolo), chi si scaglierà per fare dei flames su discussioni in giro per la rete. Io non andrò nemmeno a controllare perché sinceramente ho altro da fare che vedere le mille interpretazioni e distorsioni di un disegno con una citazione. Il Mainstream è anche questo, un riciclo di citazioni e riferimenti, a volte intelligenti, ma spesso banali superficiali e che non danno spunti di ricerca per l'informazione (cosa che invece tu fai e per quanto sia interessantissimo, leggere questo post e commentarlo mi ha fatto perdere un'ora che non riavrò mai più, ma è stata una mia scelta perché io posso permettermelo di farlo, altri invece no, o non adesso). Il recchioni te lo avrebbe dovuto rilinkare il tuo articolo se gli interessava una tua metodica interpretazione, spero lo abbia fatto. Sarebbe un buon modo di contraccambiare un'articolo così ben curato.

    Vabbè, leggiamo anche la seconda parte appena esce, io nel frattempo torno a scaricarmi i porni, consigliandoti, per uno studio in merito le produzioni Royality Kings come Money Talks (ovvero la merceficazione voluta della donna).

    (Franxerox Zappa mi piace come nome… sapevo anche io della passione di Zappa per quel fumettazzo che è ranxerox.)

    RispondiElimina
  2. Grazie Andrea per il tuo commento e l'apprezzamento espresso.
    In ordine: è vero, mi scaldo perché per me è grave nella costruzione di un personaggio mainstream (al di là del porno) utilizzare la figura di un filosofo che ha dedicato la sua vita all'emancipazione dell'umanità, deformandone completamente il messaggio. E' la mercificazione definitiva, non solo dei corpi ma anche delle idee più alte e libere.
    Postmoderno (come disse una volta proprio Roberto mi pare) vuol dire affrontare argomenti pop con la profondità con cui si affrontano argomenti seri, non affrontare argomenti seri con la superficialità con cui etc...
    Hai colto il punto: l'ora che hai "perso" in realtà l'hai guadagnata, per carità non per il valore del mio articolo, ma per la riflessione critica su temi comunque cruciali della nostra epoca. E' proprio quello che il cosiddetto "Sistema" (politico, culturale, di valori...) attuale vuole e ottiene: stritolarci negli impegni quotidiani, inducendoci nel poco tempo libero solo a una indiscriminata voglia di spensieratezza, facendoci abbassare la guardia critica, e quindi propinandoci qualsiasi "Lota" da trangugiare giù (concordo su la ricchezza semantica dei vernacoli).
    Roberto, che è senz'altro persona in gamba, credo stia aspettando la seconda parte del discorso per eventuali condivisioni e/o commenti.
    Frankerox è un gioco di parole che improvvisò credo Zappa modificando con un pennarello il titolo del fumetto donatogli da Liberatore e Tamburini nel citato incontro, credo in un bar di Via Veneto.
    E' cosi: ci vorrebbbero anni e anni, ma secondo me ne vale la pena;) Grazie a presto

    RispondiElimina