lunedì 2 maggio 2016

Michele Sganga - Animale Musicale #LaVinadiSaraswati


Sul nobile esempio di Isaac Newton al cospetto della verità, di fronte all'oceano insondabile della musica classica ci ritroviamo come "un bambino che gioca sulla spiaggia ...divertito a trovare ogni tanto una conchiglia o un sasso più bello del solito".
Eppure, con la fortuna del principiante, può capitare anche a noi profani di trovare per caso, nel nostro inconsapevole gioco, delle perle scintillanti.
Tale è l'esempio di Animale Musicale- Biodiversità al pianoforte, percorso antologico di vette pianistiche, ideato ed interpretato da Michele Sganga ((edito da Sonicview/Officine della Musica di cui l'autore è co-fondatore)
Come egli stesso spiega nelle dotte note di copertina: "Più che un bestiario musicale, più che un semplice viaggio attraverso rinomate e feconde antinomie", l'antologia fronteggia e mette a nudo "contrapposizioni talvolta solo apparenti", "circoli viziosi" che "sin dalle origini della storia occidentale vanno aprendosi e chiudendosi a intermittenza".
Ecco dunque la metafora dell'armoniosa diversità biologica nel mondo animale come garbata risposta ai pregiudizi ignoranti di chi spesso scomoda la Natura a sproposito.
Del resto, non c'è altro modo di far tacere l'ignoranza se non sommergerla di Bellezza.


Questo è ciò che fa Sganga, non solo prodigandosi in un ragguardevole tour de force pianistico, viaggiando con notevole disinvoltura tra diversi epoche e stili, riuscendo a mantenere una coesione armonica, sia a livello concettuale, che all'ascolto, suadente anche per l'ultimo dei digiuni di classica.
I brani sono scelti con raffinata cura, non solo per le affini ispirazioni "animalesche", ma per la loro dissonante coralità stilistica, attraversata da sottili rimandi interni, in un'unione sospesa su un diffuso senso di leggerezza liberatoria.
Si aprono le danze con la prima delle dieci Histoires di Jacques Ibert, La meneuse de tortues d'or (1922), tra le più adorabili composizioni del maestro francese costretto dal nazismo all'esilio in Svizzera, noto ai cinefili per la colonna sonora del Macbeth di Orson Welles.
Il secondo brano, quasi obbligatorio in un'antologia di composizioni ispirate al mondo animale, è l'Oiseau tratto da Il de feu di Olivier Messiaen, il compositore ornitologo (anzi nelle sue parole "più ornitologo che compositore"), anch'egli legato drammaticamente al nazismo: celebre l'episodio, dalla bellezza accecante, che lo vede eseguire nel campo di lavoro di Gorlitz il Quatour pour la fin du temps davanti a quattrocento prigionieri e guardie, col benestare del responsabile del campo, musicofilo, che rimediò gli strumenti per l'esecuzione (la storia ispirerà la canzone Il Finale dei Baustelle, come rivelatoci dall'autore Cristiano Bianconi in QUESTA intervista)


Si prosegue con un balzo indietro di quasi cento anni, due estratti dal Waldszenen op.82 del grande Schumann, le scene forestali dalle quali Sganga estrae "l'uccello profeta" e "i fiori solitari".
Dopo esser tornato alle Histoires di Ibert ("L'asino bianco") si approda, pur brevemente, alle grandi visioni di Musorgskij dei Quadri di un'esposizione, il capolavoro postumo che impressionò Ravel al punto di indurlo a una memorabile orchestrazione: l'esecutore sceglie il brevissimo, ma indimenticabile, Balletto dei pulcini nei loro gusci, difficilissimo da eseguire (acciaccature in ogni battuta e cambi di tonalità in poco più di di un minuto).
Non poteva mancare, al giro di boa, il santo protettore dei virtuosi del piano, il furioso Franz Liszt, stavolta in un brano ispirato alla mistica soave di Francesco d'Assisi, nel suo momento di massima iconicità panica, La predicazione agli uccelli tratto da Légendes.
L'ottavo brano è il celebre Il Volo del Calabrone di Rimskij-Korsakov, terzo episodio de La Favola dello Zar Saltan, in cui appunto il protagonista è trasformato nell'insetto del titolo, un pezzo per alcuni aspetti più semplice rispetto ad altri del disco, ma che per questo merita una forte personalità interpretativa volta a rendere tutto l'umorismo del gioco onomatopeico voluto dall'autore, soprattutto nella trascrizione per piano di Rachmaninov, meno spettacolare di quella di Cziffra.
Si procede verso il finale attraverso la seconda serie delle Images di Claude Debussy, tra i brani più suggestivi del compositore, in grado di evocare volta per volta il suono delle campane attraverso le foglie, la discesa della luna su un tempio antico e il guizzo incontrollabile dei pesci rossi.
Il gran finale è affidato al genio di Skrjabin, ovviamente alla Sonata "degli insetti" op.70, così ribattezzata per le righe di commento lasciate dall'autore nello spartito, in cui emerge un afflato non lontano da quello francescano celebrato da Liszt: "Gli insetti sono nati dal sole che li nutre. Sono i baci del sole, come la mia Decima Sonata, che è una Sonata d'insetti. Il mondo ci appare come una entità quando consideriamo le cose sotto questo punto di vista.".
Un viaggio musicale straordinario, condotto con profonda grazia dal talento di Sganga, in grado di schiudere le porte della conoscenza musicale ed accompagnarvi dolcemente anche chi, come il sottoscritto, da solo si smarrirebbe nei labirinti della composizione, come un bimbo abbandonato su una spiaggia.



Per chi volesse condividere con la stessa guida simili percorsi di meraviglia musicale,
Domenica 29 Maggio, presso Clandestina (Viale Filarete, 115 a Roma), si terrà il concerto BIOLOGIE, composizioni dello stesso Michele Sganga, al pianoforte, accompagnato degnamente dal soprano Nora Capozio e da Matteo de Rossi alla chitarra.
Non mancate l'appuntamento con la bellezza.

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